"Da
bambino Leiris ha visto un quadro che rappresentava le età della
vita. Se i suoi ricordi sono esatti si trattava di una versione
particolare, sul retro della rilegatura di un volume illustrato edito
a Epinal: ogni età era associata a un colore – giallo, grigio,
verde, blu... - e portava il titolo I colori della vita.
In modo particolare si ricorda del colore mezzo-mezzo,
un miscuglio di numerose tinte che evocano il caos della prima
infanzia dove tutto è ancora indistinto, come in un tempo mitico, e
del colore caldarrosta
che si riconduceva a due vecchi ubriaconi rissosi. La lezione che
trae da questo ricordo impreciso è ambigua: non senza humour,
ammette che è già passato attraverso un certo numero di
questi colori, compreso - ben prima dei quarant'anni – quello di
caldarrosta. La lezione che
Leiris sembra trarre da questo ricordo incerto è che nella vita se
ne vedono di tutti i colori (...)"
(Marc
Augé, "Il tempo senza età", Raffaello Cortina Ed., Mi,
2014, pag. 64)
In
uno dei corsi ai quali partecipo in veste di docente, una collega che
stava seguendo i seminari, ha raccontato l'ennesimo aneddoto
sull’incomunicabilità del colore. Nel proporre il colore ideale
per una parete della propria abitazione, la cliente suggeriva “un
grigio elefante”, sottolineando l’importanza che fosse davvero
color elefante e non un altro grigio.
Abbiamo
riso, ma l’architetto che
raccontava – con
l’espressione del viso che lasciava intendere: “In quel momento
avrei voluto sprofondare” - ha esternato la profonda frustrazione,
dovuta anche al fatto che comunque in qualche modo la cliente doveva
essere accontentata.
La
strada che stabilisce un contatto (comunicare = mettere in comune)
tra professionista e committente (privato come nel caso esposto) è
lunga e non sempre in discesa. Occorrono tempo, spazio, ascolto,
pazienza e il colore, in un
certo qual senso, pretende si debba
“informare” il cliente in
modo corretto anche dal punto di vista linguistico. Una
sorta di “educazione” senza presunzione, utile al fine di
raggiungere il risultato desiderato.
Grigi
topo, elefante o balena... potrebbero essere ricondotti ai vari grigi
presenti nel sistema NCS, con campionature e notazioni precise
(gestibili e comunicabili anche all’applicatore).
NCS 2500-N |
NCS 3500-N |
NCS 5502-N |
E’
possibile spiegare, magari partendo dal funzionamento del sistema
stesso, che i colori sono soprattutto “percepiti” dall’essere
umano, per cui è difficile comprendere di quale colore si stia
parlando, se si utilizzano
solo delle categorizzazioni generiche. Si crea confusione e il
messaggio tra referente e ricevente non arriva in modo chiaro. Per
poter parlare “la stessa lingua” servono elementi uguali dai
quali partire.
Forse
sarà più complicato all’inizio, ma poi – dopo qualche
spiegazione – sarà anche stimolante e divertente per il cliente
entrare nel mondo della percezione cromatica.
Il
“verde salvia” lasciamolo al maglioncino che abbiamo deciso di
acquistare. Quando abbiamo a che fare con spazi, luoghi, progetti di
qualsiasi tipo e complessità (micro e macro scenari, product design,
vision identity..), cerchiamo il sostegno di sistemi, mezzi e
strumenti capaci di comunicare e
gestire la
componente cromatica in modo corretto.
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