venerdì 25 novembre 2016

SE NE VEDONO DI TUTTI I COLORI...



















"Da bambino Leiris ha visto un quadro che rappresentava le età della vita. Se i suoi ricordi sono esatti si trattava di una versione particolare, sul retro della rilegatura di un volume illustrato edito a Epinal: ogni età era associata a un colore – giallo, grigio, verde, blu... - e portava il titolo I colori della vita. In modo particolare si ricorda del colore mezzo-mezzo, un miscuglio di numerose tinte che evocano il caos della prima infanzia dove tutto è ancora indistinto, come in un tempo mitico, e del colore caldarrosta che si riconduceva a due vecchi ubriaconi rissosi. La lezione che trae da questo ricordo impreciso è ambigua: non senza humour, ammette che è già passato attraverso un certo numero di questi colori, compreso - ben prima dei quarant'anni – quello di caldarrosta. La lezione che Leiris sembra trarre da questo ricordo incerto è che nella vita se ne vedono di tutti i colori (...)"
(Marc Augé, "Il tempo senza età", Raffaello Cortina Ed., Mi, 2014, pag. 64)


In uno dei corsi ai quali partecipo in veste di docente, una collega che stava seguendo i seminari, ha raccontato l'ennesimo aneddoto sull’incomunicabilità del colore. Nel proporre il colore ideale per una parete della propria abitazione, la cliente suggeriva “un grigio elefante”, sottolineando l’importanza che fosse davvero color elefante e non un altro grigio.
Abbiamo riso, ma l’architetto che raccontava con l’espressione del viso che lasciava intendere: “In quel momento avrei voluto sprofondare” - ha esternato la profonda frustrazione, dovuta anche al fatto che comunque in qualche modo la cliente doveva essere accontentata. 











 
La strada che stabilisce un contatto (comunicare = mettere in comune) tra professionista e committente (privato come nel caso esposto) è lunga e non sempre in discesa. Occorrono tempo, spazio, ascolto, pazienza e il colore, in un certo qual senso, pretende si debba “informare” il cliente in modo corretto anche dal punto di vista linguistico. Una sorta di “educazione” senza presunzione, utile al fine di raggiungere il risultato desiderato.
Grigi topo, elefante o balena... potrebbero essere ricondotti ai vari grigi presenti nel sistema NCS, con campionature e notazioni precise (gestibili e comunicabili anche all’applicatore). 




 









NCS 2500-N




NCS 3500-N









 
NCS 5500-N


NCS 5502-N


 

E’ possibile spiegare, magari partendo dal funzionamento del sistema stesso, che i colori sono soprattutto “percepiti” dall’essere umano, per cui è difficile comprendere di quale colore si stia parlando, se si utilizzano solo delle categorizzazioni generiche. Si crea confusione e il messaggio tra referente e ricevente non arriva in modo chiaro. Per poter parlare “la stessa lingua” servono elementi uguali dai quali partire.
Forse sarà più complicato all’inizio, ma poi – dopo qualche spiegazione – sarà anche stimolante e divertente per il cliente entrare nel mondo della percezione cromatica.

Il “verde salvia” lasciamolo al maglioncino che abbiamo deciso di acquistare. Quando abbiamo a che fare con spazi, luoghi, progetti di qualsiasi tipo e complessità (micro e macro scenari, product design, vision identity..), cerchiamo il sostegno di sistemi, mezzi e strumenti capaci di comunicare e gestire la componente cromatica in modo corretto.






martedì 13 settembre 2016

Poster "petali d'arte"


Evento Petali d'Arte – Mostra di design e fotografia -

Raccontare l'arte attraverso i linguaggi polisensoriali e percettivi del colore e della natura


arch. Cristina Polli, arch. Elisabetta Ferazza, Laura Caligiuri fotografa, Studio 37°5 architetti

SESSION POSTER alla XII CONFERENZA del COLORE - TORINO


L'evento “PETALI D'ARTE MOSTRA di DESIGN e FOTOGRAFIA”, realizzato per due anni consecutivi in Piemonte sul Lago Maggiore, indaga il rapporto tra arte, natura e colore.
E' possibile utilizzare diversi linguaggi sia per esprimere emozioni e sensazioni, che per descrivere un'opera d'arte, un'immagine, uno scenario.
In questa esperienza collettiva vengono esplorate diverse modalità di espressione, per raccontare ed interpretare una mostra fotografica, la collezione fotografica “ARBOREA” della fotografa Laura Caligiuri.
Le foto sono re-interpretate con un linguaggio naturalistico dalle composizioni floreali della designer Elisabetta Ferazza e con un linguaggio progettuale attraverso gli schemi cromatici dell'architetto Cristina Polli.
Il colore e la sua percezione, drivers comunicativi in tutto il percorso della mostra, costruiscono un ponte tra i linguaggi dell'arte fotografica e il flower design.
L'arte quindi si relaziona con la natura e con il colore come strumento di progetto. Arte, natura e colore, con il mondo percettivo.
Obiettivo principale dell'evento è sensibilizzare l'utente soprattutto non specializzato, a tematiche relative alla visione e alla percezione del colore, partendo da semplici immagini evocative della natura e allestimenti polisensoriali.
I visitatori possono così esplorare un mondo conosciuto (la natura, le immagini fotografiche) attraverso una diversa lettura, avvicinandosi con curiosità a dinamiche, metodi e strumenti progettuali.

L'OPERA D'ARTE - “Arborea” di Laura Caligiuri
Le fotografie esposte riguardano il tema dell'albero, che Laura Caligiuri con sensibilità ed attenzione ha fermato in preziosi scatti raccolti duranti i suoi viaggi. L'albero è raccontato in tutta la sua profonda essenza vitale e simbolica, con rispetto e fantasia, dando valore e significato ad ogni suo aspetto e contesto. Si susseguono immagini a colori di rami, foglie, fusti, in ambienti naturali e suggestivi.

LA COMPOSIZIONE DI FLOWER DESIGN
La lettura di Elisabetta Ferazza dell'opera d'arte diviene a sua volta espressione creativa nella composizione realizzata con fiori veri ed elementi naturali. La designer lavora sulle emozioni che ogni foto può suscitare, ricostruendo con colori, materiali, forme, la propria immagine evocativa. Si alternano così sensazioni diverse, che incorniciano gli scenari proposti dalla fotografa. In ogni composizione si può osservare l'attenzione meticolosa per il particolare, la costruzione di un insieme equilibrato e la ricerca nei materiali.
Accanto alle composizioni, in alcune aree della mostra, Elisabetta propone installazioni che completano il racconto di Arborea.

LO SCHEMA CROMATICO
Schematicamente è possibile rappresentare un'immagine fotografica, attraverso una scheda cromatica percettiva (palette colore) che raccoglie le nuances presenti nell'opera, estrapolate utilizzando il sistema di notifica NCS (Natural Colour System) e la comparazione visiva.
Il risultato è un accostamento geometrico di colori, che risulta percettivamente equilibrato e diviene esso stesso racconto, immagine, progetto.
Gli schemi di Cristina Polli ripropongono, in modo personalizzato, i colori e le quantità di colore presenti in ogni fotografia.
L'osservazione di una foto, di un quadro, come di una qualsiasi altra immagine (un oggetto, uno scenario, un paesaggio, un edificio...), può essere tradotta in uno schema cromatico, che riassume, delinea, identifica i colori presenti nell'opera.
Le diverse tinte, i vari colori, sono stati estrapolati manualmente con comparazione visiva e poi rappresentati in una composizione che ha tenuto conto dei principali parametri: chiarezza del colore, tinta, saturazione, quantità, contesto (contrasto…).
Per poter analizzare i colori presenti nell'immagine, valutandone le differenze di tinta, saturazione e chiarezza e quindi scegliere le corrispettive notifiche secondo il sistema NCS (utilizzo di Index 1950 Original e NCS Atlas 1950 Original), è stato usato il metodo dell'isolatore comparatore.
Il colore identificato e riportato negli schemi, risulta pertanto essere apparente.


Per dare maggior risalto ai sottesi temi sulla percezione, la mostra è stata suddivisa in aree tematiche

  • Il bianco e il nero
  • Colori opponenti
  • Minimal. Effetto figura/sfondo
  • Materia, forma e colore
  • Visione del colore e daltonismo


IL BIANCO E IL NERO
Nella sezione B/N si è utilizzata un' unica foto, apparentemente bianca e nera acromatica, in realtà a colori (neri, bianchi, grigi cromatici), che offre lo spunto per far riflettere sul modo in cui proprio il bianco e il nero, nonché la gamma dei grigi, vengano percepiti. Lo schema cromatico corrispondente testimonia la componente cromatica nei neri, bianchi e grigi, attraverso le notazione del sistema NCS. A corredo dell'area vi è un'installazione di rami spogli, anch'essi percepiti come acromatici.

COLORI OPPONENTI
Nell'area sono situate quattro foto aventi ciascuna una predominanza di gialli, di rossi, di verdi e di blu, ovvero dei quattro colori fisiologici di E. Hering, detti opponenti. Poste frontalmente alle foto vi sono quattro composizioni floreali con gradienti opposti (foto sui rossi + composizione sui verdi, foto sui blu + composizione sui gialli, etc.) e rispettivi schemi cromatici. La sezione pone l'attenzione sulla lettura che il cervello esegue, per cui non esiste il GIALLO, ma il segnale GIALLO-BLU (o rosso-verde), in quanto il giallo è percepito in relazione al suo opponente blu.
In effetti non è possibile vedere un blu che tende al giallo, o un rosso che tende al verde.

MINIMAL. EFFETTO FIGURA/SFONDO
L'area riporta quattro foto con raffigurazioni effetto silhouette e relativi schemi cromatici. Un'installazione si pone di fronte alle foto a rimarcare l'aspetto di figura/sfondo.
In questo caso si vuole condurre il visitatore verso il concetto di identità del colore, che è stabilita per rapporto, contrasto ed è determinata dal contesto in cui esso si trova. Un esempio di scambio interattivo tra colori che definisce e provoca diverse situazioni percettive, è dato dal fenomeno "figura-sfondo".

MATERIA, FORMA E COLORE
In questa sezione sono proposte quattro foto con particolari soggetti arborei dalle forme e colori ben distinti, più i relativi schemi cromatici. Le composizioni floreali sono costituite da varie materie e colori.
La riflessione si fonda sull'aspetto della forma e di come il nostro cervello accorpi più facilmente tra loro elementi con uguale colore, che elementi con uguale forma. Unione di materia, forma, colore dà inoltre spunto a valutazioni sulla percezione sinestesica del colore.


DALTONISMO
La sezione ripropone una delle foto della mostra utilizzando la visione tricromatica e daltonica (nelle sue tre forme). Anche una composizione floreale viene definita secondo una delle visioni del daltonismo. Gli schemi cromatici riprendono lo stesso sistema di esposizione percettiva.
Al visitatore viene data la possibilità di incontrare il daltonismo; è una fra le diverse percezioni possibili dei colori insieme alle altre discromatopsie e alla visione tricromatica, considerata erroneamente “normale” solo perché più diffusa (90% della popolazione).
Le discromatopsie rappresentano differenze della percezione dei colori e non difetti, perché non esiste una percezione dei colori normale contrapposta ad altre che non lo sono. Esistono invece capacità di cogliere realtà colorate in modo diverso.



Come esempio nel POSTER è stata riportata l'area tematica “Colori Opponenti”, nella raffigurazione foto BLU + composizione GIALLA

(I colori stampati e riportati nell'esempio, sono puramente indicativi. Per un'esatta valutazione fare riferimento ai campioni NCS.)



martedì 30 agosto 2016

THE WOMAN IN RED





















Nel 1984 Gene Wilder diresse e interpretò, curandone la sceneggiatura, il remake del film francese Certi Piccolissimi Peccati (Y. Robert 1976).
La commedia venne intitolata La signora in rosso.

Il protagonista (Gene Wilder), pubblicitario di nome Teddy Pierce, s'innamora di una modella, Chorlotte (Kelly Le Brock), nel momento in cui la vede ballare sopra uno scarico dell'areazione (citazione da Quando la moglie è in vacanza con M. Monroe).
Del film ci rimangono impressi nella memoria soprattutto la colonna sonora (curata da John Morris e Stevie Wonder), la grande ironia di Gene Wilder e il colore rosso.

Che senso avrebbe avuto una Signora in blu? O in verde? Dove sarebbe finita la seduzione? L'attenzione? La forza dell'immagine?




 
Il colore ROSSO in questo caso, così come in altri esempi cinematografici famosi e più volte citati (uno per tutti Schindler’s List del 1993, dove la ragazzina dal cappotto rosso diviene simbolo dell'intero film, anche perché quasi unico elemento a colori in scene bianco/nere), ripropone il concetto di salienza, aspetto della percezione visiva in grado di attirare l'attenzione su un dato elemento presente nella scena osservata.

Non solo; il rosso diventa nel film attrazione, sensualità, erotismo, desiderio, amore.

Il rosso è l'espressione della forza vitale, dell'attività nervosa e ghiandolare e così significa desiderio e tutte le forme di appetiti e di desiderio. (…) è il desiderio famelico di tutte quelle cose che offrono una intensità di vita ed una pienezza di esperienze. Il rosso è impulso, volontà di vincere e tutte le forme di vitalità e di potere, dalla potenza sessuale alla trasformazione rivoluzionaria.” ( Max Lùscher, “Il test dei colori”, Casa Editrice Astrolabio, Roma, 1976, pag. 56-57)




L'associazione tra rosso e amore già esisteva nella Grecia pre-ellenistica, dove il rosso venne associato al dio Eros.

Il rosso, tuttavia, è il colore del cuore non soltanto dal punto di vista fisico, ma anche da quello simbolico. Il cuore, in effetti, è frequentemente associato al fuoco e all'energia spirituale (per esempio nell'antica Cina), è ritenuto sede dell'energia che anima e vivifica il corpo (…) Nell'iconografia occidentale, soprattutto a partire dall'epoca barocca, le immagini dette del sacro cuore sono associate al Cristo e raffigurano un cuore sormontato dal fuoco, sintesi figurativa di spirito, vita (…), energia e amore.
Nella nostra cultura il cuore è fra i più diffusi simboli dell'amore sia sacro che profano, sia sentimentale che sessuale.” (Caludio Widmann, “Il simbolismo dei colori”, Ed. Scientifiche Magi, Roma, 1999, pagg.103-104)


Bocca di F. Audrito

















Eros è nel segno del rosso: trascina alla passione, al desiderio bruciante, al delirio afrodisiaco, rosse sono in tutto il mondo le luci che indicano i luoghi in cui si consuma il sesso mercenario; rossa è l'illuminazione erotizzante del tango; rosse sono le scarpe fetish delle trasgressioni sessuali.
Il design si è appropriato con ironia di questo significato con la produzione del divano rosso Bocca di Franco Audrito dello Studio65, che lo progettò ispirandosi al ritratto di Mae West di Salvador Dalì, raffigurata con la bocca come un divanetto: una sedia glamour, sottilmente erotica ed ironica, attualizzata nella forma delle labbra di Marilyn Monroe.” (Lia Luzzatto, Renata Pompas, “Colore&Colore”, Il Castello, MI, 2009, pag. 86)

La scelta di vestire totalmente in rosso la signora del film, deriva quindi da un insieme di motivi: culturali, evolutivi, biologici, psicofisiologici.

Il rosso è stato assunto come simbolo di tutte quelle circostanze nelle quali ci sentiamo emozionati. L'attività di caccia e di guerra non predisponeva certo i nostri antenati a un atteggiamento rilassato e lo stesso valeva per l'attività di corteggiamento che avrebbe garantito la continuazione della specie e nuove braccia per il lavoro e la guerra. Il sangue della caccia, della guerra, della sessualità iniziatica connotava inoltre quei momenti di tensione e di eccitazione; momenti caratterizzati da una notevole quantità di adrenalina in circolo che le ghiandole surrenali secernevano per rendere i nostri progenitori più preparati ad affrontate le situazioni critiche. Un'auto rossa ci emoziona, è una sfida, è pericolosa, non facile da gestire, le sue potenzialità potrebbero sfuggirci di mano, potrebbero ucciderci; tutto ciò che ci appare rosso è un distrattore perché in natura non esiste nulla di color rosso vivo che possa vantare più di un metro quadrato di superficie.
Ecco quindi l'emozione legata alla pura, all'aggressività, alla sensualità...” (Giulio Bertagna, Aldo Bottoli, “Perception Design”, Maggioli Editore, San Marino, 2009, pag. 195)











"Dal punto di vista evolutivo il rosso è il colore del sangue e perciò siamo molto recettivi verso di esso; se avessimo avuto il sangue blu (come i limuli), probabilmente saremmo recettivi verso i colori freddi.
Eppure è forte il sospetto che l'influenza del rosso sulle nostre emozioni non sia dovuta all'evoluzione, ma a millenni di cultura. Lo stesso colore può indicare, tra le tante cose: l'espulsione, lo stop, la pornografia, l'amore, il pericolo, il fuoco, il capodanno, il ristorante cinese, il calore e, per finire con un po' di maiuscole, la Passione di Cristo, San Valentino, Babbo Natale, il Comunismo.
Dove sta la verità? Evoluzione o cultura? Entrambe. Dal punto di vista culturale, il rosso è onnipresente: nella storia dell'umanità, un vero e proprio fil rouge. Ecco alcuni esempi:
-Il sangue (e di conseguenza il rosso) nella Preistoria non simboleggiava la morte, ma la vita. Venivano colorate le tombe do ocra rossa e in seguito pitturate anche ossa e teschi dei defunti dello stesso colore per questo motivo.
(...)
-In seguito, il rosso è stato identificato con il colore della nobiltà, dalle toghe dei nobili romani ai mantelli dei re. Infine, moltissime uniformi militari furono contraddistinte da questo colore, Ma qui la biologia si interseca alla storia, perché il rosso fu semplicemente il colore più facilmente estraibile, dapprima dai molluschi che fornirono la porpora fenicia (Murex purpurea), poi dalle radici delle piante come la robbia (Genre Rubia).
-Il rosso è stato il colore della femminilità, perché ricordava il colore del mestruo e dell'utero materno. Per moltissimo tempo i vestiti nunziali delle vergini furono di colore rosso e tuttora lo sono in India; poi, la moda cambiò, soprattutto a causa della regina Vittoria nel XIX secolo, che introdusse nel suo matrimonio con il principe Alberto il colore bianco del vestito e i fiori d'arancio.
(...)
Anche l'evoluzione ha premiato l'onnipresenza del rosso nella nostra storia, già qualche milione di anni fa. Il rosso-magenta è il colore complementare del verde; i nostri antenati che vissero sugli alberi e si nutrirono di frutta furono particolarmente sensibili al rosso, dato che i frutti di questo colore si stagliano egregiamente sul verde del fogliame. La pensano allo stesso modo gli uccelli, che vanno ghiotti di ciliege (tanto che il nome scientifico del ciliegio e Prunus avium, il pruno degli uccelli).
Comunque, il rosso non richiama la nostra attenzione solo perché è il colore di alcuni frutti, ma anche perché, come già detto, è il colore del sangue. Esso non vuol dire solo pericolo, ma anche imbarazzo o rabbia, perché nel primo caso si arrossisce a causa dell'afflusso ematico improvviso al volto, mentre nel secondo caso si vede rosso dalla rabbia perché il sangue pompa nei muscoli del corpo con maggior vigore per prepararsi a un combattimento o alla fuga (…) Evolutivamente parlando, è importante che noi cogliamo il colore rosso in un nostro simile, perché potrebbe volerci dire qualcosa con il corpo: da mi piaci a scappa o ti uccido.” ( Graziano Ciocca, “I tori odiano il rosso. 10 false credenze sugli animali”, edizioni Dedalo, Bari, 2015, pag. 141-143)




Il rosso ci “arriva”, ci cattura. La luce selettivata di lunghezza d'onda lunga (rosso), viene rifratta di meno rispetto a quella di onda corta (blu), per cui occorre maggiore accomodazione per mettere a fuoco un oggetto che appare rosso. L'accomodazione per mettere a fuoco un segnale interessante o pericoloso diviene quindi attiva e pronta.

Il povero Teddy Pierce non avrebbe potuto NON notare la bella e affascinante Charlotte (fisico e movenze a parte…); vestito, scarpe e lingerie rossa hanno costituito il puntcum focale, hanno attratto la preda, hanno sconvolto il sistema nervoso centrale.

L'espressione facciale di Gene Wilder mentre guarda la ragazza...non sarebbe stata forse la stessa.



In memoria di Gene Wilder.




venerdì 8 luglio 2016

LABIRINTI IN OSPEDALE

Immagine dal testo: "Il labirinto dei labirinti" di Paolo Santarcangeli


Ho sempre amato la storia dei labirinti e la loro simbologia. Mi affascinano, come del resto ogni archetipo, ogni immagine facente parte della nostra storia di individui.
Nulla hanno a che vedere però, o DOVREBBERO AVERE A CHE VEDERE,  con gli interni di aree destinate alla cura. 

Di nuovo mi sono scontrata con la mancanza di un progetto di wayfinding e con l'assenza totale di un progetto cromatico che avesse almeno un poco di senso.

Da poco putroppo sono stata in un ospedale dove hanno ricoverato una persona a me molto cara. Reparto pediatria. Arrivo all'ingresso/accettazione e comincio a cercare l'indicazione verso il reparto (tra l'altro conosco bene la struttura, per fortuna!). Dopo un momento, abbastanza breve, di indecisione, vedo la scritta (classica freccetta blu). Mi incammino per corridoi vari e poi arrivo ad uno snodo completamente privo di comunicazione, perché stanno effettuando lavori di manutenzione ordinaria mediante una ritinteggiatura. 


Mi guardo attorno: tutto giallo, due sfumature tra pavimento e pareti, ovvero: percezione di uno spazio uniforme, devastante per la vista tra l'altro, ridondante, totalmente privo di informazioni e contrasti. Mi sento vagamente spaesata. 

Proseguo e trovo, svoltato un angolo, delle orme blu sulla pavimentazione che dovrebbero condurre ai reparti infanzia. Per lo meno è un utile messaggio. Salgo una scala e arrivo al reparto, dopo aver sbagliato un' entrata. 

Devo dire che neanche nel reparto la situazione muta; anzi la globale percezione è davvero triste e devastante se si pensa che qui curano bambini e ragazzi.

Ho rifatto per vari motivi il percorso, anche in senso contrario, almeno tre o quattro volte e ho aperto porte errate per altrettante tre volte. 


Luci e colori in grande economia, senza un minimo di coerenza, senza una ricerca, un idea, un progetto percettivo consono ai bisogni dei percettori (di ogni gruppo di percezione, dal degente, all'operatore, al visitatore). Tentativi di rallegrare l'ambiente da parte di chi probabilmente lì ci lavora tutti i giorni e cerca di migliorare la situazione, ma non è loro competenza risolvere problemi di questa portata.

Siamo nel 2016, ma vi è sempre poca considerazione nei confronti di chi ha davvero bisogno e quindi anche nei confronti degli spazi preposti alla cura.

Volete mettere un labirinto in ospedale? Se proprio dovete posizionatelo in giardino...
 

lunedì 4 luglio 2016

QUASI BLU

"Anche i colori per me hanno un altro significato. Hanno una voce, i colori, un suono, come tutte le cose. Un rumore che li distingue e che posso riconoscere. E capire. L'azzurro, per esempio, con quella zeta in mezzo è il colore dello zucchero, delle zebre e delle zanzare. I vasi, i viali e le volpi sono viola e giallo è il colore acuto di uno strillo. E il nero, io non riesco a immaginarlo ma so che è il colore del nulla, del niente, del vuoto. Però non è solo una questione di assonanza. Ci sono colori che per me significano qualcosa per l'idea che contengono. Per il rumore dell'idea che contengono. Il verde, per esempio, con quella erre raschiante, che gratta in mezzo e prude e scortica la pelle, è il colore di una cosa che brucia, come il sole. Tutti i colori che iniziano con b, invece, sono belli. Come il bianco o il biondo. O il blu, che è bellissimo. Ecco, ad esempio, per me una bella ragazza, per essere davvero bella, dovrebbe avere la pelle bianca e i capelli biondi.
Ma se fosse veramente bella, allora avrebbe i capelli blu.
Ci sono anche colori che hanno una forma. Una cosa rotonda e grossa è sicuramente rossa." (Carlo Lucarelli, "Almost Blue", Einaudi Tascabili, TO, 1997, pagg. 8/9)


Il protagonista di Almost Blue, Simone, è cieco. Coglie differenze semantiche e percettive secondo uno schema sinestesico, che gli permette di costruire un mondo visivo ricco di sfaccettature e significati.
La ragazza bella che lui immagina, per essere veramente bella, dovrebbe avere i capelli blu. Quale sarà il suo blu? Un colore bello perché inizia con la b.
Le voci vengono distinte secondo i colori. Secondo i colori di Simone.
In questo libro di Lucarelli amo soprattutto l'invito alla possibilità di vedere oltre. 



Quanti blu noi riusciamo a vedere, percepire, distinguere, ricordare, osservare, memorizzare, cogliere...quanti utilizziamo, progettiamo, compariamo, alloghiamo, pesiamo, suggeriamo, scegliamo...

In una scena, in un'immagine, sappiamo davvero trovare tutti i blu contenuti? 

E i blu tendono più al rosso o al verde?

Blu verdastri o rossastri?

Quanto nero, bianco, grigio contengono?

A quale frequenza appartengono? 



Original Blu - Moreno Cedroni


Quanti blu mangiamo?
SENSAZIONI percezioni BIOLOGIA sinestesia SOGGETTIVITA' psicofisiologia









 
Alsazia



Quanti blu troviamo nelle città?
TRADIZIONE cultura ETNIA geografia STORIA conservazione TUTELA











Londra

NUOVA IDENTITA' cultura SPAZI emozionare RICOLLOCARE stupire


















Sicuramente, come sappiamo, nel progetto non possiamo gestire il colore denominandolo secondo categorizzazioni; un blu fa parte di una famiglia numerosa di blu. Abbiamo bisogno di appoggiarci a sistemi che ci indichino con precise notazioni psicometriche, la percezione del colore che stiamo osservando.
Il quasi non è fattibile nella nostra professione.
Però lasciare andare la mente, mentre non stiamo occupandoci di progetti, verso sconfinati quasi blu, è pur sempre utile per imparare ad osservare e cogliere sfumature. 
Poiché in fondo le sfumature sono date da quel quasi che non è troppo scuro, nè troppo chiaro, nè davvero blu; ed esso fa la differenza, nel nostro raccontare il colore, nel nostro raccontarci la vita.
 

mercoledì 22 giugno 2016

ATTRIBUTI DEL COLORE


TINTA | hue – teinte ‐ Farbton | qualità che distingue un colore da un altro (es. rosso, blu, verde, ecc.)
Attributo della percezione di colore per mezzo del quale l’oggetto della percezione stessa è definito rosso, giallo, verde,
ciano, blu, magenta (porpora) ecc.
* attributo che corrisponde approssimativamente alla grandezza colorimetrica oggettiva “lunghezza d’onda dominante”
* attributo che differenzia i colori cromatici da quelli acromatici (scala di grigi)
CHIAREZZA | lightness – clarité – value (Munsell System) – Helligkeit | attributo della percezione visiva secondo il quale
un corpo sembra trasmettere o riflettere per diffusione una frazione più o meno elevata della luce incidente, facendo
astrazione della sua cromaticità.
* percezione mediante la quale gli oggetti bianchi si distinguono dai grigi e quelli colorati si percepiscono più o meno
chiari o più o meno scuri. Da non confondere con la brillanza.
SATURAZIONE | saturation – Sättigung – chroma (Munsell System) – croma (NCS) |
qualità di intensità o saturazione di un colore.
Attributo della percezione di colore che permette di valutare la proporzione della percezione cromaticamente pura
presente in quella totale, premesso che per definizione si attribuisce saturazione nulla alla percezione provocata dai
colori acromatici (scala di grigi) e saturazione massima (percezione cromaticamente pura) a quella provocata dai colori
spettrali considerati singolarmente.
* attributo che corrisponde approssimativamente alla grandezza colorimetrica oggettiva: “purezza colorimetrica”
(J. Tornquist, “Colore e luce”, Idtituto del Colore, MI, 2001)












La costruzione di un ordine percettivo nel progetto, dipende in fondo dall'accostamento per contrasto, di tinta, chiarezza e saturazione. Alla palette cromatica si arriva dopo varie fasi metaprogettuali, ci si giunge con ragionamento e sviluppi interdisciplinari. I termini rimangono comunque identici.

Una palette cromatica come quella riportata sopra è costituita da tre piani di tinta e i vari colori dialogano tra loro attraverso chiarezza e cromaticità differenti.
Nello specifico, la palette è stata dedotta dalla mappatura di una foto.  

Alga. Foto Laura Caligiuri















Gli attributi del colore devono poi essere distribuiti con pesi e quantità ben definite all'interno dello spazio di progetto.
Lo stesso colore assume forza, significato, funzione diversi e ad esso vengono attribuite informazioni variabili, a seconda della posizione che occupa, della quantità riportata, delle caratteristiche percettive.


 
 













SCHEMA ATTRIBUTI DEL COLORE CON NOTAZIONI NCS