domenica 26 agosto 2012

I COLORI DELL'ANIMA. UNO SPAZIO INTERIORE.

















Eccomi qui, di nuovo sulla spiaggia del lago. Sto, come una tellina sullo scoglio, nel mio angolo appartato, lontana dai bagnanti (pochi oggi, del resto) che prendono il sole tutti nello stesso posto. Direbbero alcuni antropologi che stanno creando il loro territorio... C'è chi ha bisogno di difendere il proprio spazio e proteggerlo, chi invade deliberatamente quello altrui. Comportamenti biologici. Desideri e modi diversi nel volere o non volere comunicare, socializzare, esternare.
Non che mi importi, adesso, di questi meccanismi. Sono in vacanza e anche se la mia testa troppo piena di concetti si lascia trasportare da temi acquisiti e memorizzati, ho solo voglia di non pensare a nulla di particolare.



Mi guardo attorno, dopo aver costruito la mia tana sul piccolo molo in fondo alla spiaggia.



Il lago è sempre magnifico: oggi increspato, dinamico, color argento, parla col suono delle onde e coi riflessi dorati. Nel cielo limpido quasi indaco, solo dietro le montagne si scorgono nuvole dai volumi soffici e spumosi, coi loro disegni buffi, che riaccendono fantasie e sogni.
Passeggio tra le onde; osservo gli svassi che si immergono e rispuntano più lontano, dopo aver nuotato sott'acqua. I piccoli gabbiani del lago che si lasciano cullare dal vento e planano con infinita eleganza. I germani colorati, iridescenti, che sfilano davanti a me, con una calma rassicurante.
Qui mi sento sicura, serena, leggera, viva.



Alterno momenti di quasi sonno, sdraiata al sole e attimi di attività ludica. Ritorno bambina e faccio disegni coi sassi, i legni, le piume.
Lascio un segno, un ricordo, a nessuno in particolare e a chiunque...
Un gioco, un modo per armonizzare con ciò che ho attorno.


Trovare sassi...
La magia è ri-conoscere, tra mille, quelli che dicono qualcosa, che ti parlano già ancora prima di averli raccolti e tenuti nella mano. E ogni volta, poi, si rinnova la meraviglia nel toccarli, sfiorarli, osservarli da vicino, sentirne a volte l'odore (dell'acqua, delle alghe, di chissà cosa...forse del sole), di udirne il suono quando li faccio picchiettare uno sull'altro.
Lisci, ruvidi, smussati, con angoli aguzzi, dalle mille sfumature e colori, dalle mille forme. Ognuno ha una caratteristica propria, inconfondibile; una sua natura che lo rende simile agli altri, ma diverso, unico, fantastico.
Nello scoprire il sasso, piccolo o grande che sia, vedo tutto un mondo che non ho voglia di mutare o violare, ma solo rispettare.



Questo spazio è fatto di anima. Qui ogni colore del mio “io” si riaccende. Una vela in lontananza passa. Chissà chi la sta governando, chissà dove sta andando...
Medito.
Ferma.
Viaggio.

Respiro. Respiro seguendo le onde che accarezzano la spiaggia e che scorrono dentro me. Lentamente mi lascio trasportare dal loro suono e dalla musica del vento; apro e socchiudo gli occhi, percependo colori, immagini, luci ed ombre. Mi sdraio e sento la sabbia tra le dita, il corpo avvolto dall'energia della terra, il calore del sole.
Profumi e odori che so, conosco, mi tengono compagnia, facendomi a volte rotolare improvvisamente in un tempo lontano, nel ricordo, nello spazio della vita.

Respiro. Sono la natura attorno e la natura è me. Ci abbracciamo come madre e figlia, come padre e figlio, come sorelle, fratelli, amici, amanti. Un dare e ricevere costante, un rispettoso comunicare, un infinito nel momento.

Respiro. Ringrazio...non so neppure chi o cosa, ma qualcosa, qualcuno: questa immensa pace; l'equilibrio e l'armonia; la forza; la verità.

Respiro. Sono così piccola di fronte all'acqua, al cielo, agli animali che qui vivono e che tranquilli mi permettono di restare sdraiata sulla spiaggia, insieme a loro, io...intrusa. Forse perché sanno che li rispetto.

Respiro. Siamo una cosa sola. Noi, la natura, la Terra. Siamo Amore. Un unico grande e meraviglioso respiro.


Passa di qui un bambino con il suo papà. Stanno costruendo un fortino-diga con sabbia e pietre. Sono francesi. Il bimbo osserva con curiosità il mio disegno di sassi sul molo. Lo saluto e lui saluta me, con un sorrisone. Gli dico che il disegno è per lui, un piccolo regalo da parte mia. Sgrana gli occhi e mi dice (in francese ovviamente) "Per me? Oh!! Ma è bello, molto bello. Grazie". Mi commuovo.
Basta così poco?
Per stabilire un contatto sentito e profondo, un legame?
Le forme, i colori, la materia sono certo serviti. Ci siamo compresi attraverso un linguaggio universale fatto di ancestrali disegni e simboli antichi. Ma anche il gesto, il dono, il "presente" nel "presente" e il sorriso, hanno acceso una scintilla, aperto un varco.
Si attraversano ponti e si creano contatti con molto poco.


Adesso vado. Torno a casa. Un ultimo sguardo al mio mondo di sogni e magie.
Grazie.