martedì 24 luglio 2012

SALIENZA e percezione





Lettura percettiva del paesaggio: cenni


In genere l'ambiente viene percepito come un tutto unitario, in relazione funzionale al comportamento dell'individuo. Vi sono teorie, opposte, che spiegano tale caratteristica percettiva: per esempio il modello a lente di Brunswik (1956) e quello ecologico di James Gibson (1957, 1966, 1979). Mentre per B. la percezione è collegata strettamente all'esperienza personale, per G. l'esperienza non gioca nessun ruolo nella percezione, poiché la maggior parte delle risposte percettive sono innate e dipendono dal funzionamento di alcune parti del cervello. 
 
Gibson si interessò soprattutto alla percezione che ha luogo nell'ambiente naturale e per tale ragione il suo approccio venne chiamato ECOLOGICO.


Per Gibson il punto di partenza della percezione è l'ASSETTO OTTICO (struttura o distribuzione della luce nell'ambiente). Esso cambia a seconda di come l'osservatore si MUOVE nello spazio (la maggior parte delle nostre percezioni hanno luogo mentre ci muoviamo). Inoltre la lettura dell'ambiente/spazio avviene secondo alcuni fattori che rimangono invariati:
GRADIENTE di TESSITURA: si costituisce quando una superficie caratterizzata da una tessitura, appare ad un osservatore inclinata rispetto al suo piano fronto-parallelo. I singoli elementi appaiono più fittamente ammassati, più è maggiore la distanza.





















STRUTTURA del FLUSSO OTTICO: flusso degli stimoli che dall'ambiente giungono all'occhio dell'osservatore in movimento. (Es. Dal finestrino del treno le immagini vicine sembrano passare più rapidamente di quelle lontane).

RAPPORTO di ORIZZONTE: rapporto tra la parte di un oggetto che supera la linea di orizzonte e la parte che ne rimane al di sotto.

Non dimentichiamo che la percezione visiva dell'ambiente avviene in un contesto ben più complesso che comprende il modo in cui noi stessi ci rapportiamo alla realtà (endogena ed esogena). Viviamo in costante relazione con noi stessi, con gli altri e con il contesto attorno a noi. Per cui percepiamo anche attraverso:
La situazione fisica (tipo di spazio in cui ci si trova)
Lo stato psicologico (se siamo allegri, tristi, arrabbiati, etc.)
Lo stato fisiologico (siamo assetati, stanchi, infreddoliti, rilassati, etc.)


Di J. Gibson va inoltre ricordato il concetto di AFFORDANCE. L' A. termine intraducibile introdotto nel 1966, rappresenta l'immediatezza con la quale l'oggetto comunica che cos'è e a che cosa serve, quali azioni renda possibili o impossibili.
Per AFFORDANCE AMBIENTALE si intende uno scenario in grado di comunicare con immediatezza tutti i dati necessari per l'orientamento e per la fruizione (utilizzo) dell'ambiente stesso.
Le affordances concorrono a determinare l'attaccamento delle persone ai luoghi.


Con Gibson e U. Neisser viene introdotto in psicologia ambientale il concetto di SCHEMA.
Le informazioni che percepiamo dall'ambiente, sono selezionate attraverso schemi preesistenti nella nostra mente, che dirigono la nostra attenzione a certi aspetti piuttosto che ad altri.
Un ambiente nuovo attiva in noi una serie di aspettative, legate alle nostre esperienze precedenti ( e quindi ad uno schema), che ci portano a cercare categorie rispondenti allo schema stesso.
Secondo F.H. Allport (1955) esiste un SET PERCETTIVO, per cui l'attenzione che noi rivolgiamo all'ambiente, attraverso il sistema percettivo, viene influenzata da "tendenze sistematiche". (Il termine inglese set, è impiegato per indicare un'aspettativa, o una predisposizione verso una data situazione).
Il set percettivo è prodotto da vari fattori: il contesto, le aspettative, le motivazioni, l'esperienza passata e le emozioni.


Se si è interessati, per esempio, allo sport della vela, si noteranno – guardando delle barche a vela sul lago/mare - dati tecnici relativi alle imbarcazioni o alle modalità di guida, che non si percepiscono se non c'è lo stesso stimolo d'interesse. 



 

MAPPA MENTALE o COGNITIVA: "La rappresentazione interna che ci facciamo di un ambiente, delle strade che possiamo prendere per percorrerlo, dei suoi elementi percettivamente più rilevanti, degli oggetti che possono essere utili per i nostri scopi e di quelli che possono metterci in pericolo o ostacolarci, viene chiamata mappa cognitiva". (Maria Rosa Baroni, "Psicologia Ambientale", Il Mulino, 1998, pag.45)


Per l'uomo i segnali visivi nell'ambiente sono fondamentali per poter formare una mappa cognitiva.
Secondo varie ricerche (Kaplan, Brown, Wendt, negli anni Ottanta) perché un individuo possa dare una valutazione affettiva/positiva di un ambiente, devono essere soddisfatte le condizioni di:
Coerenza
Leggibilità
Complessità (ricchezza di stimoli percettivi, comunque leggibili))
Mistero (informazioni non immediate, ma da "scoprire")


Un ambiente per piacere deve avere una certa complessità (ricchezza di aspetti percettivi), ma risultare leggibile. Ci deve dire cioè di che tipo di ambiente si tratta e quali aiuti ci può fornire nella realizzazione dei nostri piani.
Questi aspetti sono riassumibili nel concetto di supporting environment (ambiente che sostiene) di Canter (1983), cioè di ambiente che facilita il soggetto ad ottenere tutte le informazioni che servono e ne facilita le azioni.

Poltrone Ligne Roset

L'ambiente provoca, prima della risposta cognitiva, quella affettiva.
Gli aspetti di sicurezza, sostegno, incoraggiamento all'azione che provocano una risposta positiva al supporting environment, sono gli stessi che caratterizzano "un buono stile di attaccamento", cioè il facilitating environment di D. Winnicott.
L'ambiente facilitante di Winnicott permette lo sviluppo del bambino dalla dipendenza all'autonomia ed è soprattutto determinato dalla vicinanza e dai comportamenti della madre.
Anche l'ambiente ha una componente affettiva, che diviene sostegno e facilitazione nella comprensione ed azione.


OGGETTO SALIENTE E MAPPE DI SALIENZA

(M. R. Baroni, “Psicologia ambientale”, Il Mulino, BO, 1998
P.Rookes, J. Willson, "La percezione", Il Mulino, BO, 2002
Jean-Philippe Lachaux, “Controllare l'attenzione”, in: “Mente & Cervello”, Le Scienze, N°87, anno X, Marzo 2012, pag.27/33)

In un esperimento noto lo psicologo statunitense Daniel Simons ha presentato ad alcuni soggetti un filmato nel quale alcune persone giocavano a basket. Senza che gli spettatori venissero avvisati, un attore travestito da gorilla attraversava ad un certo punto il campo da gioco, si fermava tra i giocatori, salutava e poi se ne andava.
La maggior parte degli spettatori, che avevano il compito di seguire il gioco, non notava il gorilla.
Il non notare il gorilla è dovuto al legame tra attenzione, percezione e memoria.

Il sistema visivo non ha la funzione di memorizzare in ogni istante e nei dettagli l'ambiente circostante.

Se l'attenzione dello spettatore si fosse rivolta al gorilla (attivazione delle aree visive del lobo temporale, giro fusiforme, lobo frontale, V1, memorizzazione a breve termine nella corteccia pre-frontale) allora avrebbe potuto individuarlo.

Senza l'attenzione non ha luogo l'attivazione con le parti del cervello che ci danno la possibilità di memorizzare e individuare; quindi non si vede il gorilla.

Tutti avrebbero notato il gorilla se:
fosse stato dipinto di rosso
i soggetti fossero stati avvisati della sua presenza


L'attenzione può essere avviata da indizi particolari che il nostro cervello si aspetta: COLORI, SUONI, FORME, MOVIMENTI
Si suppone l'esistenza di gruppi di neuroni specializzati nella percezione (per es. di volti o colori). Tali neuroni ci danno la possibilità di rilevare la presenza di un papavero rosso in un prato tutto verde.
Tali neuroni ci permettono di avvertire nell'ambiente la presenza di elementi interessanti.
Un oggetto che spicca per luminosità, colore, forma e movimento, cattura la nostra attenzione.
Si dice che è SALIENTE.
Anche gli stimoli emotivi rendono saliente un oggetto. L'amigdala riconosce rapidamente il carattere pericoloso o piacevole di un oggetto. (Es.: scambiare un ramo secco per un serpente velenoso).
L'attenzione automatica è data anche da elementi che apprezziamo o siamo abituati a distinguere (semaforo).




Tutti questi elementi concorrono nel costruire una MAPPA di SALIENZA dell'ambiente.
Se percorriamo un paesaggio naturale, per esempio, siamo attratti dalla fruta matura sull'albero (che è colorata), dall'acqua di un fiume che scorre, o dai raggi del sole che passano attraverso rami e foglie.
Le mappe di salienza sono stabilite sulla base di proprietà visive come le DISCONTINUITA' nell'immagine:
D. cromatica (passare dal verde al rosso, come per delle ciliegie mature su foglie verdi)
D. del movimento (il fiume)
D. luminosa (giochi di luce, scintillii...)
Le mappe di salienza guidano lo spostamento di attenzione e quello dello sguardo.

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