sabato 9 dicembre 2017

PROGETTO CROMATICO PERCETTIVO spazi polivalenti sede AVIS in Stresa - 2017


RELAZIONE PROGETTO CROMATICO spazi polivalenti sede AVIS in Stresa




Ringrazio di cuore il presidente Avis Stresa Gianni Pessina, il geometra Massimo Carnevali e tutti i volontari applicatori/decoratori che mi hanno supportata e...sopportata.


PREMESSA: il progetto sperimentale pilota

Gli ambienti che noi abitiamo1, viviamo, hanno una dimensione non puramente fisica, strutturale, ma anche sociale, emotiva, affettiva. Come creiamo l’identità di un luogo, il luogo – in maniera biunivoca – crea la nostra identità. Dall’ambiente riceviamo costantemente dati che poi rielaboriamo, costruendo quelle che la psicologia chiama mappe mentali. I nostri sensi ci aiutano ad interrogare il mondo per creare tali mappe, poi è la nostra soggettiva esperienza a determinare l’interpretazione della realtà. Siamo noi, con le nostre aspettative, la nostra cultura, i nostri bisogni, a decidere se un ambiente ci appare stimolante, sicuro, accogliente, pericoloso, soddisfacente e così via. Progettare uno spazio per la collettività, non può quindi prescindere dalla lettura percettiva che l’essere umano fa del mondo, né dagli aspetti psicologici o dalle risposte comportamentali di chi ne usufruisce.

La ristrutturazione della nuova sede Avis, spazio di cura e per la cura, con alta soglia di “sensibilità”2, ha innescato il desiderio di strutturare un progetto cromatico percettivo pilota, sperimentale, al fine di restituire una qualità ambientale percepibile da assistenti, operatori, medici, donatori, visitatori.
L’obiettivo è rendere un ambiente solitamente poco considerato dal punto di vista progettuale, non solo funzionale (affordance ambientale, uso dello strumento wayfinding, etc.), ma soprattutto rispondente ai bisogni psicofisiologici dei percettori abituali (ambiente protesico).

1Abitare significa stare, essere in un luogo, non soltanto dimorare. Abitiamo quindi ogni tipo di luogo, sia esso interno o esterno.
2 Per spazio sensibile intendo un luogo ove l’attenzione è focalizzata sull’essere umano e sui suoi bisogni, attraverso la cura in senso esteso del termine


1) PERCHÉ PARLARE DI PERCEZIONE


Il colore, reale strumento progettuale ed elemento percettivo, subisce l’influenza di numerose variabili, proprie del contesto nel quale è collocato, che ne determinano l’illusorietà e l’impossibilità di definirlo – nello scenario visivo – intrinseco.3

Potremmo definire il colore come una sensazione che si forma nel nostro cervello; esso non appartiene, di fatto, agli oggetti, non è una caratteristica “reale” di ciò che vediamo; è un risultato di interazioni diverse, tra luce, materia, occhio che “osserva” e rielaborazioni a livello cerebrale. In effetti la realtà, che non è come sembra, è acromatica.
Per VEDERE il colore (variabile visiva) sono necessari: azione della luce - interazione con la materia (oggetto illuminato) - sistema visivo (osservatore) - sensazioni cerebrali (osservatore) – contesto (scenario-cultura...).

VEDERE e PERCEPIRE, però, NON sono la stessa cosa. E' definibile visione il momento cerebrale in cui gli elementi presenti nel campo di osservazione attivano il nostro sistema visivo, a prescindere dalla elaborazione istintuale e cognitiva. E' una rielaborazione fisica e fisiologica. Percepire invece è dare significati, implica la capacità di osservare, cogliere particolari.

L’approccio percettivo al progetto, fondato sullo studio della percezione umana, deve tener conto proprio di questa differenziazione, per comprendere le informazioni che vengono fornite dal colore e poterle poi gestire e comunicare nel modo migliore.

Il colore, in qualsiasi modo si vada ad utilizzare, in qualsiasi scenario, dalla micro alla macro area di analisi (dal product design allo spazio urbano), diviene portatore di INFORMAZIONI e SEGNALI. Per gli esseri umani (e solo per gli umani accade) l’interpretazione cromatica passa costantemente attraverso la percezione sia istintuale che
cognitiva.
Nel colore perciò percepiamo aspetti collegati sia al nostro vissuto biologico, che a quello sociale, culturale, personale. Lo percepiamo in quanto lo ri-conosciamo (si vede con la retina, ma si percepisce soltanto ciò che si riconosce).

CONTESTO BIOLOGICO. Percezione ISTINTUALE: permette di raccogliere solo le informazioni utili a valutare la posizione rispetto alle cose e verificare che non vi siano insidie (all'interno dello spazio visivo).

L'essere umano, in quanto soma e psiche, dal primo momento in cui ha percepito il colore ne è stato costantemente influenzato. Senza il colore non avrebbe perpetuato la specie: non si sarebbe difeso, non si sarebbe cibato, non avrebbe effettuato scelte sessuali, non avrebbe potuto orientarsi nello spazio. Vediamo a colori perché così è ed e stato più facile sopravvivere. (Bottoli, Bertagna, Ronchi).
Mimetizzare ed evidenziare, per esempio, sono sistemi utilizzati in natura per la perpetuazione della specie.

Nella nostra quotidianità, ancora oggi, continuiamo a mappare l’ambiente in modo istintuale. (Mappe cognitive e set percettivi).

CONTESTO CULTURALE. Percezione COGNITIVA: permette un utilizzo più completo della scena, che viene percepita nella sua globalità e ricchezza anche di contenuti culturali (esperienza, aspettative,memoria, quindi storia dell'individuo sociale e del proprio vissuto).

La percezione cognitiva, che varia da cultura a cultura, dipende dal luogo geografico, dalla propria storia personale, da schemi memorizzati, interiorizzati, ben identificabili, ormai consolidati. Riguarda sia miti, che riti propri della tradizione e dell’identità del luogo, sia da schemi iconografici stabiliti, precisi, contestualizzati.

La visione del colore inoltre implica quasi sempre la percezione di significati sinestetici.

Ciò che noi percepiamo, diviene riconoscibile attraverso meccanismi che includono nella totalità il nostro "sentire" , il nostro "essere" psiche e soma. Comportamenti e azioni, vengono finalizzati sempre ad uno scopo preciso (sopravvivenza) e filtrati da una percezione globale, che permette la comprensione della scena.

Il colore, debitamente unito a forma, texture, materia, grana, luce, contesto, diviene elemento percettivo basilare per raccontare, informare, segnalare, provocare; crea ponti sinestetici; aiuta nella lettura ambientale; lavora sui nostri livelli polisensoriali; definisce l'immagine scenica.

Il colore è un DRIVER COMUNICATIVO. Facilita la lettura dell’ambiente e l’identificazione con esso; agevola l’orientamento e la comunicazione; esplicita funzioni e significati.

3 Colore intrinseco. Colore la cui identificazione avviene mediante strumenti di rilievo colorimetrico. La misurazione del colore in questo caso è del tutto oggettiva ed affidata alla Colorimetria.
Pseudo-intrinseco
. Colore di una data superficie osservata in modo opportuno e con isolatori adeguati, da una distanza dai 30 ai 50 cm. E' possibile comunque vedere solo colori apparenti, perciò viene definito pseudo-intrinseco.
Apparente. E' il colore che vediamo. Varia in tinta, chiarezza e saturazione, a seconda della distanza dell'osservatore, dalle condizioni di illuminazione, dalla temperatura della luce, dal contrasto con lo sfondo, dal colore includente o accostato...etc. E' variabile e ingannevole (reale natura del colore), ma è anche una sensazione cromatica inter-soggettiva, cioè comune a tutti (tutti vediamo il colore apparente allo stesso modo).
Percepito. E' il colore più soggettivo, collegato al fattore culturale, sociale. La percezione in questo caso diventa tutt'uno col proprio vissuto, coi sentimenti e le emozioni, il carattere, i modi di reazione diversi di ognuno di fronte a situazioni e stimoli, le proprie esperienze, il noto (memoria, abitudine a vedere...).









2) IL PROGETTO CROMATICO PERCETTIVO



Gli obiettivi primari del progetto cromatico riguardano gli individui (percettori) e lo spazio da essi abitato (percetto/scenario).

Nel caso di ambienti collettivi, bisogna riferirsi ad un GRUPPO di PERCEZIONE inteso come gruppo che osserverà/utilizzerà lo stesso percetto.
Tale gruppo è costituito da un numero di persone che abbia una certa comunanza di cultura (etnica, sociale, psicologica...) o di situazione.

E' rilevante sapere che su un preciso gruppo di percezione che si relaziona e rapporta con ambienti architettonici e sociali ben definiti e riconoscibili, prevale la percezione collettiva su quella interiore/soggettiva, di conseguenza è possibile individuare una linea guida progettuale.

Poiché ciò che conta è rispondere ai bisogni dei percettori, il progetto cromatico cerca di:

  • stabilire una sorta di sintonia tra l'individuo e lo spazio vissuto
  • creare un ambiente coerente con l'esigenza di qualità di vita
  • raggiungere l'equilibrio ecologico

Secondo la psicofisiologia per EQUILIBRIO ECOLOGICO si intende un insieme di condizioni percettive che, essendo in sintonia con l'essere umano, ne rispettano l'equilibrio psicofisiologico, in quanto conformi alle caratteristiche biologiche della percezione umana.

In un interno collettivo, non si può operare pensando esista "un colore" adatto a…
A... tranquillizzare – per esempio - i percettori/fruitori dello spazio, o comportare influenze di altro genere, secondo gli obiettivi prefissati.
Se proprio si dovesse indicare una direzione da prendere in tal senso, allora si parlerebbe di POLICROMIA (un insieme ordinato di colori, espressi attraverso gradienti di tinta, chiarezza, saturazione, luminanza, tessitura).

Adattamento cromatico (per cui si perde l’efficacia inducente di un colore, nel momento in cui esso è l’unico colore osservabile su una superficie vasta) e variabili ambientali, nonché il modo di utilizzare lo spazio (ripetitività, ciclicità, tempi di stanzialità, etc.), fanno si che l’induzione di un solo colore non sia efficiente ed attiva.

Affinché un colore possa esprimere gli effetti desiderati, deve essere proposto insieme con uno o più colori di accompagnamento, possibilmente di diversa frequenza.(A.Bottoli, G. Bertagna, “Perception Design”, pag. 289)

L’accompagnamento di colori di diversa lunghezza d’onda, si deve inoltre proporre con quantità e allogazioni diversificate opportunamente.

La configurazione cromatica percettiva di un ambiente artificiale, è fondamentale per raggiungere l’equilibrio ecologico e dare benessere al gruppo di percezione.
Nel caso di struttura preposta alla cura, lo spazio dev’essere inteso non come un mero contenitore di funzioni, ma come luogo di interazioni tra architettura, arredo, attrezzature, luce, materia, colore e persone.


3) IL PROGETTO CROMATICO PERCETTIVO per AVIS di STRESA



Non esiste una separazione tra la vita delle persone e il contesto architettonico e sociale nel quale vivono; spazi, architetture e relazioni dalle quali ciascuno ricava una propria mappa mentale di riferimento. Ogni progetto per l’essere umano deve considerare questa interdipendenza percettiva e dimostrarsi consapevole di quanto l’ambiente includente, sia fisico che umano, possa influire sull’incluso che sia soggetto singolo, gruppo o comunità.”
(G.Bertagna, A.Bottoli, “Sanità e assistenza”, in: Guide & Manuals, Cermaica Vogue, 2013, pag. 4)




Gruppo di percezione a cui ci si rivolge:


  • Utenti donatori adulti (tempo di permanenza limitato)
  • Assistenti e Personale (tempo lungo di permanenza)
  • Soci e visitatori (tempo definito e limitato)


L’ambiente destinato ai prelievi, così come l’area ambulatorio, è uno spazio sensibile. I percettori rimangono nella sala prelievi circa un quarto d’ora, venti minuti. Lo stato basale dell’utente donatore tipo, che varia da persona a persona, in generale presuppone ansia (anche se non dichiarata o palese); il primo obiettivo è quindi quello di creare una situazione ambientale in grado di rassicurare e confortare. Stesso criterio vale per l’ambulatorio, dove si ha spesso un primo approccio alla struttura per diventare donatori e quindi lo stato di ansia può accrescere. Le persone qui hanno bisogno di sentirsi al sicuro, accudite e ascoltate. La percezione di una policromia naturale, aiuta a mettere a proprio agio l’utente.

Il gruppo di percezione costituito da assistenti ed operatori (quello più stanziale, che rimane nello stesso luogo per diverso tempo), avrà beneficio nel condividere spazi di lavoro a misura d’uomo; è automatico infatti innescare un senso di cura e rispetto, nonché di affiliazione, in luoghi puliti, progettati, facili da utilizzare e confortevoli. Il colore inoltre stimola attenzione e memoria, agevolando i processi cognitivi.

Soci e visitatori hanno uno spazio di condivisione nell’area ristoro, sala d’attesa e area per le riunioni. Questa sala polivalente è delineata da quinte sceniche importanti e da aree colorate che determinano diverse destinazioni d’uso. Un unico spazio si dilata e si differenzia, diventando dinamico e dialogando con i percettori.

Importante comunque è dare attenzione anche al visitatore occasionale, o all’accompagnatore. Tali percettori che non usufruiscono della struttura, ma che la percepiscono con chiarezza, acquisiscono dati che verranno poi comunicati e raccontati, a testimonianza di quanto visto. Uno spazio ben delineato, sicuro, leggibile e figurabile, sarà spiegato ad altri e condiviso attraverso il passaparola favorevole.

Obiettivi principali:

  • Far sentire utenti e personale a proprio agio negli spazi vissuti
  • Rassicurare
  • Sviluppare il senso di accoglienza
  • Diminuire il senso di estraneità
  • Dare comfort percettivo
  • Migliorare l' affordance ambientale
  • Apportare benessere ed equilibrio psicofisiologico/ecologico
  • Dare senso di sicurezza e comfort
  • Agevolare la cura e l'assistenza
  • Creare un ambiente percettivamente consono ai bisogni dell'uomo
  • Migliorare l'orientamento e la comunicazione (utilizzo del wayfinding)
  • Agevolare le mappe cognitive e la percezione (lettura dello spazio)


    L'approccio progettuale considera i seguenti aspetti del colore:
  • Percettivi
  • Ergonomici
  • Psicofisiologici e psicosensoriali (Sivik, analisi sulla saturazione, chiarezza e tinta nella percezione del colore)


Il progetto si sviluppa attraverso:

  • allogazioni e unità percettive
  • policromia
  • contrasti

E’ dimostrato che un ambiente policromatico, con allogazioni strutturate su contrasti di chiarezza, tinta o saturazione, adeguatamente distribuite nello spazio, risulta essere biologicamente adatto all’uomo e ai suoi bisogni psicofisiologici. Il cervello legge con maggiore attenzione e facilità, uno spazio in grado di dare informazioni e segnali.
Ciò comporta anche un rilassamento effettivo, impossibile da riscontrare in luoghi grigi, privi di colore, totalmente bianchi e con campiture estese uniformi.

Il progetto ha previsto l’utilizzo di quinte sceniche, sia nel laboratorio donazioni, dove il percettore seduto sulle poltrone osserva la parete di fronte a sé e parte del soffitto (la parete frontale alle poltrone e quindi alla vista dei percettori può trasformarsi da immagine monotona - e quindi poco rassicurante - a immagine biologica, attraverso l'utilizzo di elementi colorati costituenti un insieme policromatico che ricorda aspetti naturali), sia nell’ambulatorio, che nell’area di ristoro e relax (contatto con il cibo e convivialità; sala riunioni).
Le quinte sceniche guidano la lettura delle superfici, evidenziano sfondi e distanze, aiutano nell’individuazione del proprio posizionamento nello spazio (dove sono, rispetto a che cosa).




I percorsi vengono agevolati dall’applicazione dello strumento wayfinding:

  • nei corridoi sono state messe in evidenza solo le porte ad uso pubblico, sia con un colore di contrasto con il fondo (cornice), sia mediante scritte esplicative
  • una parte del corridoio (poco luminosa) è gialla, per permettere un effetto luce/sfondo
  • una fascia orizzontale scura e molto cromatica, accompagna il percorso dall’entrata fino alle sale da utilizzare, al fine di comunicare nell’immediato all’utente la via corretta da seguire (pur non essendo esteso il corridoio, tale accorgimento risulta d’ausilio ai percettori e pertanto contribuisce nella totalità a leggere con chiarezza lo spazio. In chi usufruisce dell’ambiente nasce in modo spontaneo l’idea che: “in questo luogo le persone si prendono cura di me”)
  • dall’entrata si può vedere, con effetto figura/sfondo, la quinta scenica della sala ristoro, che attira l’utente e lo pone in una situazione non di allerta, ma di piacevole sorpresa e curiosità










4) COLORI UTILIZZATI


I colori della natura, lo si accetti o no, hanno esercitato un'influenza profonda su di noi, a livello conscio ed inconscio, psicologico e fisiologico.” (Max Lùscher)




Tutti i colori del progetto sono indicati con la notazione NCS (Natural Color System)

Il Natural Color System (1979 Scandinavian Colour Institute di Stoccolma, sistema europeo e standard nazionale in Norvegia, Spagna, e Svezia) è un sistema di codificazione logico e standardizzato per analizzare, pianificare, comunicare e controllare il colore.
Si basa sui 6 colori di opponenza di Hering: bianco, nero, giallo, rosso, blu e verde.

Consente di specificare un colore mediante le sue caratteristiche, senza ricorrere a fuorvianti numeri di serie, o nomi, o curve spettrali. Tale sistema si basa sul modo in cui l'essere umano percepisce i colori.



Progetto percettivo

Per evitare inconvenienti dati da adattamento cromatico, o immagine residua, si è scelto di collocare nello stesso ambiente tinte appartenenti a frequenze d’onda opposte, o piani di tinta con colori aventi diversa nerezza e/o cromaticità, per provocare sensazioni collegate ai gradienti esistenti in scenari naturali.
L’ambiente naturale (per esempio il bosco) suggerisce infatti l’utilizzo di sfumature (uso di un unico piano di tinta, esplicato nelle varie nuances), che creano gradevolezza percettiva.

Foto inaugurazione 8 dicembre 2017


La policromia individuata lavora sia sul SNA parasimpatico che su quello simpatico, al fine di attivare nel soggetto risposte positive.

Nella scelta cromatica si è tenuto conto di possibili alterazioni visive.

Si è considerato che:

  • l’ ipovedenza può pregiudicare la capacità di orientamento ( processo percettivo-cognitivo mediante il quale il soggetto si mette in relazione con oggetti e soggetti del mondo circostante; prossemica) e la deambulazione bello spazio
  • il daltonismo è una fra le diverse percezioni possibili dei colori insieme alle altre discromatopsie e alla visione tricromatica, considerata erroneamente normalesolo perché più diffusa (90% della popolazione) e colpisce circa un maschio su dieci e in percentuale nettamente minore le donne. La visione tricromatica diventa daltonica (tricromatica anomala) quando uno dei tre tipi di cellule della retina, i coni, non funziona correttamente a causa di un errore genetico. Per questo i daltonismi sono tre: deuteranopia (ridotta sensibilità al verde), protanopia (ridotta sensibilità al rosso), tritanopia (ridotta sensibilità al blu).Le discromatopsie rappresentano differenze della percezione dei colori e non difetti, perché non esiste una percezione dei colori normale contrapposta ad altre che non lo sono. Esistono invece capacità di cogliere realtà colorate in modo diverso


Al fine di rendere leggibile e significante lo spazio per un gruppo di percezione allargato (design for all), sono stati progettati contrasti identificabili da chiunque, attraverso le proprie sensibilità e condizioni.


Codici colori e progetto



DESTINAZIONE

CODICI NCS


Fascia corridoio


3060-R20B (viola rossastro)

Corridoio + particolari +
parte della sala d'attesa
Fascia attorno porte


0550- Y40R (giallo scuro)

Sala prelievi + ambulatorio


0520-Y40R (giallo chiaro)

Sala prelievi + ambulatorio


0520-R80B (indaco chiaro)

Particolari


1040-R80B (indaco scuro)

Sala attesa (+ area cibo)


0560-G40Y (verde chiaro)

Sala attesa


1075-G40Y (verde medio)

Sala attesa


2070-G40Y (verde scuro)

Corridoio + soffitti


0502-Y (bianco ingiallito)

Piani di tinta:

Y40R – R80B – G40Y

Accenti colore e colore dominante:

R20B – Y


Percorsi

Nell’unico corridoio presente, si sono messe in evidenza attraverso cornici contrastanti con il fondo (giallo saturo su giallo poco cromatico) le porte ad uso pubblico: porta di ingresso, porta sala donazioni, porta sala comune, porta ambulatorio, porta servizi.
Le altre, ad uso privato, sono state invece mimetizzate con lo stesso colore della parete, per evitare confusione e segnalare con più chiarezza i percorsi.

Una fascia molto cromatica (percepibile da tutti) evidenzia e suggerisce l’orientamento, unendo in modo leggibile le porte utilizzabili dai percettori esterni.

Il colore dominante viene percepito come bianco, ma in realtà è un giallo con bassissima cromaticità. Non è stato scelto un bianco neutro acromatico (ottico), in quanto esso provoca stanchezza retinica, tende ad ingrigirsi facilmente nel tempo e può favorire l’effetto provocato dal contrasto simultaneo (aloni e macchie percepite).





Sale

Nella sala prelievi e nell’ambulatorio i colori hanno uguale chiarezza e cromaticità; sono molto chiari e poco cromatici. Sono stati utilizzati gialli caldi accordati ad azzurrati (colori opponenti). Nei particolari percettivi vi sono accenti colore dello stesso piano di tinta, ma più cromatici (lettura percettiva facilitata - gradienti e contrasti per stimolare e rilassare).





La sala d’attesa e ristoro è costruita con uno stesso piano di tinta per le quinte sceniche e un colore dominante che crea dal corridoio una continuità verso la sala.
I verdi degli schemi cromatici proposti facilitano, in ambienti dove l’osservatore è posto entro i sei metri di distanza dallo scenario visibile, la messa a fuoco1 e pertanto risultano essere meno stancanti di altri colori. 


 

Volutamente non si è mai utilizzato un rosso o rossastro negli ambienti. Il richiamo al sangue sarebbe stato troppo evidente e controproducente per la gestione dell’ansia degli utenti.


1Per oggetti posti a meno di 6 mt. dall'osservatore, la messa a fuoco richiede l'accomodazione del cristallino (aumento della convessità). La luce selettivata di lunghezza d'onda lunga (rosso) viene rifratta di meno rispetto a quella di onda corta (blu). Occorre maggiore accomodazione per mettere a fuoco un oggetto che appare rosso. In generale, al di sotto dei 6 mt., un oggetto verde (con moderata accomodazione), comporta minor sforzo e risulta più riposante.


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