mercoledì 27 giugno 2012

COLORI PER UNO SPAZIO DELL'IO.


Fred Frety e Daniel Pouzet - Dedon


Il concetto di abitare, che si è evoluto negli ultimi anni, presuppone una rivisitazione delle comuni modalità progettuali degli spazi abitativi. Bisogni, desideri, ritualizzazioni, sono mutati trasformando quindi anche il senso di appartenenza dei luoghi e la loro funzione/fruizione originale.
Sempre più si cerca di ri-trovare tempi e spazi propri, ritagliandoli da frenetiche giornate lavorative e da svariati impegni. Oppure, all'ombra di disagi e preoccupazioni, si sognano attimi preziosi di serenità interiore, per rigenerarsi e trovare nuova forza.
E' in parte possibile rispondere a questi bisogni nell'individuazione di “territori” personali all'interno della casa, o, come li chiamerebbe l'architetto Giacomo Rizzi, di “spazi dell'io”.
Spesso mi è capitato di chiedere ai miei committenti di pensare al punto della propria abitazione più vicino alla loro natura, il “posto” nel quale amavano maggiormente rimanere a riflettere, riposare, rilassarsi. Per alcuni rilassarsi significa leggere un libro, per altri ascoltare musica, oppure stare in silenzio, protetti dalla poltrona- nido (cocooning).
Comunque la scelta viene sempre effettuata in modo spontaneo, istintivo. L'angolo del sé, se si vuole, lo si trova.
Dopo l'individuazione del posto (nel living, o nella camera del riposo...), vi è la riqualificazione dello spazio attraverso l'uso di arredi, componenti, luci, materiali, colori. Non è necessario ristrutturare interi ambienti per costruirsi il proprio angolo dell'io.


Poltrona sospesa Troplicalia - Moroso

 La componente cromatica trova in tal caso uno spazio davvero importante. Sappiamo ormai delle influenze che i colori (sensazioni date dalle luci selettivate di una certa frequenza colore; sensazioni cerebrali date nell'atto percettivo) hanno sul nostro corpo e sulla nostra mente. Lo spazio dell'io però è legato strettamente alla soggettività di chi lo “abita”, pertanto un progetto adeguato dovrà tener conto del temperamento, delle aspettative, dei bisogni e desideri del committente, nonché delle sue abitudini.
Co-abitare il luogo del sé diventa un momento di relax e di “chiusura” costruttiva, positiva. 






Tappeto fatto a mano. ICE
 

Potremmo avere voglia di un posto che rievochi la natura, il giardino, l'acqua, l'ambiente naturale: i colori evocativi dei verdi, azzurri, nelle varie tonalità e sfumature, si uniranno ad arredi con materiali naturali, a cuscini dalle stoffe cangianti, ad un tappeto con fibre di canapa o cocco, a luci solari velate da schermature che ondeggiano come se fossero nel vento, al verde naturale che schermerà quest'angolo di pace dal resto del locale

C. Polli. Acquatica.
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Oppure tutto ruoterà attorno al concept della lettura: i colori potranno diventare più scuri, saturi e giocare con stoffe morbide vellutate, con luci efficienti per poter leggere che illumineranno a cono la poltrona, con un tavolino d'appoggio dove appoggiare occhiali, matite, altri libri, fogli...Un separé potrà ridefinire lo spazio, isolando il lettore. Forse una parete sarà lo sfondo ove rileggere percezioni perdute.


Bibliochaise di Nobody & Co.

 Il luogo dell'io può essere il luogo del “sogno”, dei sensi. L'isola appartata ed incantata. Il bisogno concretizzato di privacy. I colori diventano allora rullate e velature che emozionano sul paravento costruito apposta. La poltrona-cuscino sul tappeto, un nido protetto e quasi notturno dai toni bluastri. Luci soffuse, colorate, mutano percezioni e sensazioni. 

 

Potremmo andare avanti così per ore...basta individuare un concept che convinca.
O forse un sogno...colorato, ovviamente!

L'ARGOMENTO PERO' NON SI PUO' RIDURRE a semplificazioni e ovvietà.
Dovremmo fermarci a riflettere, ogni tanto, sul valore dei segni e delle parole. Abitare è un termine complesso, che non racconta soltanto lo stato e il luogo in cui noi ci sentiamo e stiamo.
E' collegato sicuramente al concetto di STARE ed ESSERCI, è l'essenza dell'IO che si rivela e vive in uno spazio, ma è soprattutto unito alla profonda essenza del SIGNIFICARE. Abitare vuol dire dare dei significati, stare nel significato, significare.


Il nostro luogo dell'io ha senso perchè NOI diamo un senso a questo spazio, attraverso oggetti, colori, forme, materiali che ci sono vicini, che fanno parte del nostro vissuto, che trasmettono memorie, tradizioni, unicità. 


Noi, che abitiamo il mondo, il nostro corpo, la nostra casa, diamo significati e costruiamo storie. Senza il valore aggiunto della memoria (che guarda caso è strettamente unita all'attenzione) non potremmo sentire l'attaccamento ai luoghi, facendoli nostri e vivi. Così come l'oggetto transizionale (D. Winnicott) ci rende adulti e ci fa fare esperienza della crescita, del mondo esterno e interno, rimanendo poi nel corso della nostra esistenza dentro di noi, per ricordarci chi siamo e dove siamo, a cosa ci agganciamo o possiamo agganciarci per non perderci, anche il luogo dove abitiamo si rafforza con le immagini della nostra interiorità, esprimendo quello che siamo e potremo essere. Il divenire in noi e fuori da noi ha bisogno di un saldo riconoscimento, che è anche nella progettazione di significati.