venerdì 23 maggio 2014

Tracce di colore - tracce di vita

Corso colore - Cartoncino comune
 
Tempo fa, ormai sono trascorsi anni, ho iniziato un'avventura attraverso il colore piuttosto diversa da quella che offrono i classici corsi di formazione che dedico ai professionisti: ho ideato un corso che semplicemente ho intitolato “Colore: espressione e creatività”, dedicato ad adulti di qualsiasi età.
Obiettivi del corso: sviluppare la consapevolezza di sé, relazionandosi con se stessi, con gli altri e con lo spazio; ri-trovare la propria espressività creativa; ri-scoprire il gusto del gioco, rilassandosi e divertendosi con spontaneità; favorire la narrazione di sé e l'autoespressione attraverso comunicazioni per lo più non-verbali, all'interno di un gruppo; agire sul recupero dell'autostima.

All'interno di uno spazio dove il gruppo si ritrova, non si insegnano tecniche di disegno, né ci si prepara per produrre qualcosa da esibire, ma si usa il colore come strumento comunicativo, per esprimere emozioni, sensazioni.
Poiché il colore fa parte di noi e del contesto in cui viviamo, alterno esercizi collegati all'uso libero del colore, ad esercizi di espressione corporea (movimento nello spazio, abitare il proprio corpo e incontrare l'altro) con l'ausilio di musica e suono.

Perché il colore? Il colore è un linguaggio universalmente riconosciuto e riconoscibile; viene percepito nell'immediato dal nostro inconscio e dal cervello, perciò agisce come risposta spontanea agli stimoli proposti.

Se chiedo di esprimere il “qui e ora” attraverso macchie di colore (si usano pigmenti con acqua), lasciando libertà di azione sia sulla scelta delle tinte, che sulla modalità di esecuzione, le persone si lasciano trasportare dal momento e si “raccontano” con immediatezza.

In questi anni ho lavorato con gruppi aventi bisogni, particolarità, motivazioni, desideri simili o differenti. Persone tutte meravigliosamente uniche, con storie e situazioni sempre diverse, ma unite dalla stessa voglia di mettersi in gioco e di trovare uno spazio per sé, dove potersi confrontare e divertire.

Il colore ha creato un legame forte.



Corso colore - Cartoncino comune

Ogni volta studio e analizzo il lavoro effettuato dai grandi insegnanti del passato e del presente, sia nell'ambito della progettazione cromatica, sia in quello dell'arte terapia, per esempio – giusto per citarne due - J. Albers o A. Stern, mi rendo conto di quanto poi il colore coinvolga chi ad esso si approccia.

In un lab. colore come quello di Albers (ma ricorderei anche J. Itten), l'insegnamento va oltre la teoria e si fonda sull'esplorazione, sul comprendere attraverso esercizi con carte colorate cosa significhi “percepire” e come il colore si comporta in un contesto (che sia anche lo spazio di un foglio sul quale si lavora). La pratica, durante il workshop, non veniva preceduta, ma seguita, dalla teoria. Scoperta ed invenzione portavano alla conoscenza. Senza il timore di farsi molte domande sul colore.



Stern rielaborò nel Closlieu un luogo di libertà, dove chiunque potesse esprimere se stesso senza giudizi o pre-giudizi, senza imposizioni, senza chiedersi: ciò che sto facendo “cos'è?”, “perché lo faccio?”, “ va bene?”. Uno spazio per tutti, dove dedicare un'ora e mezza del proprio tempo all'uso del colore, all'espressione, alla fantasia.

Tracce di colore.
Tracce di vita.
Credo sarebbe interessante anche per i professionisti, architetti o designers, provare almeno una volta a misurarsi con l'espressività libera, senza obiettivi e senza giudizi, lasciandosi andare in uno spazio condiviso e sicuro, all'esperienza giocosa del tracciare segni, macchie, forme colorate. Una sorta di momento da regalare a se stessi, per spegnere la testa e abbandonarsi alla magia del colore.

Spogliarsi di ogni schema.
Fare tabula rasa.

Da lì poi si ricomincia.


giovedì 15 maggio 2014

Il progetto cromatico per lo spazio privato

 




Aprirò un'altra parentesi sugli aspetti della riqualificazione cromatica o progetto cromatico riferiti agli spazi dell'abitare. Questo perché di continuo mi si pone la domanda su come si debba operare di fronte a committenti privati e quale colore (e già qui l'uso del singolare mi preoccupa) si dovrebbe consigliare per le varie destinazioni d'uso...
Non finirò ma di ripeterlo, nausea e noia vostra permettendo, ma ogni ambiente privato (abitazione e aree specifiche dell'abitazione) andrebbe valutato di volta in volta, caso per caso, insieme ai committenti. Secondo: dopo un'accurata analisi dello stato dell'arte (che comprende la mappatura delle cromie esistenti, l'individuazione delle tipologie di materiali, delle fonti di illuminazione artificiale e naturale, della strutturazione e conformazione degli spazi, etc.) dovrebbero essere presi in considerazione i bisogni di chi abita lo spazio da progettare; bisogni che sono psico-fisici, non soltanto funzionali.
Terzo: le persone hanno gusti e passioni e riferimenti propri; proprie mappe mentali e schemi che vanno conosciuti e rispettati. Dopo una conoscenza attenta, basata sull'ascolto, prendendo il giusto tempo (non è possibile progettare con la fretta, attenendosi a dati raccolti in un paio di incontri), si può proporre una prima soluzione, o serie di proposte, anche aiutandosi con strumenti quali il moodboard, o con delle immagini e riferimenti che abbiano attinenza con l'idea progettuale di base (concept).

Il progetto dovrebbe fondare la sua struttura su basi scientifiche, relazionandosi quindi con varie discipline in grado di supportare le scelte da effettuare. Ogni progettista avrà il proprio approccio e il proprio metodo.
L'importante, comunque, è creare un ambiente che funzioni per CHI ABITA la casa e non che porti la firma di chi lo ha realizzato.

moooi, Fuori Salone 2014













So che non dare una regoletta, mi rende un po' antipatica, ma non esiste IL colore o UN colore adatto per ogni occasione. Non stiamo parlando di vestiti, né di moda. Si progetta per le persone e si interviene su spazi. I colori, che non possono essere considerati come elementi avulsi dal contesto, proprio dal contesto vengono influenzati e caratterizzati. Così come, in un certo qual modo, ci possono influenzare.
Il committente privato ha specifici gusti personali che vanno identificati, ma è anche capace di comprendere, se glielo si spiega, che cos'è il colore e come/quanto la componente cromatica può influire sulla percezione degli spazi.



Un modo per approcciarsi al committente è utilizzare sistemi come NCS che permettono sia un dialogo più approfondito sulle proprietà/attributi ergonomici del colore, sia una facilitazione di scelta delle nuance.

Atlas. NCS



 












Come dicevo all'inizio ogni caso è differente. Per semplificare vi faccio un esempio pratico con un progetto cromatico che ho realizzato.
La coppia che mi ha interpellato desiderava modificare l'aspetto globale degli interni della propria abitazione, attraverso un nuovo progetto cromatico.

Gli scenari sui quali operare comprendevano tutti gli spazi abitativi: Area Centrale (funzionalità, aggregazione, accoglienza, relazionalità, attenzione), Cucina (funzionalità, rito, convivialità, calore), Relax (riposo, intimità).
Incontro dopo incontro, nella conoscenza reciproca, abbiamo sviluppato delle idee che sono state confrontate e riassunte in tre diversi concetti base. Alla fine, per la zona living, è stato scelto il concept “naturale-materico”, più rispondente alle esigenze psico fisiche dei proprietari, che amavano spazi collegati agli elementi naturali ed erano particolarmente sensibili agli aspetti sinestesici. Le parole chiave inserite nel moodboard iniziale, in effetti, erano terrigno, morbido e le suggestioni: legno, lana bambù, canapa, lino, panna, caffè, cioccolato, caramello, ciliegia, albicocca, sole, terra, argilla, creta, coccio, luce, autunno.




Per la zona “riposo” è stato invece scelto il concept “naturale-paesaggio" (parole chiave:riposante, accogliente, avvolgente e leggero. Suggestioni: cielo, erba, fiori, cotone, lino, lana).
In questi spazi importante è riportare l'attenzione verso i bisogni psicologici e fisici quali l'intimità, il senso di protezione, la sicurezza. Cura di sé e riposo sono momenti delicati che possono venire disturbati se l'ambiente non risponde adeguatamente alle richieste sottese. L'equilibrio armonico cromatico può contribuire a restituire atmosfere consone ai bisogni.

Il progetto cromatico percettivo è stato sviluppato seguendo i seguenti obiettivi:

  • mantenere gli equilibri strutturali, tipologici, cromatici e formali dell'abitazione, mettendo in risalto pieni e vuoti, volumi e simmetrie e rispettando le cromie delle materie/rivestimenti presenti
  • creare una situazione di benessere psico-fisico attraverso un adeguato equilibrio ecologico/policromatico
  • evidenziare zone diverse, ma in continuità cromatica
  • rinnovare gli ambienti esistenti con atmosfere nuove
  • rispondere all’esigenza dei proprietari di creare i propri spazi, individuando una lettura abitativa corrispondente ai bisogni


Il piano di tinta scelto ( colori “DOMINANTI”, “INTERMEDI” e “ACCENTI”) si è basato sulle nuance colori NCS Y30R con aggiunta di particolari di colore vivace per i tessuti di alcuni arredi. Si è dato risalto ai contrasti di chiarezza per agevolare la percezione degli spazi.
Nella zona riposo sono stati scelti in aggiunta al piano di tinta, i colori 0525-R60B e 0525-G10Y.


Un particolare problema si è verificato nell'area al primo piano, dov'era collocata una finestra che infastidiva la visione dello spazio, compromettendone la percezione globale. Non potendo operare sulla struttura, si è cercato di riprogettare cromaticamente la parete, attraverso l'utilizzo di colori che, giustapposti, formassero una sorta di scacchiera con specifici orientamenti. Tali colori includevano la finestra in modo da spostare l'attenzione visiva da essa all'intera parete nel suo complesso.


 


Riuscire ad aggiustare lo stato di fatto non è facile e, a volte, quasi impossibile. Per questo il colore dovrebbe essere usato come strumento progettuale fin dall'inizio del progetto e non solo alla fine.

Nel caso citato chiaramente la situazione era diversa. L'intervento ha potuto comunque, con tutti i suoi limiti, apportare un miglioramento percettivo.

Ringrazio i proprietari, G. e S., che stimo dal profondo del cuore, perché hanno saputo rendere estremamente piacevole il mio lavoro, grazie alla loro grande sensibilità e simpatia.
Ringrazio anche l'applicatore Marco Di Cesare, con tutto il suo team, che mi segue costantemente e che sa dare ottimi consigli tecnici quando occorre.