martedì 24 luglio 2012

SALIENZA e percezione





Lettura percettiva del paesaggio: cenni


In genere l'ambiente viene percepito come un tutto unitario, in relazione funzionale al comportamento dell'individuo. Vi sono teorie, opposte, che spiegano tale caratteristica percettiva: per esempio il modello a lente di Brunswik (1956) e quello ecologico di James Gibson (1957, 1966, 1979). Mentre per B. la percezione è collegata strettamente all'esperienza personale, per G. l'esperienza non gioca nessun ruolo nella percezione, poiché la maggior parte delle risposte percettive sono innate e dipendono dal funzionamento di alcune parti del cervello. 
 
Gibson si interessò soprattutto alla percezione che ha luogo nell'ambiente naturale e per tale ragione il suo approccio venne chiamato ECOLOGICO.


Per Gibson il punto di partenza della percezione è l'ASSETTO OTTICO (struttura o distribuzione della luce nell'ambiente). Esso cambia a seconda di come l'osservatore si MUOVE nello spazio (la maggior parte delle nostre percezioni hanno luogo mentre ci muoviamo). Inoltre la lettura dell'ambiente/spazio avviene secondo alcuni fattori che rimangono invariati:
GRADIENTE di TESSITURA: si costituisce quando una superficie caratterizzata da una tessitura, appare ad un osservatore inclinata rispetto al suo piano fronto-parallelo. I singoli elementi appaiono più fittamente ammassati, più è maggiore la distanza.





















STRUTTURA del FLUSSO OTTICO: flusso degli stimoli che dall'ambiente giungono all'occhio dell'osservatore in movimento. (Es. Dal finestrino del treno le immagini vicine sembrano passare più rapidamente di quelle lontane).

RAPPORTO di ORIZZONTE: rapporto tra la parte di un oggetto che supera la linea di orizzonte e la parte che ne rimane al di sotto.

Non dimentichiamo che la percezione visiva dell'ambiente avviene in un contesto ben più complesso che comprende il modo in cui noi stessi ci rapportiamo alla realtà (endogena ed esogena). Viviamo in costante relazione con noi stessi, con gli altri e con il contesto attorno a noi. Per cui percepiamo anche attraverso:
La situazione fisica (tipo di spazio in cui ci si trova)
Lo stato psicologico (se siamo allegri, tristi, arrabbiati, etc.)
Lo stato fisiologico (siamo assetati, stanchi, infreddoliti, rilassati, etc.)


Di J. Gibson va inoltre ricordato il concetto di AFFORDANCE. L' A. termine intraducibile introdotto nel 1966, rappresenta l'immediatezza con la quale l'oggetto comunica che cos'è e a che cosa serve, quali azioni renda possibili o impossibili.
Per AFFORDANCE AMBIENTALE si intende uno scenario in grado di comunicare con immediatezza tutti i dati necessari per l'orientamento e per la fruizione (utilizzo) dell'ambiente stesso.
Le affordances concorrono a determinare l'attaccamento delle persone ai luoghi.


Con Gibson e U. Neisser viene introdotto in psicologia ambientale il concetto di SCHEMA.
Le informazioni che percepiamo dall'ambiente, sono selezionate attraverso schemi preesistenti nella nostra mente, che dirigono la nostra attenzione a certi aspetti piuttosto che ad altri.
Un ambiente nuovo attiva in noi una serie di aspettative, legate alle nostre esperienze precedenti ( e quindi ad uno schema), che ci portano a cercare categorie rispondenti allo schema stesso.
Secondo F.H. Allport (1955) esiste un SET PERCETTIVO, per cui l'attenzione che noi rivolgiamo all'ambiente, attraverso il sistema percettivo, viene influenzata da "tendenze sistematiche". (Il termine inglese set, è impiegato per indicare un'aspettativa, o una predisposizione verso una data situazione).
Il set percettivo è prodotto da vari fattori: il contesto, le aspettative, le motivazioni, l'esperienza passata e le emozioni.


Se si è interessati, per esempio, allo sport della vela, si noteranno – guardando delle barche a vela sul lago/mare - dati tecnici relativi alle imbarcazioni o alle modalità di guida, che non si percepiscono se non c'è lo stesso stimolo d'interesse. 



 

MAPPA MENTALE o COGNITIVA: "La rappresentazione interna che ci facciamo di un ambiente, delle strade che possiamo prendere per percorrerlo, dei suoi elementi percettivamente più rilevanti, degli oggetti che possono essere utili per i nostri scopi e di quelli che possono metterci in pericolo o ostacolarci, viene chiamata mappa cognitiva". (Maria Rosa Baroni, "Psicologia Ambientale", Il Mulino, 1998, pag.45)


Per l'uomo i segnali visivi nell'ambiente sono fondamentali per poter formare una mappa cognitiva.
Secondo varie ricerche (Kaplan, Brown, Wendt, negli anni Ottanta) perché un individuo possa dare una valutazione affettiva/positiva di un ambiente, devono essere soddisfatte le condizioni di:
Coerenza
Leggibilità
Complessità (ricchezza di stimoli percettivi, comunque leggibili))
Mistero (informazioni non immediate, ma da "scoprire")


Un ambiente per piacere deve avere una certa complessità (ricchezza di aspetti percettivi), ma risultare leggibile. Ci deve dire cioè di che tipo di ambiente si tratta e quali aiuti ci può fornire nella realizzazione dei nostri piani.
Questi aspetti sono riassumibili nel concetto di supporting environment (ambiente che sostiene) di Canter (1983), cioè di ambiente che facilita il soggetto ad ottenere tutte le informazioni che servono e ne facilita le azioni.

Poltrone Ligne Roset

L'ambiente provoca, prima della risposta cognitiva, quella affettiva.
Gli aspetti di sicurezza, sostegno, incoraggiamento all'azione che provocano una risposta positiva al supporting environment, sono gli stessi che caratterizzano "un buono stile di attaccamento", cioè il facilitating environment di D. Winnicott.
L'ambiente facilitante di Winnicott permette lo sviluppo del bambino dalla dipendenza all'autonomia ed è soprattutto determinato dalla vicinanza e dai comportamenti della madre.
Anche l'ambiente ha una componente affettiva, che diviene sostegno e facilitazione nella comprensione ed azione.


OGGETTO SALIENTE E MAPPE DI SALIENZA

(M. R. Baroni, “Psicologia ambientale”, Il Mulino, BO, 1998
P.Rookes, J. Willson, "La percezione", Il Mulino, BO, 2002
Jean-Philippe Lachaux, “Controllare l'attenzione”, in: “Mente & Cervello”, Le Scienze, N°87, anno X, Marzo 2012, pag.27/33)

In un esperimento noto lo psicologo statunitense Daniel Simons ha presentato ad alcuni soggetti un filmato nel quale alcune persone giocavano a basket. Senza che gli spettatori venissero avvisati, un attore travestito da gorilla attraversava ad un certo punto il campo da gioco, si fermava tra i giocatori, salutava e poi se ne andava.
La maggior parte degli spettatori, che avevano il compito di seguire il gioco, non notava il gorilla.
Il non notare il gorilla è dovuto al legame tra attenzione, percezione e memoria.

Il sistema visivo non ha la funzione di memorizzare in ogni istante e nei dettagli l'ambiente circostante.

Se l'attenzione dello spettatore si fosse rivolta al gorilla (attivazione delle aree visive del lobo temporale, giro fusiforme, lobo frontale, V1, memorizzazione a breve termine nella corteccia pre-frontale) allora avrebbe potuto individuarlo.

Senza l'attenzione non ha luogo l'attivazione con le parti del cervello che ci danno la possibilità di memorizzare e individuare; quindi non si vede il gorilla.

Tutti avrebbero notato il gorilla se:
fosse stato dipinto di rosso
i soggetti fossero stati avvisati della sua presenza


L'attenzione può essere avviata da indizi particolari che il nostro cervello si aspetta: COLORI, SUONI, FORME, MOVIMENTI
Si suppone l'esistenza di gruppi di neuroni specializzati nella percezione (per es. di volti o colori). Tali neuroni ci danno la possibilità di rilevare la presenza di un papavero rosso in un prato tutto verde.
Tali neuroni ci permettono di avvertire nell'ambiente la presenza di elementi interessanti.
Un oggetto che spicca per luminosità, colore, forma e movimento, cattura la nostra attenzione.
Si dice che è SALIENTE.
Anche gli stimoli emotivi rendono saliente un oggetto. L'amigdala riconosce rapidamente il carattere pericoloso o piacevole di un oggetto. (Es.: scambiare un ramo secco per un serpente velenoso).
L'attenzione automatica è data anche da elementi che apprezziamo o siamo abituati a distinguere (semaforo).




Tutti questi elementi concorrono nel costruire una MAPPA di SALIENZA dell'ambiente.
Se percorriamo un paesaggio naturale, per esempio, siamo attratti dalla fruta matura sull'albero (che è colorata), dall'acqua di un fiume che scorre, o dai raggi del sole che passano attraverso rami e foglie.
Le mappe di salienza sono stabilite sulla base di proprietà visive come le DISCONTINUITA' nell'immagine:
D. cromatica (passare dal verde al rosso, come per delle ciliegie mature su foglie verdi)
D. del movimento (il fiume)
D. luminosa (giochi di luce, scintillii...)
Le mappe di salienza guidano lo spostamento di attenzione e quello dello sguardo.

lunedì 16 luglio 2012

A GIACOMO


  A GIACOMO Emozioni a colori.

Foto G. Rizzi


Quando un amico se ne va, rimane l'essenza del dolore e della perdita che ti stringono la bocca dello stomaco.

Credo che Giacomo, però, non vorrebbe lo ricordassi con questa sensazione.

Perciò: Ciao Giacomo!

Dove stai viaggiando ora? Tu che hai sempre amato esplorare il mondo, i particolari, i dettagli, anche attraverso l'obiettivo della macchina fotografica, dove ti stai dirigendo?
Ti vedrei bene su una mongolfiera colorata, nel vento, col solito sorriso, la solita dolcezza e un po' di ironia, pronto ad affrontare nuove avventure.
Del resto non c'è mai stato niente di scontato in te, di ovvio, “imparruccato”, previsto, noioso, usuale.

NIENTE GRIGIO per favore...

Anzi direi ci fosse una sana dose di ribellione, di sana inconfondibile follia, nel tuo “uscire dagli schemi”, nel tuo “osare è meglio”, nel tuo dinamismo.


Foto C. Polli. So che ti piaceva...

Chi ti ha conosciuto, sa quanto fosse grande l'entusiasmo, la passione per ogni piccola esperienza, per la scoperta e la ricerca, per la vita in sé. Quanta creatività e fantasia ci fossero in ogni gesto, azione, progetto.
In ogni laboratorio, corso, iniziativa, ho visto nei tuoi occhi vitalità e forza.

Mi hai dato tanto, mi hai insegnato molto, soprattutto col tuo esempio, con la capacità di arrivare agli studenti in modo diretto e umano.
Mi hai lasciato un'eredità meravigliosa (e te l'ho detto milioni di volte) l'amore per il COLORE!
Ho iniziato questo cammino professionale anche perché allora (in un momento di grande confusione) mi hai aperto una porta di luci ed emozioni, oltre la quale ho cominciato a scorgere interessanti gibigiane e chiaroscuri, sfumature e possibilità.

Ci sono linee sottili, che ci uniscono tutti, in un modo o nell'altro, nel bene e nel male. E in questa vita, dove nulla si ferma, rimane quella linea che continuerà ad unirci, per sempre.

Ho in mente quella mattina in Bovisa, in cui io e Mattia siamo andati a prendere qualcosa da mangiare in aula e ti abbiamo portato, insieme al panino, le foglie rosse dell'autunno e tu agli studenti hai detto: “Ecco questa è la diversità che c'è tra un comune panino e un panino che emoziona, perché c'è il colore e l'amicizia”.

Non ho altro da aggiungere.

Solo Grazie.
Lab. Interni. I cubi simbolici.



cristina

mercoledì 27 giugno 2012

COLORI PER UNO SPAZIO DELL'IO.


Fred Frety e Daniel Pouzet - Dedon


Il concetto di abitare, che si è evoluto negli ultimi anni, presuppone una rivisitazione delle comuni modalità progettuali degli spazi abitativi. Bisogni, desideri, ritualizzazioni, sono mutati trasformando quindi anche il senso di appartenenza dei luoghi e la loro funzione/fruizione originale.
Sempre più si cerca di ri-trovare tempi e spazi propri, ritagliandoli da frenetiche giornate lavorative e da svariati impegni. Oppure, all'ombra di disagi e preoccupazioni, si sognano attimi preziosi di serenità interiore, per rigenerarsi e trovare nuova forza.
E' in parte possibile rispondere a questi bisogni nell'individuazione di “territori” personali all'interno della casa, o, come li chiamerebbe l'architetto Giacomo Rizzi, di “spazi dell'io”.
Spesso mi è capitato di chiedere ai miei committenti di pensare al punto della propria abitazione più vicino alla loro natura, il “posto” nel quale amavano maggiormente rimanere a riflettere, riposare, rilassarsi. Per alcuni rilassarsi significa leggere un libro, per altri ascoltare musica, oppure stare in silenzio, protetti dalla poltrona- nido (cocooning).
Comunque la scelta viene sempre effettuata in modo spontaneo, istintivo. L'angolo del sé, se si vuole, lo si trova.
Dopo l'individuazione del posto (nel living, o nella camera del riposo...), vi è la riqualificazione dello spazio attraverso l'uso di arredi, componenti, luci, materiali, colori. Non è necessario ristrutturare interi ambienti per costruirsi il proprio angolo dell'io.


Poltrona sospesa Troplicalia - Moroso

 La componente cromatica trova in tal caso uno spazio davvero importante. Sappiamo ormai delle influenze che i colori (sensazioni date dalle luci selettivate di una certa frequenza colore; sensazioni cerebrali date nell'atto percettivo) hanno sul nostro corpo e sulla nostra mente. Lo spazio dell'io però è legato strettamente alla soggettività di chi lo “abita”, pertanto un progetto adeguato dovrà tener conto del temperamento, delle aspettative, dei bisogni e desideri del committente, nonché delle sue abitudini.
Co-abitare il luogo del sé diventa un momento di relax e di “chiusura” costruttiva, positiva. 






Tappeto fatto a mano. ICE
 

Potremmo avere voglia di un posto che rievochi la natura, il giardino, l'acqua, l'ambiente naturale: i colori evocativi dei verdi, azzurri, nelle varie tonalità e sfumature, si uniranno ad arredi con materiali naturali, a cuscini dalle stoffe cangianti, ad un tappeto con fibre di canapa o cocco, a luci solari velate da schermature che ondeggiano come se fossero nel vento, al verde naturale che schermerà quest'angolo di pace dal resto del locale

C. Polli. Acquatica.
.
Oppure tutto ruoterà attorno al concept della lettura: i colori potranno diventare più scuri, saturi e giocare con stoffe morbide vellutate, con luci efficienti per poter leggere che illumineranno a cono la poltrona, con un tavolino d'appoggio dove appoggiare occhiali, matite, altri libri, fogli...Un separé potrà ridefinire lo spazio, isolando il lettore. Forse una parete sarà lo sfondo ove rileggere percezioni perdute.


Bibliochaise di Nobody & Co.

 Il luogo dell'io può essere il luogo del “sogno”, dei sensi. L'isola appartata ed incantata. Il bisogno concretizzato di privacy. I colori diventano allora rullate e velature che emozionano sul paravento costruito apposta. La poltrona-cuscino sul tappeto, un nido protetto e quasi notturno dai toni bluastri. Luci soffuse, colorate, mutano percezioni e sensazioni. 

 

Potremmo andare avanti così per ore...basta individuare un concept che convinca.
O forse un sogno...colorato, ovviamente!

L'ARGOMENTO PERO' NON SI PUO' RIDURRE a semplificazioni e ovvietà.
Dovremmo fermarci a riflettere, ogni tanto, sul valore dei segni e delle parole. Abitare è un termine complesso, che non racconta soltanto lo stato e il luogo in cui noi ci sentiamo e stiamo.
E' collegato sicuramente al concetto di STARE ed ESSERCI, è l'essenza dell'IO che si rivela e vive in uno spazio, ma è soprattutto unito alla profonda essenza del SIGNIFICARE. Abitare vuol dire dare dei significati, stare nel significato, significare.


Il nostro luogo dell'io ha senso perchè NOI diamo un senso a questo spazio, attraverso oggetti, colori, forme, materiali che ci sono vicini, che fanno parte del nostro vissuto, che trasmettono memorie, tradizioni, unicità. 


Noi, che abitiamo il mondo, il nostro corpo, la nostra casa, diamo significati e costruiamo storie. Senza il valore aggiunto della memoria (che guarda caso è strettamente unita all'attenzione) non potremmo sentire l'attaccamento ai luoghi, facendoli nostri e vivi. Così come l'oggetto transizionale (D. Winnicott) ci rende adulti e ci fa fare esperienza della crescita, del mondo esterno e interno, rimanendo poi nel corso della nostra esistenza dentro di noi, per ricordarci chi siamo e dove siamo, a cosa ci agganciamo o possiamo agganciarci per non perderci, anche il luogo dove abitiamo si rafforza con le immagini della nostra interiorità, esprimendo quello che siamo e potremo essere. Il divenire in noi e fuori da noi ha bisogno di un saldo riconoscimento, che è anche nella progettazione di significati.

mercoledì 30 maggio 2012

SPAZIOTECA DELLA SCUOLA


 


SPAZI...
Di colore. Di immaginazione. Di volontà. Veloci. Unici. Incomparabili. Destinati. Di attività. Di musica. Di silenzi. Giovani. Nuovi. Di tendenza. Di abbondanza. Di risonanza. Di sogno. Di risate. Di protezione. Aperti. Chiusi. Percorribili. Utili. Giocosi. Che catturano. Che invitano. Che lasciano. Che spengono. Di vita. Luminosi. Accesi. Lindi. Grandi. Piccoli. Estesi. Lontani. Interiori. Incorporei. Giustificati. Occupati. Individuati. Veri. Antichi. Di memoria. Evocativi. Circoscritti. Dei sensi. Percettivi. Temporanei. Infiniti. Parziali. Totali. Gloriosi. Permanenti. Localizzati. Visti. Da vedere. Da ascoltare. Da sentire. Da ri-trovare. Da cercare. Esistenti. Vissuti. Noti. Forti. Pieni. Reali. Concreti. Astratti. Estraibili. Vuoti. Direzionali. Involutivi. Evolutivi. Che escono. Che entrano. Che fluttuano. D'arte. Di storia. Di gente. Di memoria. Di espressione. Di emozione. Di sentimento. Di niente. Di tutto. Circocentrici. Di forma. Con forme. Conformi. Esistenziali. Esistenti. Filosofici. Religiosi. Spirituali. Metafisici. Critici. Che scelgono. Da scegliere. Che interagiscono. Che accettano. Che includono. Che assomigliano. Allargano. Vibrano. Avvicinano. Giocano. Ricreativi. Energizzanti. Che stimolano. Provocano. Affascinano. Di induzione. Di conduzione. Di convinzione. Educazione. Di fervore. Di ricerca. Di freschezza. Ingenui. Capaci. Di forza. Di appartenenza. Di legami. Liberi. Suggestivi. Della quiete. Dell'amore. Di punti. Universali. Di corpi. Corposi. Armonici. Risuonanti. Invisibili. Di testa. Di cuore. Di condivisione. Dinamici. Nel tempo. Di carezze. Di sorrisi. Di lacrime. Di luce. Di riflessi. Inflessioni. Di chiaroscuri. Di arcobaleni. Di sfumature. Saturi. Delicati. Nello spazio ... azzurro blu giallo arancione verde bianco.



COLORE e PROGETTO: lo spazio scuola cerca il colore


Riqualificazione delle aule di meccanica dell'Istituto Cobianchi di Intra (VB)



Enti/Associazioni promotori:
  • Forum Provinciale delle Associazioni dei Genitori (FOPAGS VCO), all'interno del progetto “Mestieri e Professioni”. Coordinatrice: dott.ssa Angelica Sassi
  • Istituto Cobianchi di Intra. Referenti: dirigente scolastico dott. Emilio De Biase e vicepreside prof.ssa Elena Lasso


PRIMO STEP
Con oggi parte sul blog una sorta di diario, (al quale spero parteciperanno con i propri commenti anche gli altri interessati), che durerà tutto il tempo del progetto e che illustrerà tappa per tappa il percorso effettuato.

Premessa
Da alcuni anni partecipo al progetto “Mestieri e Professioni”, raccontando agli studenti delle scuole superiori (durante l'open day) le mie esperienze professionali. Mi sono trovata spesso con l'amico e collega architetto Dario Martinelli, a parlare di colore, architettura, design, del “lavoro quotidiano”, di come sia la nostra vita, degli impegni, delle ansie, gioie, paure e soddisfazioni, dell'entusiasmo che ancora ci accomuna, delle passioni che vanno oltre la professione...Insieme, con la super visione di Angelica Sassi, abbiamo anche interagito con gruppi di studenti, attraverso dei workshop metaprogettuali a tema, ri-creando il sistema “studio professionale” con tanto di ipotetico committente e progetto da analizzare. Obiettivo: far comprendere come il progetto ruoti sempre attorno all'uomo e ai suoi bisogni e come la fase di meta-progetto sia essenziale per porre basi forti sulle quali poi rielaborare un concreto progetto.
Da queste esperienze, gratificanti per ambo le parti ( e devo dire per me e Dario è sempre stato un grande piacere comunicare e produrre idee con studenti giovani, curiosi e intelligenti) è nato il desiderio di andare oltre, verificando le fasi successive insieme ad un gruppo di studio motivato.

L'idea
E' così che, grazie alla vicepreside dell'Istituto Cobianchi prof.ssa Elena Lasso e alla sempre presente Angelica, si è deciso di programmare un percorso progettuale per la riqualificazione di una cellula-spazio significativa, attraverso un mirato progetto cromatico percettivo.

Da un micro cosmo spaziale, quale può essere un'unica aula, nasce un progetto pilota, che si prefigge di diventare esempio e linea guida per progetti futuri dello stesso tipo, allargandosi magari un giorno a macrocosmi sempre all'interno della scuola.

Il progetto vedrà una prima parte di analisi, una rielaborazione, una strutturazione, la realizzazione pratica e nel tempo una raccolta dati per verificare l'effetto percettivo del colore e sue allogazioni.

Perché l'aula 1A MM di meccanica
E' bastato un sopralluogo veloce per comprendere che questo era lo spazio giusto sul quale operare. Ancora oggi, malgrado si cerchi di diffondere il principio per cui l'ambiente influenzi l'individuo e sia capace nell'interazione continua e costante, di rispondere (o meno) a bisogni ed esigenze psicofisiche, ci troviamo di fronte casi in cui proprio lo spazio di vita crea disagi, stress e pertanto diviene fonte di problemi.
L'aula in questione ne è un esempio eclatante.

rivestimento
pavimento

Giovedì 24 maggio 2012 - Nasce il gruppo
Giovedì, bella giornata di sole, ho appuntamento nell'aula 1A MM con gli studenti del Cobianchi, del Cavalieri e del Gobetti, che hanno scelto di seguire il mio workshop annuale sul colore (o job shadow).
Staremo qui dalle ore 9.00 fino alle ore 16.00
Il gruppo è formato da 12 ragazzi: Matteo, Jessica, Alisia, Giulia, Silvia, Arleta, Katrin, Eugenio, Luca 1, Luca 2, Francesco e Jacopo.
Ci presentiamo, conosciamo e raccontiamo qualcosa di noi. Mi parlano della scuola di provenienza, dei loro hobbies, del perché hanno deciso di frequentare questo laboratorio.
Senza perdere tempo spiego subito che, se vorranno, potranno rendersi partecipi di un'idea progettuale che verrà realizzata in concreto, proprio in quest'aula. Insomma oggi non sarà solo un workshop che poi non vedrà un risultato finale reale, ma l'inizio di un percorso che si svilupperà nel tempo e che avrà un riscontro pratico nella realizzazione di un progetto cromatico di riqualificazione.

Negli occhi: stupore, curiosità, ma, credo, anche soddisfazione di poter far parte di un vero progetto. Di essere testimoni, ideatori e realizzatori...,si, perché insieme dovremo poi, con l'aiuto di un applicatore professionista, ridipingere le pareti!

Inizio con il suddividere in due gruppi il team (per me è come essere in uno studio di progettazione con dei validi collaboratori) e chiedo a ciascuno di loro di “eleggere” un relatore capo gruppo.

GRUPPO 1: Giulia, Alisia, Eugenio, Arleta, Luca, Jessica

GRUPPO 2: Matteo, Jacopo, Katrin, Silvia, Luca, Francesco

Si sistemano in cerchio attorno ai banchi riuniti; a disposizione pennarelli, fogli grandi e piccoli.













Fasi
FASE 1 (percezione cognitiva/analisi del percetto). Per prima cosa esaminiamo lo stato di fatto del percetto (aula). Chiedo ai due gruppi di osservare lo spazio in modo obiettivo, valutando dimensioni, materiali, rivestimenti, luce, colore, oggetti, arredi, temperatura, comunicazione con l'esterno (giardino, corridoio), entrata/uscita, lo stato di degrado se esiste e a che livello è.
Ogni tipo di osservazione dovrà essere riportata sul foglio grande in maniera libera (key words, schizzi, frasi, colori...). La sintesi verrà esposta dal relatore a tutti noi.

SINTESI dei gruppi e verifica: dalle relazioni dei due gruppi l'aula risulta essere molto alta; soffitto e pareti presentano molti tubi a vista, uno di essi anche rotto; il pavimento è a piastrelle grigio chiaro e scuro, esagonali; le pareti sono di colore bianco “sporco” e grigio; la parete dietro ai banchi (fondale) è caratterizzata da una texture di mattoni sempre grigi e bianchi; la porta d'accesso è in legno noce, così come le cornici attorno alle finestre; vi sono delle finestre alte, poste sulla parete della porta d'entrata, che danno sul corridoio e delle finestre più grandi che invece danno sul giardino/corte esterno, al di sotto delle quali sono collocati i due caloriferi; vi è una lavagna, e dei componenti d'arredo (orologio, armadietto, appendiabiti...), oltre ai banchi e alla cattedra; le luci a neon sono sospese; due pilasti spezzano la continuità dell'aula, dividendola in due parti sulla lunghezza. Il degrado è tangibile: prese instabili che “spuntano” dal muro, tubi rotti, colore ulteriormente ingrigito, la zona alta (dove si vedono tubi e neon) è molto impolverata, il legno è consumato, qualche crepa e scritta sui muri...



























FASE 2 (percezione istintiva). Chiedo ai gruppi di valutare lo spazio attraverso l'ascolto delle proprie sensazioni/emozioni, al fine di comprendere quali possano essere i disagi nell' ”abitare” questo luogo, quali gli elementi disturbanti, o qualificanti.

SINTESI dei gruppi e verifica: dall'analisi dei due gruppi di lavoro emerge primariamente il disagio acustico; si fa fatica a comunicare, perché “non ci si sente” (non arriva il messaggio comunicativo, disturbato nella sua emissione e ricezione), a causa delle dimensioni dell'aula poco adatte ad una buona acustica e all'assenza di insonorizzazione verso il corridoio (qualsiasi rumore ci arriva addosso in modo prepotente); ciò induce anche alla distrazione; vi è abbagliamento proveniente dalle finestre che danno sull'esterno, poiché prive di protezioni/oscuranti (tapparelle, o tende); i colori in prevalenza grigi e scuri e impolverati provocano sensazioni negative di noia, tristezza, fastidio (spazio troppo monocolore - monotono), inquietudine, trascuratezza (dovuta anche ai segni di degrado); ci si sente infreddoliti; l'altezza crea sensazione di vuoto.

FASE 3 (percettore/gruppo di percezione). Tutti insieme cerchiamo di individuare i reali fruitori dell'aula. Chi sono, quali i possibili bisogni psico-fisici, il tempo di utilizzo dell'aula.

SINTESI: i fruitori principali (gruppo di percezione) sono gli studenti e i professori/docenti; vi sono poi visitatori occasionali (per es. dirigenti scolastici) e personale scolastico. La durata maggiore di utilizzo è da parte degli studenti/professori.
I bisogni sono legati alla funzione dell'aula e ai suoi utenti. Comunicare bene, ascoltare se stessi e gli altri, apprendere senza distrazioni, concentrarsi, vedere in modo chiaro la lavagna, focalizzando l'attenzione quando occorre su di essa. Vedere senza affaticamento i posti di lavoro (banchi). Soprattutto, però, sono legati allo stato psico-fisico di ogni individuo: sentirsi in un luogo protetto, accogliente, armonico, sereno, non “pericoloso” (attuazione/risposta biologica verso l'ambiente).

FASE 4 (utilizzo). Verifichiamo in che modo, per che cosa e perché l'aula viene utilizzata. La sua possibile destinazione d'uso anche futura.

SINTESI: l'aula viene abitualmente utilizzata per la didattica (lezioni). Attualmente è destinata al settore Meccanica. Non si sa se nel futuro potrà mutare la situazione attuale (da verificare).

FASE 5 (orientamento del progetto). Spiego al team che è possibile orientare il progetto cromatico secondo ciò che il colore deve comunicare, sembrare o/e provocare. Do loro qualche riferimento e spiegazione teorica sul colore nel progetto.

Insieme rielaboriamo e riassumiamo i principali disagi/problemi che coesistono all'interno dell'aula e che possono provocare disagi durante le lezioni.

PROBLEMATICHE consecutive all'analisi effettuata: difficoltà nel fare lezione, nel comunicare, nell'essere attenti, nel poter vedere proiezioni eventuali sulla parete della lavagna (non c'è modo di oscurare le finestre) e/o in modo discreto la lavagna; facilità alla distrazione e alla noia; l'ambiente così com'è non invoglia a studiare o concentrarsi.

IPOTETICHE RISPOSTE colore: (sembrare/provocare)) abbassare il soffitto, limitare la percezione del rumore (disturbo acustico), migliorare la sensazione di accoglienza, comunicazione, attenzione, condivisione, interazione, apprendimento; (comunicare) dare segnali e segni.
Sicuramente sarà necessario intervenire nella risistemazione globale dell'aula (tende, bacheca per esporre comunicazioni, cestini nuovi, etc.)

















FASE 6 (concept). Dopo la pausa pranzo e le debite considerazioni sull'analisi effettuata in mattinata (con tranquilla chiacchierata sugli scalini in giardino, al sole) ci apprestiamo, mediante iniziale brainstorming, ad avvicinarci ad un concept di progetto. E' importante estrarre dal lavoro compiuto oggi un'idea forte sulla quale poi poter rielaborare e riflettere.
Per rendere più esperienziale questa fase, lascio ai ragazzi del tempo per fare liberi accostamenti di colori sui fogli.
Su un foglio grande chiedo loro di riunire (tutte e due i gruppi) varie parole chiave, come sintesi delle varie considerazioni dettate dal brainstorming.

UN'IDEA DI AULA
Il concept per ognuno è diverso: si va dal concetto di “mare” ovattato e profondo, all'albero che riporti il senso di natura negli interi, al “magazzino” che riprenda la tematica insegnata, alla policromia naturale che dia calore (sabbia, acqua).


 












SINTESI: natura, distensione, tranquillità, accoglienza, armonia, calore, relax, sfumature, multicolor, protezione, benessere.

Al termine dell'incontro ho estrapolato una parola su tutte ARMONIA e ho chiesto di dirmi (risposta veloce, istintiva) cosa rappresentava per ognuno di loro. Le risposte sono state:
NATURA, LEGAMI, SFUMATURA, ORDINE, DORMIRE, COLORI, BENESSERE, MUSICA, TRANQUILLITA'.

Abbiamo quindi deciso che il nostro CONCEPT di progetto sarà ARMONIA, o AMBIENTE ARMONICO, con tutte le sue accezioni.
Partiremo da qui.

Già da questo nostro primo incontro sono nate delle idee progettuali, che esprimono il desiderio di entrare nel vivo del progetto. Seppure premature in questo primo step, ritengo siano preziose per la definizione finale, per cui le riassumo qui di seguito:
ridurre l'altezza, mostrare/evidenziare o nascondere i tubi, sfumare dal basso verso in alto con colori vicini alla natura, abbozzare alberi stilizzati per nascondere tubi, creare quinte colore con senso prospettico (montagna), soffitto azzurro (in alto come il cielo) o scuro, creare linee di separazione irregolari, fondi con un colore – pilastri con un secondo colore – tubi con un terzo, utilizzo di verdi, sabbia, azzurri/blu, gialli.




Considerazioni
Il contributo degli studenti nella parte di analisi è stato assolutamente prezioso. Con alcuni di loro (Matteo, Jessica, Alisia, Giulia, Silvia, Arleta, Eugenio, Luca, Jacopo) continuerò il percorso progettuale, fino alla realizzazione pratica.






Ragazzi vi RINGRAZIO!!!! Siete stati attenti, curiosi, intelligenti, vivaci, veri, divertenti, seri...Credo molto in voi, nelle vostre capacità e nei comuni valori che uniscono al fine di produrre concretamente un'idea, farla diventare realtà, per il bene di altri.

Da qui si parte...poi tutto è ricerca, verifica...