lunedì 6 giugno 2022

FUORI SALONE 2022 - si parla di COLORE


LA POTENZA DEL COLORE...

Riassumo qui la traccia del mio intervento che si terrà oggi alla libreria Hoepli, a Milano e che avrà come tema la "Potenza del colore" come elemento di rottura e come elemento di rigenerazione.


1) ASSENZA DI COLORE COME MONOTONIA - COLORE COME “DISORDINE”/DISTACCO/RIVOLUZIONE


  • Colore del silenzio, di uno stato d’animo. Della zona di «comfort», come nel mondo dei grigi di Pleasantville (film di Gary Ross, 1998).

Qui si vive in un ambiente sicuro, limitato e prevedibile. Non ci sono sorprese. Ma quando Jennifer seduce Skip, capitano della squadra di basket, succede qualcosa: a skip appare una rosa …rossa! Man mano subentrano le emozioni, i desideri, le passioni, il villaggio si tinge di colori e anche le persone diventano colorate. Inizialmente si crea una sorta di razzismo. Poi tutto, alla fine, diviene colorato.

  • Schindler’s List – Steven Spielberg – 1993 – Il colore saliente che suscita emozione, che dev’essere memorizzato. Il rosso sangue, forza e violenza.

  • Flatlandia – in una società monotona, piatta, regolare, compare il colore ( ...gli antichi giorni della Rivoluzione del Colore, dove vivere era allora una delizia di per sé, perché vivere voleva dire vedere…). Esso erompe, scatena reazioni, cambia, rivoluziona, ma alla fine viene messo al bando, proibito, perché democratico, distruttore di una società crudele e gerarchica. “Con l’adozione universale del Colore, ogni distinzione sarebbe cessata…” - Come dice David Batchelor in CROMOFOBIA, qui. “La normalità è vestita di nero e bianco; il colore è aggiunto e con esso, nel bene e nel male, tutto comincia ad andare nel caos.” - “Il colore minaccia disordine, ma insieme promette libertà.”

Edwin A. Abbott, Flatlandia, 1966, Adelphi, Ed. 2002

  • Mio, la protagonista giapponese, ha una visione dei colori diversa. Vede più sfumature degli altri e riesce a dare vari nomi a mille colori. “Nando-iro - Il blu ripostiglio...Vi domanderete quale mai possa essere il color ripostiglio. Tuttavia, bambine, a volte è proprio da queste associazioni misteriose che hanno origine i colori più suggestivi. Questa tinta è catalogata tra i blu: mescola il grigio, un cobalto e un pizzico di verde. Ci sono tante ipotesi sul nome. Immaginate il fondo di un armadio di casa, di sera. Forse, si dice, il nando-iro era il colore dell’oscurità che s’intravedeva nel ripostiglio. O forse era la tinta della tenda che si usava al posto delle ante nei guardaroba di un tempo...” Nei momenti di dolore, però, il colore scompare. “Il colore arretrava da tutte le cose, si allontanavano i rossi, la scala dei verdi e dei blu, le picchiettature del giallo e dell’arancione (…) Sapeva che quel fenomeno non aveva a che fare con gli occhi ma con l’anima offesa, la quale senza amore non sa che farsene della bellezza. Talvolta, quando si sentiva disperata e confusa, i colori sparivano ancora, tutto si faceva un’unica distesa di grigi, un mondo tremendo in cui l’unico appiglio rimanevano il contrasto e le linee.”

Ciò che non viene descritto non esiste”

Laura Imai Messina, “Le vite nascoste dei colori”, Einaudi, 2021

  • Chiara Rapaccini ebbe una relazione con Mario Monicelli, di 40 anni più anziano. Nel momento della sua morte all’ospedale lei racconta: “E ridacchiavamo sommessi lui e io, la mia mano nella sua scarna, tutt’ossa e vene blu, in quelle luci ocra dei neon che si trovano soltanto negli ospedali, create da architetti sadici apposta per deprimere il malato.”. Lei che viveva di colori.

Chiara Rapaccini, “La bambina buona”, Sonzogno, 2011


2) COLORE COME RIGENERAZIONE – DAL LIBRO ALL’AMBIENTE

  • Citazioni Rapaccini: “Il mio babbo amava anche le cose di questa terra. Mi ha insegnato a riconoscere i colori delle foglie d’autunno appiccicate alla terra bruna nelle nostre passeggiate novembrine...Quanti rossi, quanti gialli, quanti verdi.” - “Il colore era per me gioia allo stato puro.” - In tutto il testo si colgono riferimenti ai colori, come se la visione della sua vita sia in funzione di questo driver comunicativo, così efficace del resto per tutti noi.


  • I colori che vediamo, che percepiamo, non sono i colori del mondo, ma i colori della mente (David Scott Kastan, “Sul Colore”, pag. 35). Sappiamo in effetti dalle moderne neuroscienze, che il colore è una sensazione cerebrale. Ma come suggerisce Batchelor, “Non siamo solo circondati dal colore, noi stessi siamo colore.”


  • Abbiamo visto in quanti modi il colore può influenzarci. Da qui l’importanza di creare atmosfere, ambienti, spazi, luoghi, ove il colore, coerentemente progettato, possa ristabilire un rapporto psicofisiologico e biologico con l’essere umano. C’è una continua interazione e uno scambio di dati tra noi e l’ambiente abitato, una connessione che interessa mente e corpo; il colore ci porta segnali, significati, funzioni, informazioni. É qualcosa di vivo, che ci rende vivi, al di là di come lo nominiamo, o di come, al fine, lo vediamo.


ALLESTIMENTO arch. RUFFO WOLF

SI RINGRAZIA KEIM colori per sempre



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