martedì 24 novembre 2015

TERRITORI E CULTURA


















La vera cultura è metter radici e sradicarsi. Impiantar radici nella profondità della terra natale, nella sua eredità spirituale. Ma è anche sradicarsi cioè dischiudersi alla pioggia e al sole, alle feconde relazioni con le culture esterne.  

Léopold Sédar Senghor

Organizzato da  Agenda 2020
in collaborazione con:

Lago Maggiore LetterAltura,

Asilo Bianco,

Musei Ossola,

Tones on the Stones

Centro Natale Menotti

Libera VCO

Lampi sul teatro

Verbania Musica

Scuola di musica Toscanini

Associazione Casa della Resistenza



Radicarsi e sradicarsi, riconoscersi nel proprio territorio per ritrovare una identità capace di guardare al proprio passato, leggendolo nei suoi segni presenti, e di arricchirsi di relazioni con altri territori per poter ri-immginare il proprio futuro.
Coltivare e coltura, acculturare e cultura non casualmente hanno la stessa etimologia. Coltivare un territorio, metterlo a frutto, e non solo i frutti della terra; un territorio è certo roccia acqua e suolo, ma è soprattutto territorio di (patrimonio materiale e immateriale lasciatoci in eredità) e territorio per chi ci vive, ci vivrà, lo attraverserà, lo lascerà. Metterlo a frutto, valorizzarlo richiede fatica e intelligenza, capacità di individuare le culture più idonee.

Ci ritroviamo alla Villa Fedora di Baveno per confrontarci con alcune ricche esperienze di altre realtà e per ragionare su di un possibile progetto culturale condiviso in grado di valorizzare queste nostre terre fra rocce e laghi.








martedì 13 ottobre 2015

PALETTE CROMATICA e FOTO - Evento "Petali d'Arte"

EVENTO "PETALI D'ARTE" seconda edizione.
arch. Cristina Polli - arch. Elisabetta Ferazza - fotografa Laura Caligiuri
Studio 3705




Composizione floreale di Elisabetta Ferazza, flower designer




Comparazione visiva. Costruzione e sviluppo della palette cromatica corrispondente alla foto.


L'osservazione di una qualsiasi immagine (un quadro, una foto, un oggetto, uno scenario, un paesaggio, un edificio...), può essere tradotta in uno schema cromatico (palette) che riassume, delinea, identifica i colori presenti nell'opera.


"Neve a Vico" di Laura Caligiuri, fotografa. Collezione "Arborea"




Le diverse tinte, i vari colori, vengono estrapolati e poi rappresentati in una composizione che tiene conto di vari parametri:

chiarezza del colore
tinta
saturazione
quantità
peso
contrasto


Per poter analizzare i colori presenti nella foto, valutandone le differenze di tinta, saturazione e chiarezza e quindi scegliere i colori corrispettivi secondo il sistema NCS, viene usato un isolatore comparatore. Si posiziona sopra la foto un cartoncino con due fori quadrati, in modo che in uno dei due fori risulti il colore da campionare e nell'altro il colore di confronto NCS. In tal modo il colore da valutare viene isolato dal contesto (premessa necessaria per la percezione del colore, che sempre è inserito in un contesto e che da esso viene influenzato). Si effettua una scelta quando si perviene alla somiglianza percettiva tra i due colori.
Il colore identificato risulta comunque essere apparente.








 





Utilizzo di Box NCS e Index NCS






 




 


















 

Colore intrinseco. Colore la cui identificazione avviene mediante strumenti di rilievo colorimetrico.

Pseudo-intrinseco. Colore di una data superficie osservata in modo opportuno e con isolatori adeguati, da una distanza dai 30 ai 50 cm. (E' possibile comunque vedere solo colori apparenti, perciò viene definito pseudo-intrinseco). 
 
Apparente. E' il colore che vediamo. Varia in tinta, chiarezza e saturazione, a seconda della distanza dell'osservatore, dalle condizioni di illuminazione, dalla temperatura della luce, dal contrasto con lo sfondo, dal colore includente o accostato...etc.

Percepito. E' il colore più soggettivo. Subisce le influenze anche culturali/personali dell'osservatore.



 





Altro esempio tratto dalla mostra "Petali d'Arte"









"Petali d'Arte". Seconda edizione. Lesa (NO). 10/18 ottobre 2015






martedì 22 settembre 2015

PETALI D'ARTE mostra DESIGN ARTE COLORE





LAURA CALIGIURI
fotografa

ELISABETTA FERAZZA
pianificatore territoriale - designer

CRISTINA POLLI
architetto – color designer


SECONDA EDIZIONE EVENTO PETALI D'ARTE




RACCONTARE L'ARTE
ATTRAVERSO I LINGUAGGI DEL DESIGN E DELLA NATURA

E' possibile utilizzare diversi linguaggi per esprimere emozioni e sensazioni.

In questa ESPERIENZA COLLETTIVA abbiamo provato ad esplorare diverse modalità di espressione, ognuna rispondente alla personalità e peculiarità dell'autore.

L'arte si relaziona con la natura. La natura con l'arte. Arte e natura con il colore.

La fotografia viene interpretata attraverso la composizione floreale e il colore.


Verranno esposte: una raccolta fotografica intitolata “Arborea” della fotografa Laura Caligiuri, delle installazioni floreali della flower designer Elisabetta Ferazza e degli schemi cromatici dell'architetto Cristina Polli.





L'OPERA D'ARTE: “Arborea” di Laura Caligiuri


Il vero viaggio di scoperta non è vedere nuovi mondi, ma cambiare occhi” (M. Proust)


Le fotografie esposte riguardano il tema dell'albero, che Laura Caligiuri con sensibilità ed attenzione ha fermato in preziosi scatti raccolti duranti i suoi viaggi. L'albero è raccontato in tutta la sua profonda essenza vitale e simbolica, con rispetto e fantasia, dando valore e significato ad ogni suo aspetto e contesto.
Si susseguono immagini a colori di rami, foglie, fusti, in ambienti naturali e suggestivi.




LA COMPOSIZIONE DI FLOWER DESIGN


Pur non così temerario da pensare di capire il nocciolo della creatività,
sono curioso di spiarla quanto più è possibile” (P. Klee)


La lettura di Elisabetta Ferazza dell'opera d'arte diviene a sua volta espressione creativa nella composizione realizzata con fiori veri. La designer lavora sulle emozioni che ogni foto può suscitare, ricostruendo con colori, materiali, forme, texture la propria immagine evocativa. Si alternano così sensazioni diverse, che incorniciano gli scenari proposti dalla fotografa.




LO SCHEMA CROMATICO


La variazione del colore influisce sulla memoria, anche quando il colore è irrilevante.
Il contrasto cromatico è ben memorizzato anche se,
dopo aver visto una data scena, se ne presentano molte altre. (L. R. Ronchi)


Schematicamente è possibile rappresentare un'immagine fotografica, attraverso una scheda cromatica percettiva (palette colore) che raccoglie le nuances presenti nell'opera, estrapolate utilizzando il sistema di notifica NCS (natural colour system) e la comparazione visiva.
Il risultato è un accostamento geometrico di colori, che risulta percettivamente equilibrato e diviene esso stesso racconto, immagine, progetto.
Gli schemi di Cristina Polli ripropongono, in modo personalizzato, i colori e le quantità di colore presenti in ogni fotografia.






STRUTTURA MOSTRA

Il percorso, costruito attraverso foto, installazioni floreali e schemi cromatici, sarà suddiviso in cinque aree:

  • Il bianco e il nero. (Foto + installazione)
  • Colori opponenti. (Quattro foto + Opere floreali)
  • Minimal. Effetto figura/sfondo. (Quattro foto + installazione)
  • Materia, forma e colore. (Quattro foto. + Opere floreali)
  • Racconto “Arborea”. (Foto)



DA SABATO 10 A DOMENICA 18 OTTOBRE



PRESSO SALA CONSILIARE DEL COMUNE DI LESA, VIA SEMPIONE



APERTURA con buffet ORE 18.00  -  SABATO 10 OTTOBRE 2015




ORARI: domenica e giovedì    10.00/13.00 - 15.00/21.00

             mer./ven./sab.             18.00/21.00







Con il patrocinio dell'Unione dei Comuni 
e Pro Loco di Belgirate (NO)

Si ringrazia per la collaborazione:
Fiori Fedeli – laboratorio Floreale
Studio 3705 Architetti





 

mercoledì 22 luglio 2015

Colore e sensi

 
















Se ne abbiamo voglia un buon  bicchiere di vino rosso o bianco ci alletta; anche se non lo assaggiamo subito, guardandone il colore rubino o ambrato, sappiamo di poterlo bere.
Ma qualcosa cambia, inevitabilmente, se ci viene offerta una bevanda dalla tinta non proprio familiare...




Così per una fetta di panettone, che deve essere dorata, calda, cotta, con i colori "sani" di cibo "commestibile".
Se ci dicessero di assaggiare un panettone verde o blu, cosa faremmo?





Come detto più volte, il progetto cromatico è strettamente unito agli aspetti percettivi, psicofisiologici e sensoriali.
Il colore porta con sè valenze sinestesiche ed esprime, contestualizzato di volta in volta in ambiti diversi, funzioni e segnali ben precisi. Possiamo leggere tali segnali e/o funzioni, attraverso la nostra realtà sensoriale, che costantemente interpreta e mette in discussione la visione del mondo.

" Per sensi si intendono i cinque classici sensi esterni (vista, udito, tatto, olfatto e gusto) e i sensi interni. Per i sensi esterni si parla di esterocezione, mentre per i sensi interni si parla di enterocezione (quello che ci dicono, di bello e di brutto, i nostri visceri, dall'intestino alla vescica) e di propriocezione (ossia l'informazione che ci arriva dallo stato momentaneo di tensione dei nostri muscoli: se riusciamo a inginocchiarci, ma anche a stare in piedi o seduti, se non cadiamo dal letto quando dormiamo, lo dobbiamo agli stimoli propriocettivi che dalle varie parti del corpo giungono al cervello).
(...) ...i sensi non osservano passivamente il mondo circostante, ma lo interrogano, ponendo domande specifiche – programmate e codificate nel genoma di ogni individuo – alle quali possono essere date un numero ristretto di risposte appartenenti a un inventario definito." (Edoardo Boncinelli, "La vita della nostra mente", Ed. Laterza, Roma-Bari, 2011, pag. 88)

Particolarmente interessante è l'esistenza di una cooperazione fisiologica tra tatto e vista, che conduce ad una percezione aptica (aptico, dal greco, tattile, tangibile), per cui tutto il corpo percepisce attraverso la tattilità, unitamente alla vista.

Il colore ci comunica sensazioni termiche: lo vediamo e sentiamo come freddo (vicino all'area blu), caldo (vicino all'area rossa). L'area verde-blu ci ricorda ciò che è rinfrescante o umido.
Tattili: esso ci appare più o meno duro, morbido, leggero...Acustiche: lo vediamo come acuto, grave, sordo...Olfattive e gustative: il colore ci dà una sensazione di dolcezza, o acidità...

Ciò che noi percepiamo, diviene riconoscibile attraverso meccanismi che includono nella totalità il nostro "sentire" , il nostro "essere" psiche e soma. Comportamenti e azioni, vengono finalizzati sempre ad uno scopo preciso (sopravvivenza) e filtrati da una percezione globale, che permette la comprensione della scena.

Il colore, debitamente unito a forma, texture, materia, grana, luce, contesto, diviene elemento percettivo basilare per raccontare, informare, segnalare, provocare; crea ponti sinestesici; aiuta nella lettura ambientale; lavora sui nostri livelli polisensoriali; definisce l'immagine scenica.






Colore MORBIDO





Colore APTICO
  Blu Klein        








Colore ACUTO



lunedì 13 luglio 2015

Progetto colore e sessismo


















Credevo non mi sarebbe più capitato di sentir dire: " Per i colori dei locali ci pensino le donne" ed invece ecco che riappare come per magia lo spirito divisionista che separa competenze, gusti, sensibilità, distribuendo compiti e capacità a sessi diversi.

Mi sento amareggiata (proprio con l'amaro in bocca) per una superficialità che però va ad inficiare sul lavoro professionale di chi sta impostando scientificamente il proprio progetto.

Innanzitutto non so chi abbia deciso che le donne debbano avere obbligatoriamente una maggiore capacità/sensibilità nel decidere quali tinte o colori siano più o meno appropriate in uno spazio; inutile sottolineare che non ci sono differenze tra uomini e donne nella professione del color designer; caso mai ci sono metodi e approcci diversi, ma nulla hanno a che vedere con il sesso.

Secondo punto: ci pensino le donne come a dire: il colore è un fatto estetico, femminile, di puro gusto, io uomo non ne capisco e non ne voglio neanche capire, perché poca importanza ha, alla fine, in una ristrutturazione/riqualificazione e perché non mi compete.
GUSTO? ESTETICA? DECORAZIONE? Siamo ancora a questi vetusti livelli?

Terzo punto: ma il progettista, anzi LA progettista, che ruolo ha? Nel gruppo di donne al plurale menzionato dal proprietario/committente, dove è collocata l'architetto? Il progetto cromatico non è ancora considerato un reale progetto, ma una decorazione da aggiungere per bellezza? Le competenze, conoscenze, basi interdisciplinari tecniche e scientifiche che servono di supporto al progetto cromatico percettivo e di cui si avvale l'architetto o color designer, possono essere scavalcate da chiunque desideri dire la sua? Con tutto il rispetto, non sono io di certo qualla che sostiene la prevaricazione del progettista sul committente, anzi! Ben venga lo scambio, la comunicazione, il cercare di assolvere e risponedre ai bisogni di chi richiede il lavoro, mettendo in primo piano le persone e le loro esigenze. 
Diverso però è delegare ad un imprecisato gruppo di donne, con mollezza e indelicatezza, il progetto- non-progetto, senza dare la dovuta importanza alla componente cromatica e alla sua collocazione/allogazione nello spazio.

Polemica? Forse. O solo stanca. 




venerdì 19 giugno 2015

Ambiente - Kevin Lynch - Wayfinding

RELAZIONE CON L'AMBIENTE



L'essere umano vive in costante relazione con lo spazio, sia endogeno (rapporto con noi stessi), che esogeno (la realtà attorno) e i segnali visivi nell'ambiente sono fondamentali per poter formare quella che viene definita mappa cognitiva.

"La rappresentazione interna che ci facciamo di un ambiente, delle strade che possiamo prendere per percorrerlo, dei suoi elementi percettivamente più rilevanti, degli oggetti che possono essere utili per i nostri scopi e di quelli che possono metterci in pericolo o ostacolarci, viene chiamata mappa cognitiva". (Maria Rosa Baroni, "Psicologia Ambientale", Il Mulino, 1998, pag.45)


"Nel corso della mia esperienza professionale e personale, ho compreso quanto importante fosse rapportarsi con uno schema che definirei “diagramma relazionale”. La sua struttura formale semplificata consiste in un triangolo i cui vertici esprimono il coesistere di tre realtà che tutti costantemente percepiamo nella vita:

  • la relazione con noi stessi ( esiste quindi anche uno spazio interiore)
  • la relazione con gli altri (sia nel momento in cui ci rapportiamo materialmente e concretamente all'altro, sia quando l'unione è nella memoria)
  • la relazione con lo spazio/realtà attorno

Mi sembra sia importante rendersi consapevoli del fatto che, nella vita, siamo animali relazionali e che gli spazi di relazione sono interni ed esterni, nostri e di altri, nostri e della realtà che ci circonda. Luoghi interiori e sociali formano un insieme che, per continuare ad esistere in armonia, ha bisogno di rispetto. La crescita, la conoscenza, la costruttività positiva non possono svilupparsi, se non trovano terreno fertile. Non c'è coesione o condivisione nella scarsa coscienza di quello che siamo e nel mancato amore verso l'altro, qualsiasi cosa sia l'altro. Aiuta capire, aiuta essere migliori sapere che la relazione biunivoca tra noi e il mondo non finisce mai e che se poca stima, poco rispetto e poco amore c'è tra le parti, non si potrà arrivare in nessun posto e nulla potrà essere costruito." (C. Polli, E. Giunta, "Pagina 20", La Memoria del Mondo Ed., Magenta, 2009)

Ogni volta percorriamo, attraversiamo, incontriamo un LUOGO, la parte istintuale del nostro cervello analizza la situazione nella sua totalità. Guardandoci attorno cerchiamo di capire, mediante i segnali presenti, se vi siano le condizioni biologiche ottimali per sopravvivere o se ci siano minacce, pericoli.
Le informazioni che vengono percepite dall'ambiente, spesso sono selezionate attraverso schemi (U. Neisser, J. Gibson) preesistenti nella mente, che dirigono l' attenzione a certi aspetti piuttosto che ad altri.

Un ambiente nuovo attiva una serie di aspettative, legate alle esperienze precedenti ( e quindi ad uno schema), che portano l'individuo a cercare categorie rispondenti allo schema stesso, per poter ri-conoscere ciò che vede.

Nel momento in cui percepisce un ambiente come accogliente, inoffensivo, piacevole, l'uomo prova la sensazione di benessere. Per esempio un paese/ambiente armonico, portatore di vantaggi, inoffensivo, “bello”, viene vissuto con interesse e piacevolezza e aiuta la coesione sociale.


Per questa continua relazionalità reciproca tra uomo e contesto vissuto, dobbiamo considerare l'ambiente come un insieme di fattori capaci di ifluenzare la qualità della nostra vita.
Superfici, materiali, colori, i loro accostamenti, i loro aspetti intrinsechi, devono essere coerenti coi propri significati biologici e con i bisogni biologici dell'uomo. Ogni artefatto suscita in noi aspettative, biologiche e culturali e ad esse deve rispondere.




KEVIN LYNCH e il WAYFINDIG

L'essere umano reagisce all'ambiente attraverso una “coralità sensoriale” orientata dalle necessità biologiche di specie e dal proprio vissuto (quindi anche culturale, antropologico, simbolico). Entrano, nell'atto di ri-conoscimento dei luoghi da parte del percettore, l'esperienza, il vissuto, le emozioni e la memoria, che danno ulteriore significato al paesaggio “abitato”.

"Spesso la nostra percezione della città non è distinta, ma piuttosto parziale, frammentaria, mista ad altre sensazioni. Praticamente ogni nostro senso è in gioco e l'immagine è l'aggregato di tutti gli stimoli. (...) Una buona immagine ambientale dà a chi la possiede un importante senso di sicurezza emotiva. Gli consente di stabilire tra sé e il mondo circostante una relazione armoniosa. Questa costituisce un sentimento, opposto allo smarrimento di chi ha perso l'orientamento: il dolce sentimento della propria casa è più forte quando la casa è non solo familiare, ma anche distintiva. In effetti, un ambiente distintivo e leggibile, non solo offre sicurezza, ma amplia la profondità e l'intensità possibili all'esperienza umana." (Kevin Lynch,"L'Immagine della Città", Marsilio Editore, VE, 1982, pag. 23)


Secondo l'architetto urbanista Kevin Lynch l'immagine ambientale è il risultato di un processo reciproco tra l'osservatore ed il suo ambiente e può variare in modo notevole da un osservatore all'altro. Ciò che l'osservatore percepisce è basato sulla forma esterna, ma soprattutto è determinato dal modo in cui egli interpreta e organizza la realtà, nonché dal modo in cui orienta la sua attenzione verso essa.

Pur esistendo un'immagine propria per ogni individuo, sembra comunque esservi un certo accordo tra membri di uno stesso gruppo (gruppo di percezione), per cui si può parlare di "immagine pubblica" condivisa, dove bisogni, aspettative, riferimenti sono similari.

Un ambiente che risulti LEGGIBILE e FIGURABILE all'osservatore, (e/o al gruppo di percezione), offre sicurezza e valori positivi quali: la soddisfazione emotiva, il sistema di comunicazione e di organizzazione concettuale.

Tali proprietà, utili all'efficienza e alla sopravvivenza (non dimentichiamoci di essere animali biologici) non sono gli unici fattori importanti per rendere coerente una città; dimensioni quali “estensione”, “tempo” e “complessità” interagiscono con la percezione dell'osservatore e con la sua storia personale/soggettiva di essere umano. “Dobbiamo considerare la città non come un oggetto a sé stante, ma nei modi in cui essa viene percepita dai suoi abitanti” (K. Lynch, op. cit. pag. 25)

Gli spazi urbani, inoltre, risultano funzionali se gli aspetti legati alla comunicazione e alla comprensione dei luoghi vengono progettati secondo: "Un uso coerente e una precisa organizzazione di segnali sensoriali”, ovvero applicando quello strumento che egli definisce nel 1960 Wayfinding (letteralmente, trovare la strada).

Il wayfinding non si riferisce soltanto ad espliciti sistemi comunicativi come la segnaletica stradale e direzionale, ma alla progettazione globale dello spazio; progettazione che deve riguardare allestimenti, organizzazione, arredi e tutto ciò che sia da ausilio all'orientamento.

L’orientamento nello spazio non dipende solo dalla capacità di rispondere alle esplicite istruzioni di un sistema segnaletico, bensì anche, e a volte soprattutto, dalla capacità a reagire agli stimoli sensoriali, alle sollecitazioni di materie e colori, agli inviti delle affordance dell’ambiente”. (Zingale, Boeri, Pastore, 2011)

La città capace di fornire un buon orientamento, ha un'immagine chiara e consente a chi la percorre di muoversi agevolmente, di trovare ciò che sta cercando in poco tempo e di leggere il territorio come un sistema di riferimento che organizza attività, opinioni, conoscenza.

Nel 1992 viene pubblicato "WAYFINDING people signs and Architecture", di R. Passini e D. Arthur, dove il wayfinding viene descritto come uno strumento atto a rispondere ai bisogni di orientamento della gente che deve risolvere problemi in spazi urbani e architettonici. Sinteticamente, le persone che si trovano a confrontarsi con uno spazio soprattutto sconosciuto, percepiscono l'ambiente attraverso tre precisi momenti:

1) elaborazione di una MAPPATURA COGNITIVA (raccolta di informazioni e di immagini)
2) formulazione di un PIANO d'azione
3) decisione di esecuzione, SOLUZIONE (realizzazione di un piano)


Se, per esempio, un turista deve trovare un negozio di frutta e verdura nel paese che sta visitando, per prima cosa raccoglierà mentalmente tutte le informazioni possibili dall'esterno, poi utilizzando i segnali raccolti penserà a come arrivare a destinazione e alla fine realizzerà il suo percorso con mezzi e tempi stabiliti. Più saranno semplici e immediati i segnali e le informazioni provenienti dall'esterno e meno problemi avrà questa persona ad arrivare al negozio.

Un buon intervento di wayfinding deve essere studiato e distribuito per FACILITARE L'ORIENTAMENTO (per es. condurre persone estranee ad un edificio, ad un punto desiderato, senza far porre domande durante il percorso e senza incertezze che implichino perdite di tempo).

Deve rispondere a domande come: Dove mi trovo? Dove devo andare? Come saprò di esserci arrivato?, attraverso segnali d'informazione, segnali di percorso, segnali di identificazione.

Attraverso l'uso del wayfinding si può migliorare la qualità di vita, rendendo l'ambiente più rassicurante, capace di comunicare nell'immediato i segnali utili all'orientamento.




P. Gernes, Ospedale di Herlev, Danimarca, 1968-1976