venerdì 30 gennaio 2015

Il colore e il Piano dell'Arredo Urbano




“Il modo di migliorarci, è quello di migliorare la nostra città” (J. Hillman)


Programmare linee di progetto per un piano dell'arredo urbano non significa limitarsi a proporre soluzioni riguardanti manufatti ad inserire, sostituire o mantenere nel territorio; non è un'operazione fine a se stessa, sterile, poco costruttiva e non rispondente ai reali bisogni della città.

Attraverso il piano dell'arredo, che diventa reale e concreto progetto d'intenti, si cerca di partecipare allo sviluppo culturale, identitario, sociale e produttivo del territorio stesso.

Non si pretende certo di risolvere problemi, ma di dare un contributo valido per future considerazioni sia di carattere progettuale, che economico/sociale.

La scelta di COSA inserire e DOVE, dovrebbe partire da un approccio percettivo (non solo ed esclusivamente storico/filologico, o funzionale/ergonomico), ecologico, culturale, antropologico e di approfondimento analitico, dove l'attenzione nei confronti dei luoghi abitati diviene un "valore aggiunto" che permette di agire sul territorio favorendo i bisogni di un'utenza allargata: cittadini, operatori, soggetti economici, visitatori.

Il piano dell'arredo urbano è, a tutti gli effetti, un progetto di VISIBILITA'. Ogni elemento, inserito all'interno di gerarchie percettive (tra vari elementi e/o con l'architettura), ha valore

identitario e fornisce significati alla città, al contesto, senza velleitarie intenzioni progettuali.

Come direbbe James Hillman: “La città chiede di essere scoperta per nuove percezioni, non per nuove forme di progettazione”.

Pur seguendo delle “norme” (normative), inoltre, il piano non dovrebbe scadere nella banalità (normalità), in quanto assicurarsi che ci sia un sacrosanto rispetto delle regole, non significa rendere tutto appiattito e senza stimoli.

Colori, materiali, forme, luci, elementi naturali, segnaletica, arredo urbano, partecipano alla lettura dell'ambiente esterno e devono rientrare in una progettazione programmatica che rifletta su un duplice obiettivo: recuperare un patrimonio storico che dev'essere tutelato/conservato e valorizzare gli spazi urbani per migliorare la qualità della vita.

L'utilizzo della componente cromatica diviene mezzo e strumento per una riappropriazione del territorio, vissuto e vivibile, da parte dell'uomo.




Panchna in metallo verde. L'analisi del colore permette anche di decidere se mantenere o cambiare l'aspetto percettivo globale del luogo. Verde su verde (confondo, mimetizzo) o magari rosso su verde (evidenzio)? Quali sono le relazioni umane con questo luogo e oggetto? Quali i comportamenti?
(arch. C. Polli, stesura Piano dell'Arredo Urbano per Baveno)












"(...) ieri, come oggi, ciò che più colpisce nell'esperienza visiva quotidiana è che essa si configura, a livello intuitivo, come un'esperienza prevalentemente cromatica. Nel nostro rapporto, diciamo, ingenuo con la realtà, l'atto di vedere riguarda di sicuro la forma, il movimento e la distanza, ma specialmente i colori. Vedere è, in primo luogo, vedere colori."
("I colori, tra reale e virtuale" di Tomàs Maldonado, in: "I colori della vita",
 Atti del Convegno, Torino 1995, Ed. La Stampa, TO, 1995, pag. 96)

L'impostazione metodologica e l'approccio analitico concernenti la stesura di un Piano dell'Arredo Urbano, spesso non tengono in considerazione la mappatura cromatica dello stato dell'arte dei luoghi. Per mappatura intendo un'approfondita verifica dei colori e delle tinte esistenti nell'area di progetto (con , siano essi propri dell'architettura e degli elementi di arredo, che del paesaggio tipico naturale.

La fase di analisi iniziale, invece, è basilare per le indicazioni progettuali finali, che dovranno necessariamente fornire uno schema cromatico appropriato allo spazio pubblico oggetto del Piano. 

In qualsiasi contesto urbano, in effetti, l'effetto globale è dato da singoli cromatismi che, come direbbe Gillo Dorfles, costituiscono il supporto della vita di relazione cittadina. Si pensi per esempio al rosso londinese tipico di bus, cabine telefoniche e cassette postali...

Per quanto riguarda la mappatura cromatica dei manufatti e del paseaggio naturale, può essere usata la comparazione percettiva visiva (decodifica del colore percepito, misurato come colore pseudo-intrinseco/apparente), con codici RAL e codici sistema NCS. 1

Intento dell'operazione è quello di costruire, mediante un abaco cromatico di analisi e uno di progetto, una banca dati da implementare nel tempo, che includa anche l'aspetto cromatico percettivo, spesso non considerato o sottovalutato.

L'uso del colore negli arredi è rilevante, in quanto incide sull'immagine di tutti gli ambiti spaziali della città, siano essi strade, piazze, architetture, etc. Come dice Francesca Cattaneo (in: a cura di Maurizio Rossi,“Colore e Colorimetria. Contributi disciplinari”, Quaderni di ottica e fotonica, Vol.VII/A, Maggioli Editore, S. di Romagna (RN), 2011):

Il colore non risolve i problemi dei cittadini ma diviene un ingrediente di progetto molto importante ora che l'attenzione verso lo spazio pubblico ritorna ad essere al centro della qualità della vita”.

1Colore intrinseco. Colore la cui identificazione avviene mediante strumenti di rilievo colorimetrico.
Pseudo-intrinseco. Colore di una data superficie osservata in modo opportuno e con isolatori adeguati, da una distanza dai 30 ai 50 cm. (E' possibile comunque vedere solo colori apparenti, perciò viene definito pseudo-intrinseco).
Apparente. E' il colore che vediamo. Varia in tinta, chiarezza e saturazione, a seconda della distanza dell'osservatore, dalle condizioni di illuminazione, dalla temperatura della luce, dal contrasto con lo sfondo, dal colore includente o accostato...etc. Percepito. E' il colore soggettivo.



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