RELAZIONE
PROGETTO CROMATICO spazi polivalenti sede
AVIS in
Stresa
Ringrazio di cuore il presidente Avis Stresa Gianni Pessina, il geometra Massimo Carnevali e tutti i volontari applicatori/decoratori che mi hanno supportata e...sopportata.
PREMESSA:
il progetto sperimentale pilota
Gli
ambienti che noi abitiamo1,
viviamo, hanno una dimensione non puramente fisica, strutturale, ma
anche sociale, emotiva, affettiva. Come
creiamo l’identità di un luogo, il luogo – in maniera biunivoca
– crea la nostra identità. Dall’ambiente
riceviamo costantemente dati che poi rielaboriamo, costruendo quelle
che la psicologia chiama mappe mentali.
I
nostri sensi ci
aiutano ad interrogare
il mondo per
creare tali mappe, poi è la nostra soggettiva esperienza a
determinare l’interpretazione della realtà. Siamo noi, con le
nostre aspettative, la nostra cultura, i nostri bisogni, a decidere
se un ambiente ci appare stimolante, sicuro, accogliente, pericoloso,
soddisfacente e così via. Progettare uno spazio per la collettività,
non può quindi
prescindere
dalla lettura percettiva che l’essere umano fa del mondo, né
dagli aspetti psicologici o dalle risposte comportamentali di chi ne
usufruisce.
La
ristrutturazione della nuova sede Avis, spazio
di
cura
e per la cura, con alta soglia di “sensibilità”2,
ha
innescato il desiderio di strutturare
un progetto cromatico percettivo pilota, sperimentale, al fine di
restituire una qualità
ambientale
percepibile da assistenti, operatori, medici, donatori, visitatori.
L’obiettivo
è rendere un ambiente solitamente poco considerato dal punto di
vista progettuale, non solo funzionale (affordance ambientale,
uso dello strumento wayfinding, etc.), ma soprattutto rispondente ai
bisogni psicofisiologici dei percettori abituali (ambiente
protesico).
1Abitare
significa stare, essere in un luogo, non soltanto dimorare. Abitiamo
quindi ogni tipo di luogo, sia esso interno o esterno.
2
Per
spazio sensibile intendo un luogo ove l’attenzione
è
focalizzata
sull’essere umano e
sui suoi bisogni, attraverso la cura in senso esteso del termine
1)
PERCHÉ
PARLARE DI PERCEZIONE
Il
colore, reale strumento progettuale ed elemento percettivo, subisce
l’influenza di numerose variabili, proprie del contesto nel quale è
collocato, che ne determinano l’illusorietà e l’impossibilità
di definirlo – nello scenario visivo – intrinseco.3
Potremmo
definire il colore come una sensazione che si forma nel nostro
cervello; esso non appartiene, di fatto, agli oggetti, non è una
caratteristica “reale” di ciò che vediamo; è un risultato di
interazioni diverse, tra luce, materia, occhio che “osserva” e
rielaborazioni a livello cerebrale. In
effetti la realtà, che
non è come sembra, è
acromatica.
Per
VEDERE il colore (variabile visiva) sono necessari: azione della luce
- interazione con la materia (oggetto illuminato) - sistema visivo
(osservatore) - sensazioni cerebrali (osservatore) – contesto
(scenario-cultura...).
VEDERE
e
PERCEPIRE,
però, NON
sono la stessa cosa. E' definibile visione il
momento cerebrale in cui gli elementi presenti nel campo di
osservazione attivano il nostro sistema visivo, a prescindere dalla
elaborazione istintuale e cognitiva. E' una rielaborazione fisica e
fisiologica. Percepire
invece
è
dare significati, implica
la capacità di
osservare, cogliere
particolari.
L’approccio
percettivo al progetto, fondato
sullo studio della percezione umana, deve
tener conto proprio di questa differenziazione, per comprendere le
informazioni che vengono fornite dal colore e poterle poi gestire e
comunicare nel modo migliore.
Il
colore, in qualsiasi modo si vada ad utilizzare, in qualsiasi
scenario, dalla micro alla macro area di analisi (dal product design
allo spazio urbano), diviene portatore di INFORMAZIONI e SEGNALI.
Per gli esseri umani (e solo per gli umani accade) l’interpretazione
cromatica passa costantemente attraverso la percezione sia istintuale
che
cognitiva.
Nel
colore perciò percepiamo aspetti collegati sia al nostro vissuto
biologico, che a quello sociale, culturale, personale. Lo percepiamo
in quanto lo ri-conosciamo (si vede
con la retina, ma si percepisce soltanto ciò che si riconosce).
CONTESTO
BIOLOGICO. Percezione ISTINTUALE: permette di raccogliere solo
le informazioni utili a valutare la posizione rispetto alle cose e
verificare che non vi siano insidie (all'interno dello spazio
visivo).
L'essere
umano, in quanto soma e psiche, dal primo momento in cui ha percepito
il colore ne è stato costantemente influenzato. Senza il colore non
avrebbe perpetuato la specie: non si sarebbe difeso, non si sarebbe
cibato, non avrebbe effettuato scelte sessuali, non avrebbe potuto
orientarsi nello spazio. Vediamo a colori perché così è ed
e stato più facile sopravvivere. (Bottoli, Bertagna,
Ronchi).
Mimetizzare
ed evidenziare, per esempio, sono sistemi utilizzati in natura per la
perpetuazione della specie.
Nella
nostra quotidianità, ancora oggi, continuiamo a mappare l’ambiente
in modo istintuale. (Mappe cognitive e set percettivi).
CONTESTO
CULTURALE. Percezione COGNITIVA: permette un utilizzo più
completo della scena, che viene percepita nella sua globalità e
ricchezza anche di contenuti culturali (esperienza,
aspettative,memoria, quindi storia dell'individuo sociale e
del proprio vissuto).
La
percezione cognitiva, che varia da cultura a cultura, dipende dal
luogo geografico, dalla propria storia personale, da schemi
memorizzati, interiorizzati, ben identificabili, ormai consolidati.
Riguarda sia miti, che riti propri della tradizione e dell’identità
del luogo, sia da schemi iconografici stabiliti, precisi,
contestualizzati.
La
visione del colore inoltre implica quasi sempre la percezione di
significati sinestetici.
Ciò
che noi percepiamo, diviene
riconoscibile attraverso meccanismi che includono nella totalità il
nostro "sentire"
, il nostro "essere"
psiche e soma. Comportamenti e azioni, vengono finalizzati sempre ad
uno scopo preciso (sopravvivenza) e filtrati da una percezione
globale, che permette la comprensione della scena.
Il
colore, debitamente unito a forma, texture, materia, grana, luce,
contesto, diviene elemento percettivo basilare per raccontare,
informare, segnalare, provocare; crea ponti sinestetici; aiuta nella
lettura ambientale; lavora sui nostri livelli polisensoriali;
definisce l'immagine scenica.
Il
colore è un DRIVER COMUNICATIVO. Facilita la lettura dell’ambiente
e l’identificazione con esso; agevola l’orientamento e la
comunicazione; esplicita funzioni e significati.
3
Colore intrinseco. Colore la cui identificazione avviene
mediante strumenti di rilievo colorimetrico.
La misurazione del colore in questo caso è del tutto
oggettiva ed affidata alla Colorimetria.
Pseudo-intrinseco. Colore di una data superficie osservata in modo opportuno e con isolatori adeguati, da una distanza dai 30 ai 50 cm. E' possibile comunque vedere solo colori apparenti, perciò viene definito pseudo-intrinseco.
Apparente. E' il colore che vediamo. Varia in tinta, chiarezza e saturazione, a seconda della distanza dell'osservatore, dalle condizioni di illuminazione, dalla temperatura della luce, dal contrasto con lo sfondo, dal colore includente o accostato...etc. E' variabile e ingannevole (reale natura del colore), ma è anche una sensazione cromatica inter-soggettiva, cioè comune a tutti (tutti vediamo il colore apparente allo stesso modo).
Percepito. E' il colore più soggettivo, collegato al fattore culturale, sociale. La percezione in questo caso diventa tutt'uno col proprio vissuto, coi sentimenti e le emozioni, il carattere, i modi di reazione diversi di ognuno di fronte a situazioni e stimoli, le proprie esperienze, il noto (memoria, abitudine a vedere...).
Pseudo-intrinseco. Colore di una data superficie osservata in modo opportuno e con isolatori adeguati, da una distanza dai 30 ai 50 cm. E' possibile comunque vedere solo colori apparenti, perciò viene definito pseudo-intrinseco.
Apparente. E' il colore che vediamo. Varia in tinta, chiarezza e saturazione, a seconda della distanza dell'osservatore, dalle condizioni di illuminazione, dalla temperatura della luce, dal contrasto con lo sfondo, dal colore includente o accostato...etc. E' variabile e ingannevole (reale natura del colore), ma è anche una sensazione cromatica inter-soggettiva, cioè comune a tutti (tutti vediamo il colore apparente allo stesso modo).
Percepito. E' il colore più soggettivo, collegato al fattore culturale, sociale. La percezione in questo caso diventa tutt'uno col proprio vissuto, coi sentimenti e le emozioni, il carattere, i modi di reazione diversi di ognuno di fronte a situazioni e stimoli, le proprie esperienze, il noto (memoria, abitudine a vedere...).
2)
IL PROGETTO CROMATICO PERCETTIVO
Gli
obiettivi primari del progetto cromatico riguardano gli individui
(percettori) e lo spazio da essi abitato (percetto/scenario).
Nel
caso di ambienti collettivi, bisogna riferirsi ad un
GRUPPO di PERCEZIONE inteso come gruppo che
osserverà/utilizzerà lo stesso percetto.
Tale
gruppo è costituito da un numero di persone che abbia una certa
comunanza di cultura (etnica, sociale, psicologica...) o di
situazione.
E'
rilevante sapere che su un preciso gruppo di percezione che si
relaziona e rapporta con ambienti architettonici e sociali ben
definiti e riconoscibili, prevale la percezione collettiva su quella
interiore/soggettiva, di conseguenza è possibile individuare una
linea guida progettuale.
Poiché
ciò che conta è rispondere ai bisogni dei percettori, il progetto
cromatico cerca di:
-
stabilire una sorta di sintonia tra l'individuo e lo spazio vissuto
-
creare un ambiente coerente con l'esigenza di qualità di vita
-
raggiungere l'equilibrio ecologico
Secondo
la psicofisiologia
per EQUILIBRIO ECOLOGICO si intende un insieme di condizioni
percettive che, essendo in sintonia con l'essere umano, ne rispettano
l'equilibrio psicofisiologico, in quanto conformi alle
caratteristiche biologiche della percezione umana.
In
un interno collettivo, non si può operare pensando esista "un
colore" adatto a…
A...
tranquillizzare – per
esempio - i percettori/fruitori dello spazio, o
comportare influenze di altro genere, secondo gli obiettivi
prefissati.
Se
proprio si dovesse indicare una direzione da prendere in tal senso,
allora si parlerebbe di POLICROMIA (un insieme ordinato di colori,
espressi attraverso gradienti di tinta, chiarezza, saturazione,
luminanza, tessitura).
Adattamento
cromatico (per cui si perde l’efficacia inducente di un colore, nel
momento in cui esso è l’unico colore osservabile su una superficie
vasta) e variabili ambientali, nonché il modo di utilizzare lo
spazio (ripetitività, ciclicità, tempi di stanzialità, etc.),
fanno si che l’induzione di un solo colore non sia efficiente ed
attiva.
“Affinché
un colore possa esprimere gli effetti desiderati, deve essere
proposto insieme con uno o più colori di accompagnamento,
possibilmente di diversa frequenza.” (A.Bottoli,
G. Bertagna, “Perception Design”, pag. 289)
L’accompagnamento
di colori di diversa lunghezza d’onda, si deve inoltre proporre con
quantità e allogazioni diversificate opportunamente.
La
configurazione cromatica percettiva di un ambiente artificiale, è
fondamentale per raggiungere l’equilibrio ecologico e dare
benessere al gruppo di percezione.
Nel
caso di struttura preposta alla cura, lo spazio dev’essere inteso
non come un mero contenitore di funzioni, ma come luogo di
interazioni tra architettura, arredo, attrezzature, luce, materia,
colore e persone.
3)
IL PROGETTO CROMATICO PERCETTIVO per AVIS di STRESA
“Non
esiste una separazione tra la vita delle persone e il contesto
architettonico e sociale nel quale vivono; spazi, architetture e
relazioni dalle quali ciascuno ricava una propria mappa mentale di
riferimento. Ogni progetto per l’essere umano deve considerare
questa interdipendenza percettiva e dimostrarsi consapevole di quanto
l’ambiente includente, sia fisico che umano, possa influire
sull’incluso che sia soggetto singolo, gruppo o comunità.”
(G.Bertagna,
A.Bottoli, “Sanità e assistenza”, in: Guide & Manuals,
Cermaica Vogue, 2013, pag. 4)
Gruppo
di percezione a cui ci si rivolge:
-
Utenti donatori adulti (tempo di permanenza limitato)
-
Assistenti e Personale (tempo lungo di permanenza)
-
Soci e visitatori (tempo definito e limitato)
L’ambiente
destinato ai prelievi, così
come l’area ambulatorio,
è uno spazio sensibile.
I
percettori rimangono nella sala prelievi
circa
un quarto d’ora, venti minuti. Lo
stato basale
dell’utente donatore tipo,
che varia da persona a persona, in
generale presuppone ansia (anche se
non
dichiarata o palese); il
primo obiettivo è quindi quello di creare una situazione ambientale
in grado di rassicurare e confortare. Stesso
criterio vale per l’ambulatorio, dove si ha spesso un primo
approccio alla struttura per diventare donatori e quindi lo stato di
ansia può accrescere. Le persone qui hanno bisogno di sentirsi al
sicuro, accudite e ascoltate. La percezione di una policromia
naturale, aiuta a mettere a proprio agio l’utente.
Il
gruppo di percezione costituito da assistenti ed operatori (quello
più stanziale, che rimane nello stesso luogo per diverso tempo),
avrà beneficio nel condividere spazi di lavoro a misura d’uomo; è
automatico infatti innescare un senso di cura e rispetto, nonché di
affiliazione, in luoghi puliti, progettati, facili da utilizzare e
confortevoli. Il colore inoltre stimola attenzione e memoria,
agevolando i processi cognitivi.
Soci
e visitatori hanno uno spazio di condivisione nell’area ristoro,
sala d’attesa e area per le riunioni. Questa sala polivalente è
delineata da quinte sceniche importanti e da aree colorate che
determinano diverse destinazioni d’uso. Un unico spazio si dilata e
si differenzia, diventando dinamico e dialogando con i percettori.
Importante
comunque è dare attenzione anche al visitatore occasionale, o
all’accompagnatore. Tali percettori che non usufruiscono della
struttura, ma che la percepiscono con chiarezza, acquisiscono dati
che verranno poi comunicati e raccontati, a testimonianza di quanto
visto. Uno spazio ben delineato, sicuro, leggibile e figurabile, sarà
spiegato ad altri e condiviso attraverso il passaparola favorevole.
Obiettivi
principali:
-
Far sentire utenti e personale a proprio agio negli spazi vissuti
-
Rassicurare
-
Sviluppare il senso di accoglienza
-
Diminuire il senso di estraneità
-
Dare comfort percettivo
-
Migliorare l' affordance ambientale
-
Apportare benessere ed equilibrio psicofisiologico/ecologico
-
Dare senso di sicurezza e comfort
-
Agevolare la cura e l'assistenza
-
Creare un ambiente percettivamente consono ai bisogni dell'uomo
-
Migliorare l'orientamento e la comunicazione (utilizzo del wayfinding)
-
Agevolare le mappe cognitive e la percezione (lettura dello spazio)
-
Percettivi
-
Ergonomici
-
Psicofisiologici e psicosensoriali (Sivik, analisi sulla saturazione, chiarezza e tinta nella percezione del colore)
L'approccio
progettuale considera i seguenti aspetti del colore:
Il
progetto si sviluppa attraverso:
-
allogazioni e unità percettive
-
policromia
-
contrasti
E’
dimostrato che un ambiente policromatico, con allogazioni strutturate
su contrasti di chiarezza, tinta o saturazione, adeguatamente
distribuite nello spazio, risulta essere biologicamente adatto
all’uomo e ai suoi bisogni psicofisiologici. Il cervello legge con
maggiore attenzione e facilità, uno spazio in grado di dare
informazioni e segnali.
Ciò
comporta anche un rilassamento effettivo, impossibile da riscontrare
in luoghi grigi, privi di colore, totalmente bianchi e con campiture
estese uniformi.
Il
progetto ha previsto l’utilizzo di quinte sceniche, sia nel
laboratorio donazioni, dove il percettore seduto sulle poltrone
osserva la parete di fronte a sé e parte del soffitto (la parete
frontale alle poltrone e quindi alla vista dei percettori può
trasformarsi da immagine monotona - e quindi poco rassicurante - a
immagine biologica, attraverso l'utilizzo di elementi colorati
costituenti un insieme policromatico che ricorda aspetti naturali),
sia nell’ambulatorio, che nell’area di ristoro e relax (contatto
con il cibo e convivialità; sala riunioni).
Le
quinte sceniche guidano la lettura delle superfici, evidenziano
sfondi e distanze, aiutano nell’individuazione del proprio
posizionamento nello spazio (dove sono, rispetto a che cosa).
I
percorsi vengono agevolati dall’applicazione dello strumento
wayfinding:
-
nei corridoi sono state messe in evidenza solo le porte ad uso pubblico, sia con un colore di contrasto con il fondo (cornice), sia mediante scritte esplicative
-
una parte del corridoio (poco luminosa) è gialla, per permettere un effetto luce/sfondo
-
una fascia orizzontale scura e molto cromatica, accompagna il percorso dall’entrata fino alle sale da utilizzare, al fine di comunicare nell’immediato all’utente la via corretta da seguire (pur non essendo esteso il corridoio, tale accorgimento risulta d’ausilio ai percettori e pertanto contribuisce nella totalità a leggere con chiarezza lo spazio. In chi usufruisce dell’ambiente nasce in modo spontaneo l’idea che: “in questo luogo le persone si prendono cura di me”)
-
dall’entrata si può vedere, con effetto figura/sfondo, la quinta scenica della sala ristoro, che attira l’utente e lo pone in una situazione non di allerta, ma di piacevole sorpresa e curiosità
4)
COLORI
UTILIZZATI
“I
colori della natura, lo si accetti o no, hanno esercitato
un'influenza profonda su di noi, a livello conscio ed inconscio,
psicologico e fisiologico.” (Max Lùscher)
Tutti
i colori del progetto sono indicati con la notazione NCS (Natural
Color System)
Il
Natural Color System (1979 Scandinavian Colour Institute di
Stoccolma, sistema europeo e standard nazionale in Norvegia, Spagna,
e Svezia) è un sistema di codificazione logico e standardizzato per
analizzare, pianificare, comunicare e controllare il colore.
Si
basa sui 6 colori di opponenza di Hering: bianco, nero, giallo,
rosso, blu e verde.
Consente
di specificare
un colore mediante
le
sue
caratteristiche,
senza ricorrere a fuorvianti numeri di serie, o nomi, o curve
spettrali. Tale sistema si basa sul modo in cui l'essere umano
percepisce
i colori.
Progetto
percettivo
Per
evitare inconvenienti dati da adattamento cromatico, o immagine
residua, si è scelto di collocare nello stesso ambiente tinte
appartenenti a frequenze d’onda opposte, o piani di tinta con
colori aventi diversa nerezza e/o cromaticità, per provocare
sensazioni collegate ai gradienti esistenti in scenari naturali.
L’ambiente
naturale (per esempio il bosco) suggerisce infatti l’utilizzo di
sfumature (uso di un unico piano di tinta, esplicato nelle varie
nuances), che creano gradevolezza percettiva.
Foto inaugurazione 8 dicembre 2017 |
La
policromia individuata lavora sia sul SNA parasimpatico che su quello
simpatico, al fine di attivare nel soggetto risposte positive.
Nella
scelta cromatica si è tenuto conto di possibili alterazioni visive.
Si
è considerato che:
-
l’ ipovedenza può pregiudicare la capacità di orientamento ( processo percettivo-cognitivo mediante il quale il soggetto si mette in relazione con oggetti e soggetti del mondo circostante; prossemica) e la deambulazione bello spazio
-
il daltonismo è una fra le diverse percezioni possibili dei colori insieme alle altre discromatopsie e alla visione tricromatica, considerata erroneamente “normale” solo perché più diffusa (90% della popolazione) e colpisce circa un maschio su dieci e in percentuale nettamente minore le donne. La visione tricromatica diventa daltonica (tricromatica anomala) quando uno dei tre tipi di cellule della retina, i coni, non funziona correttamente a causa di un errore genetico. Per questo i daltonismi sono tre: deuteranopia (ridotta sensibilità al verde), protanopia (ridotta sensibilità al rosso), tritanopia (ridotta sensibilità al blu).Le discromatopsie rappresentano differenze della percezione dei colori e non difetti, perché non esiste una percezione dei colori normale contrapposta ad altre che non lo sono. Esistono invece capacità di cogliere realtà colorate in modo diverso
Al
fine di rendere leggibile e significante lo spazio per un gruppo di
percezione allargato (design for all), sono stati progettati
contrasti identificabili da chiunque, attraverso le proprie
sensibilità e condizioni.
Codici
colori e
progetto
DESTINAZIONE
|
CODICI NCS
|
Fascia corridoio
|
3060-R20B
(viola rossastro)
|
Corridoio +
particolari +
parte della sala
d'attesa
Fascia attorno
porte
|
0550- Y40R
(giallo scuro)
|
Sala prelievi +
ambulatorio
|
0520-Y40R
(giallo chiaro)
|
Sala prelievi +
ambulatorio
|
0520-R80B
(indaco chiaro)
|
Particolari
|
1040-R80B
(indaco scuro)
|
Sala attesa (+
area cibo)
|
0560-G40Y (verde
chiaro)
|
Sala attesa
|
1075-G40Y (verde
medio)
|
Sala attesa
|
2070-G40Y (verde
scuro)
|
Corridoio +
soffitti
|
0502-Y (bianco
ingiallito)
|
Piani
di tinta:
Y40R
– R80B – G40Y
Accenti
colore e colore dominante:
R20B
– Y
Percorsi
Nell’unico
corridoio presente, si sono messe in evidenza attraverso cornici
contrastanti con il fondo (giallo saturo su giallo poco cromatico) le
porte ad uso pubblico: porta di ingresso, porta sala donazioni, porta
sala comune, porta ambulatorio, porta servizi.
Le
altre, ad uso privato, sono state invece mimetizzate con lo stesso
colore della parete, per evitare confusione e segnalare con più
chiarezza i percorsi.
Una
fascia molto cromatica (percepibile da tutti) evidenzia e suggerisce
l’orientamento, unendo in modo leggibile le porte utilizzabili dai
percettori esterni.
Il
colore dominante viene percepito come bianco, ma in realtà è un
giallo con bassissima cromaticità. Non è stato scelto un bianco
neutro acromatico (ottico), in quanto esso provoca stanchezza
retinica, tende ad ingrigirsi facilmente nel tempo e può favorire
l’effetto provocato dal contrasto simultaneo (aloni e macchie
percepite).
Sale
Nella
sala prelievi e nell’ambulatorio i colori hanno uguale chiarezza e
cromaticità; sono molto chiari e poco cromatici. Sono stati
utilizzati gialli caldi accordati ad azzurrati (colori opponenti).
Nei particolari percettivi vi sono accenti colore dello stesso piano
di tinta, ma più cromatici (lettura percettiva facilitata -
gradienti e contrasti per stimolare e rilassare).
La
sala d’attesa e ristoro è costruita con uno stesso piano di tinta
per le quinte sceniche e un colore dominante che crea dal corridoio
una continuità verso la sala.
I
verdi degli schemi cromatici proposti facilitano, in ambienti dove
l’osservatore è posto entro i sei metri di distanza dallo scenario
visibile, la messa a fuoco1
e pertanto risultano essere meno stancanti di altri colori.
Volutamente
non si è mai utilizzato un rosso o rossastro negli ambienti. Il
richiamo al sangue sarebbe stato troppo evidente e controproducente
per la gestione dell’ansia degli utenti.
1Per
oggetti posti a meno di 6 mt. dall'osservatore, la messa a fuoco
richiede l'accomodazione del cristallino (aumento della convessità).
La luce selettivata di lunghezza d'onda lunga (rosso) viene rifratta
di meno rispetto a quella di onda corta (blu). Occorre maggiore
accomodazione per mettere a fuoco un oggetto che appare rosso. In
generale, al di sotto dei 6 mt., un oggetto verde (con moderata
accomodazione), comporta minor sforzo e risulta più riposante.
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