martedì 26 luglio 2011

A..."PAGINA 20"

PAGINA 20, forse perché proprio su quella pagina ho scritto la cosa più importante, da ricordare, da andare a rileggere...ogni tanto...

Esprimere con le sole parole ciò che si sente, non sempre si può. Il corpo ABITA sensazioni, percezioni, emozioni, sentimenti, pensieri.
Nel testo compare, in modo trasversale, la metafora dello spazio abitato, del corpo abitato. L'ambiente chiuso, l'ambiente aperto e il tema del costruire, divengono basi ed intrecci del racconto.

PAGINA 20 è in realtà un libro "aperto", che il lettore può usare e progettare come interfaccia, note-book, diario, strumento di condivisione, di vissuto, dinterazione. Un libro da leggere, da ri-scrivere, da pasticciare e colorare, da regalare.

Una sorta di scatola che contine altre scatole, come una casa che contiene tante stanze...

I libri si possono leggere, scrivere, disegnare e sognare...


"Pagina 20", di Cristina Polli ed Elena Giunta, La memoria del mondo libreria edtrice.







domenica 17 luglio 2011

Colore: attributi, caratteristiche.

 Un po' di cenni basic.


 

TINTA (hue). E' la caratteristica di un colore riconducibile alla sua denominazione, che conosciamo come rosso, giallo, verde, etc.
CHIAREZZA (lightness). Concettualmente ogni colore se aumentato molto in chiarezza tende ad un bianco acromatico e se diminuito in chiarezza, cioè se scurito, tende ad un nero acromatico.
SATURAZIONE (saturation). Quanto vivace ci appare un colore? Se molto attenuato o desaturato, esso tende ad un grigio acromatico.
(Le definizioni precise derivanti dalla Colorimetria, si possono trovare nei testi di Claudio Oleari)

Colore intrinseco. Colore la cui identificazione avviene mediante strumenti di rilievo colorimetrico.
Pseudo-intrinseco
. Colore di una data superficie osservata in modo opportuno e con isolatori adeguati, da una distanza dai 30 ai 50 cm. (E' possibile comunque vedere solo colori apparenti, perciò viene definito pseudo-intrinseco).
Apparente. E' il colore che vediamo. Varia in tinta, chiarezza e saturazione, a seconda della distanza dell'osservatore, dalle condizioni di illuminazione, dalla temperatura della luce, dal contrasto con lo sfondo, dal colore includente o accostato...etc.
Percepito. E' il colore soggettivo. 


Colore cromatico. Possiede una tinta; diverso dal nero, bianco e grigi neutri.
Colore acromatico. Non contiene tinte.
Colore attenuato. Non puro e non troppo prossimo al grigio.
Bianco, Nero cromatici. Che contengono un po' di tinta.
Bianco e nero Unici. Che non contengono tinta.
Grigi cromatici. Possiedono un po' di tinta, pur mantenendo la loro apparenza di grigio.


Riflettanza. Rapporto tra la quantità di luce incidente su una superficie e la quantità di luce emessa dalla superficie stessa. Dallo spettro di rilflettanza è possibile rilevare la lunghezza d'onda dominante che determina la sensazione cromatica.
Luminanza. Quantità di luce emessa da un oggetto illuminato. Dipende dall'intensità della luce che illumina la superficie.


lunedì 11 luglio 2011

Colorsperimentazione


Per chi non l'avesse già visto, consiglio di andare a guardare con attenzione il lavoro effettuato dagli studenti del Politecnico di Milano, Facoltà di Design, all'interno del corso di COLORSPERIMENTAZIONE tenuto da Mario Bisson e Cristina Boeri.
Basta digitare su You Tube "Il canale di colorsperimentazione" e potrete visionare dei video davvero stupendi. 
Sono convinta che per comprendere appieno il mondo del colore si debba anche sperimentare e ce lo insegnano maestri come Itten, Albers, Stern, Klee, Kandinsky (per citarne alcuni). 
Al di là della teoria, degli studi e della preparazione interdisciplinare di base che chiunque lavori col colore dovrebbe avere, sono certa che sia necessario "provare" con mezzi e strumenti diversi a mettersi in gioco, ricollocandosi in quella realtà di "laboratorio" che spesso si dimentica, perché in apparenza troppo distante dalla propria professione.
La storia insegna del resto che i grandi personaggi dell'architettura e del design sono stati sperimentatori (Le Corbusier...Munari...). Sarà la fretta del nostro tempo che impone l'assenza del laboratorio negli studi professionali? (E spesso nei corsi universitari...) O la burocrazia? O...la pigrizia?
"I sensi", lavoro di gruppo.  Corso "Colore: creatività ed espressione". (Polli Cristina tutor).

Mi permetto, se posso, di esternare la mia stima, a coloro che, al LAB. COLORE di Milano, Politecnico, sono stati così sensibili da capire che i giovani hanno bisogno di "sperimentare", provare, "mettere le mani" letteralmente "nel colore", per poterlo capire e vivere fino in fondo.
Così c'è anche divertimento nell'apprendere e nell'impegnarsi.




giovedì 7 luglio 2011

COS'E' LA PROSSEMICA

LA PROSSEMICA

Progettare il COLORE, significa anche conoscere come l'uomo si rapporta col proprio ambiente, con se stesso e con gli altri. (Vedi riquadro inerente al Wayfinding).
Per tale motivo oggi propongo dei cenni sulla Prossemica, disciplina secondo me indispensabile per comprendere spazi e comportamenti ai fini della realizzazione di un concept e di una sua restituzione progettuale. 


Prossemica: dall'inglese proxemics, termine coniato da E.T.Hall con l'elemento greco sema = segno
Studia l'uso che l'uomo fa dello spazio, frapponendo distanze fra sé e gli altri per avvicinarli o allontanarli nelle interazioni quotidiane e nelle strutturazioni degli spazi abitativi, o urbani. Distanze che variano da cultura a cultura, o da luogo a luogo all'interno della stessa cultura.

Secondo l’antropologo E. T. Hall per capire l’uomo e il suo rapporto relazionale con lo spazio, bisogna comprendere anche come funzionano i recettori percettivi.  I componenti dell’apparato sensoriale ci permettono infatti di esaminare lo spazio attorno e gli oggetti presenti, confrontandoli con il nostro corpo.

Hall distingue i recettori di DISTANZA, da quelli IMMEDIATI.
I primi, occhi-orecchi-naso, ci consentono di fare un esame di ciò che è distante;
i secondi, pelle-membrane-muscoli, ci informano sull’ambiente più prossimo.
Attraverso i nostri sensi possiamo individuare spazi dimensionali, termici, temporali.
Lo spazio, che viviamo come dinamico in quanto noi ci muoviamo dentro spazi, è sempre correlato all’uomo (avere la sensazione di spazio); uomo e ambiente interagiscono costantemente in modo determinante.





L’esperienza che noi abbiamo dello spazio è determinata da ciò che in quel dato spazio possiamo fare. Un ambiente molto alto, o una sala ampia, ci daranno un’esperienza di vissuto diversa da quella fornita da un ambiente basso, o da una sala piccola. In un luogo ove possiamo muoverci senza problemi, viviamo sensazioni e percezioni differenti dalle esperienze che proveremmo stando in spazi che ci obbligano nei movimenti. Ogni spazio, inoltre, lo sentiamo come “estensione dell’organismo”,  come “territorio”. 

Hall  indivudua quattro zone che determinano i nostri personali "territori", delimitati da specifiche distanze che noi frapponiamo tra il nostro corpo e gli altri, premettendo che esse possono mutare da cultura a cultura e a causa di  implicazioni  ambientali o personali.  

DISTANZA  INTIMA                          da cm.    0    a cm.     45

DISTANZA  PERSONALE                da cm.  45    a cm.   120

DISTANZA  SOCIALE                       da cm. 120   a cm.   360

DISTANZA  PUBBLICA                     da cm. 360   in avanti

La zona intima è una specie di seconda pelle che ci circonda e ci fa sentire sicuri. (Nelle lingue anglosassoni viene denominata bubble, che più o meno significa bolla).
Se facciamo entrare qualcuno in questa area è perché abbiamo realmente fiducia in lui.

La zona intima può variare in distanza a seconda dello status dell’interlocutore e dello stato d’animo dell’individuo. Tanto più una persona   è insicura, maggiormente può soffrire per l’intrusione di un’altra. Inoltre un individuo di cui si vìoli tale zona, si sente non rispettato come persona.

Nella zona personale si fanno entrare i buoni amici, i familiari, i colleghi con cui si è legati da rapporti anche di affetto e tutti coloro con i quali si ha una buona comunicazione.
Vi è comunque sempre una “difesa” che ogni individuo gestisce a modo proprio, creando una distanza più o meno evidente secondo i casi.
In situazioni di necessità, (file, ascensore, metrò, etc.), ci si avvicina forzatamente alla zona personale o a quella intima dell’altro; pertanto si utilizzano dei sistemi di comportamento difensivi evitando il contatto oculare, irrigidendosi, non parlando se non obbligati.

La zona sociale è riservata ai contatti di tipo superficiale; per esempio ai conoscenti, alla maggior parte dei colleghi di lavoro e ai propri capi.

Per  zona pubblica si intende quella distanza che va al di là della sfera personale. Non è necessariamente collegata ad un pubblico; può essere infatti intesa come distanza che separa persone che si conoscono e che stanno conversando da lontano, oppure che separa l’insegnante dai propri alunni. 



Il comportamento spaziale dell’uomo comprende, inoltre, altri fattori: l’orientazione, il comportamento territoriale e il movimento nell’ambiente fisico.
Per orientazione si intende l’angolazione secondo cui le persone si situano nello spazio, l’una rispetto all’altra (il luogo ove ci si siede attorno ad un tavolo o in un ambiente pubblico).
Le posizioni e i movimenti nello spazio dipendono dall’ambiente fisico: alcune aree, per esempio, acquistano significato di territorio (la scrivania dell’ufficio oltre la quale non può accedere chi non lavora in quel sito). Altre sono in rapporto con la posizione sociale: il palcoscenico, il posto d’onore.

Anche nella casa le forme e le dimensioni di una stanza possono condizionare la scelta della posizione nello spazio: a volte si è costretti a sedersi dove non aggrada, perché l’ambiente è ristretto e compresso e obbliga a tale posizione. Gli oggetti, gli arredi e gli spazi possono, cioè, essere vissuti come costrittivi.




venerdì 1 luglio 2011

Ideali a colori



Al liceo il mio professore di filosofia mi disse una frase che mi colpì parecchio e che mi è poi rimasta dentro, ritornando ad emergere dai ricordi rimbalzando nel presente come l'eco in una stanza vuota: "Lei è un'idealista, perciò, come tutti gli idealisti, soffrirà  molto nella vita!" 
E' vero, credo e combatto spesso contro i mulini a vento, ma mi piace essere in questo modo. Mi piace poter credere ancora nei valori base e che esista sempre una possibilità di recupero. Penso sia importante vivere con entusiasmo e crescere sbagliando, cadere per potersi rialzare, provare, cercare, porre attenzione, ascoltare, amare. Che la passione possa integrarsi con l'impegno e che il lavoro non debba essere solo una fonte di guadagno, ma un modo per evolversi e per migliorare la vita.
Forse è per questo che sono stanca di parole inutili, di polemiche continue e poco costruttive, di persone che invece di condividere il proprio sapere preferiscono diveinre saccenti e presuntuose, di altre che invece di collaborare attaccano e rifiutano, senza neppure sapere di cosa si tratta, un nuovo punto di vista...Di chiusure e "razzismi professionali".
Facciamo largo, per favore, a giovani curiosi e desiderosi di imparare (hanno tante idee e tanta capacità); a chi umilmente non si mette sempre in prima fila, ma che merita attenzione per il proprio egregio lavoro; a chi si butta, malgrado tutto; a chi ha davvero qualcosa da dire; a chi non dà importanza a ruoli e posizioni, ma si impegna costantemente; a chi è umano; a chi non vuole fili da burattino.
Tutto ciò potrebbe sembrare "poco professionale", men che meno scientifico. Ma io credo non ci possano essere bravi professionisti, se dietro non vi è un po' di cuore, se ci si dimentica che lavoriamo per le persone, per l'ambiente dove tali persone vivono e che il rispetto è la prima cosa a cui si dovrebbe pensare quando si progetta, o insegna.
Vale anche per il colore, questione non di sensibilità ma di cultura, che andrebbe analizzato e conosciuto in maniera trasversale, interdisciplinare, non a senso unico. La stessa formazione, la divulgazione della conoscenza relativa al tema colore, dovrebbe seguire tale strada.
Ho lanciato un input...se volete ditemi cosa ne pensate. A presto.