IL
COLORE DELLO SPAZIO NELLA CURA DELLA DIGNITÀ: UN
PROGETTO CROMATICO PERCETTIVO. Analisi
e
riqualificazione dello spazio/corridoio
dell’Ospedale
Privato Accreditato “Villa Rosa” – Modena
Dott.ssa
Martina Puviani – arch. Cristina Polli
PREMESSA
Mai
come in questo momento difficile, mi pare appropriato parlare di
desiderio
innato verso la bellezza. Abbiamo
bisogno di un mondo migliore e ciò è un dato di fatto, non una
deriva intellettuale; tant’è che affermare l’esistenza in noi
del senso di bellezza ed estetica, non è altro che ricongiungerci
col principio biologico ed etico della sopravvivenza. Come
direbbe Iosif Brodskij: “Il fine dell’evoluzione – ci crediate
o no – è la bellezza” (Un’immodesta
proposta, in
Dolore e ragione, Adelphi, MI,1998)
“...l’esperienza
della bellezza nasce necessariamente dalla fusione della percezione e
del desiderio, dalla realtà e dall’idealizzazione,
dall’osservazione e dall’empatia. (…) Quando una civiltà perde
il proprio senso e desiderio della bellezza, perde anche il senso di
quello che è giusto ed è destinata a tramontare” ci dice J.
Pallasmaa ((J.
Pallasmaa, “L’immagine incarnata”, Safarà Ed., PN,
2014, pag. 146).
L’architettura,
la progettazione di spazi di vita, dovrebbero tener conto
dell’importanza dell’etica – e si parla di etica progettuale –
intesa come supporto, come strumento, utilizzato al fine di
migliorare la nostra comune esperienza di esseri umani, che con il
proprio corpo, con le proprie aspettative e bisogni, vivono i luoghi,
riempendoli di significati.
Ho
deciso di pubblicare parte di un lavoro di ricerca effettuato
quest’anno, per far capire quanto ancora ci sia da fare in
strutture per la cura, dove adesso in un momento così delicato,
forse parlare di colore è ben poca cosa...ma io credo si debba
comunque sottolineare che gli ambienti progettati secondo
determinati criteri, aiutino
pazienti e operatori e spero in futuro si
riesca a capire che la costruzione di un progetto globale, pensato,
sia non solo utile, ma necessario per ridare dignità a chi soffre e
a chi presta ogni giorno il proprio prezioso operato. Per ridare quel
senso di bellezza che ci sembra lontano.
Desidero
ringraziare Martina Puviani che ha dedicato la sua tesi di laurea ad
un progetto per migliorare spazi di vita, in un luogo di cura dove il
bisogno di sicurezza e accoglienza è fondamentale. Insieme abbiamo
fatto un piccolo percorso, che spero possa proseguire e costituire un
inizio per riflessioni, analisi e progetti realizzabili nel futuro.
Abbiamo
bisogno, oggi, di cambiare il nostro usuale modo di vivere, di
progettare. Il rispetto passa anche attraverso una visione diversa,
altruistica, etica, aperta. Forse anche più lenta, naturale,
ecologica. Fatta
di bellezza.
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Progetto realizzato |
PROGETTO
CROMATICO PERCETTIVO – PERCORSI
di
Cristina Polli
Strutture,
spazi dedicati all’assistenza di un’utenza fragile, abbisognano
ancora
di più di
attenzioni verso la qualità percettiva ambientale.
E’
infatti chiaro, oramai, che la qualità delle relazioni passa
attraverso la qualità dell’ambiente e
che c’è
sempre correlazione/biunivocità tra l’individuo e l’ambiente
vissuto, per il quale ciascuno di noi crea una propria “mappa
mentale” di riferimento. Un
edificio, uno spazio, non è soltanto una struttura fisica,
“...giacché è anche uno spazio mentale che struttura e articola
la nostra esperienza” (Pallasmaa, 2014)
Il
PROGETTO tiene conto di tale rapporto e dell’importanza dei bisogni
del percettore che fruisce lo spazio. La
scena percettiva è costruita per le persone ed attorno ad esse.
L’OBIETTIVO
è ricreare un luogo dove soprattutto si possa trovare accoglienza,
benessere psicofisiologico, fruibilità
e facilitazione nell’orientamento.
Sappiamo
– le neuroscienze insegnano – che un colore unico in uno spazio
fa si che il cervello legga l’ambiente come una sorta di scatola,
stressando per altro l’osservatore.
La
rappresentazione di un “paesaggio” a più piani, con profondità,
policromia, porta
invece
il precettore ad
interpretare ciò che osserva, a secondo del proprio vissuto.
“Il
nostro sistema percettivo e sensoriale si orienta costantemente verso
la scannerizzazione del campo percettivo alla ricerca di un
significato potenziale; questa funzione, propria dell’organizzazione
sensoriale e neurale, può essere compresa rispetto alla prospettiva
biostorica. La capacità e l’immediatezza di comprendere il
significato, addirittura in campi percettivi caotici e nascosti, ha
avuto sicuramente un grande valore per la sopravvivenza durante il
processo evolutivo. (…) L’immagine di un edificio parla
immediatamente di protezione, familiarità e accoglienza o di
minaccia, estraneità e ripulsa.”
(J.
Pallasmaa, “L’immagine incarnata”, Safarà Ed., PN,
2014, pag. 96,97)
Dare
orizzonti, profondità, tridimensionalità, contrasto (dove
compare contrasto, le differenze tra colori e forme risultano meglio
delineate)
e
policromia al luogo percepito, induce
chiunque – anche in condizioni di fragilità psicologica, o
cognitiva, o fisica – a
ri-conoscere
e percepire a livello biologico/istintuale quello che vi è attorno.
“La
messa in coerenza di un ambiente abitato o scena non si può attuare
attraverso la semplice e uniforme tinteggiatura delle pareti, per
questo ai colori individuati vengono associate forme a carattere di
sistema che chiamiamo allogazioni. Configurazione di campiture, atte
a formare linee di confine e una o più serie di quinte di profondità
per costituire aree facilmente individuabili e memorizzabili per
favorire un migliore orientamento e un ampliamento degli spazi
percepiti. Le allogazioni non nascono per un intento decorativo e non
sono elementi decorativi, ma strumenti percettivi capaci di imporre
la loro presenza anche se interrotta da porte, finestre, pilastri,
angoli.
La
loro configurazione è pensata per essere sempre discriminabile come
lo è un monte lontano che, seppure interrotto variamente alla vista
di chi compia una passeggiata, rimane un fondale presente e
rassicurante che aiuta l’orientamento (completamento amodale). Il
progetto della scena viene attuato attraverso vari accorgimenti
configurati come veri apparati scenici seppure bidimensionali in
quanto realizzati solo con il colore.
Progettiamo
scene che non vogliono essere imitative, ma iconiche e molto distanti
dai classici trompe l’oeil che impongono una unica ipotesi di
paesaggio, quella decisa dal decoratore.
Preferiamo
progettare un generico primo piano, un secondo piano semi nascosto e
un orizzonte intuibile, ma non visibile, che lascia la mente
dell’osservatore libera di esprimere se stessa e il suo mondo
interiore.
Diversamente
(…) le pareti tinteggiate di un unico, anche se gradevole colore,
farebbero risaltare solo l’involucro architettonico racchiudente.
Il metodo di progettazione percettiva che si esprime attraverso
campiture colorate, facilmente realizzabili da normali artigiani,
invita la percezione cognitiva dell’osservatore a organizzare la
parete come una scena che disgrega le superfici, offrendo diverse
profondità esplorabili con l’immaginazione. Le aree (…) di
transito (…) sono progettate con lo stesso approccio di base, ma
calibrate diversamente per creare aree salienti utili
all’orientamento.
Anche
dal solo aspetto visivo dell’ambiente fisico e relazionale,
l’utente trae un sistema di informazioni che determineranno non
solo l’usabilità, ma anche quello che si può definire un
immediato e inappellabile giudizio relativo alle qualità.
Giudizio che mette in relazione superfici, oggetti e persone.
La
presenza o la mancanza di cura si trasmette alle competenze. In un
ambiente sciatto sarà più facile contestare la prestazione di cura.
Le
neuroscienze hanno dimostrato la strettissima connessione tra la
sfera psicologica e quella fisiologica (trasduzione psiche-soma); ciò
ha messo in evidenza quanto sia importante un giudizio positivo sulla
qualità ambientale di un luogo al fine della omeostasi
psicofisiologica, quindi del cosi detto benessere.”
(A
cura di: B&B
Colordesign, A. Bottoli, G. Bertagna, “Progettare con il colore gli
spazi di assistenza e cura”, 2018, Monza)
PROGETTO del PERCORSO/Corridoio
I
colori utilizzati sono stati rielaborati attraverso lo studio della
palette con notifiche NCS, tenendo conto degli attributi psicometrici
– tinta, chiarezza, cromaticità – per dare un ordine percettivo
globale all’ambiente. Il sistema NCS permette una migliore gestione
e comunicazione del colore progettato.
Porte
ambulatori – colori delle porte diversificati, (costante la tinta)
un colore chiaro e uno scuro per garantire la riconoscibilità da
parte di tutti gli osservatori. Le porte sono inserite in una cornice
bluastra più scura, ben identificabile e che riporta l’attenzione
dell’osservatore alle due entrate dei laboratori.
Pareti
– colori bluastri in piano di tinta, due nuances + colore caldo in
frequenza opposta (giallo arancionato, non troppo cromatico)
Elementi
tecnici – inseriti in schermature cromatiche, che permettono
l’individuazione immediata e che nel contempo collocano in parete
tutti gli oggetti, ordinandoli visivamente
Maniglione
– messo in contrasto con fondo per migliore utilizzo
Porte
per entrata/uscita – evidenziate dallo sfondo parete rossastra.
Inserimento di freccia bianca a grandi dimensioni.
Immagini
– I pazienti creano opere artistiche durante il lavoro nei
laboratori d’arte. Sulla parete del corridoio vengono collocate
delle aree bianche (NCS S 0500-N neutro), nelle quali si potranno in
futuro posizionare i quadri realizzati dagli utenti. (Progetto
partecipato).
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Stato di fatto |
DALLA
TESI AL PROGETTO
di
Martina Puviani
“Partecipando
al laboratorio “Il progetto cromatico percettivo negli spazi di
cura” proposto all’interno delle attività formative
dell’Università, tenuto dall’arch.
C. Polli, sono stata colpita dell’argomento trattato, il quale ha
destato in me un forte interesse e suscitato riflessioni rispetto al
mio attuale ambiente lavorativo.
Ho quindi deciso di
dedicare a tale tema la
mia tesi di laurea
magistrale in
Scienze Cognitive e Processi Decisionali (UNIMI
La Statale, MI,
Facoltà di Medicina e Chirurgia - Relatore Prof.ssa
Chiara Guglielmetti, correlatore
arch. Cristina Polli, a.
a.
2018/2019).
Nello
studio delle caratteristiche degli spazi, la
letteratura evidenzia
“la necessità di applicare un approccio olistico alla cura, che
consideri, oltre agli aspetti strettamente medici, anche i molti
altri elementi che condizionano la vita quotidiana del paziente nella
struttura fisica e sociale dell’ospedale” (Del Nord &
Peretti, 2012) e in tutti gli spazi sensibili. Viene
inoltre
data
importanza all’utilizzo
del colore, come
strumento
in grado
di
migliorare
l’orientamento e la navigazione all’interno degli ambienti (Dalke
et al., 2006)
e
intervenire
sui parametri biologici, psicologici e culturali, al
fine di creare un sistema ecologico consono ai bisogni
psicofisiologici dei precettori.
Da
alcuni anni lavoro presso il Centro Diurno di una struttura
psichiatrica all’avanguardia nella cura dei disturbi psichiatrici.
Esso è, però, situato all’interno di spazi che portano i segni di
passate credenze, secondo cui il bianco, per
esempio,
è
considerato
simbolo
di pulizia e
igiene e
debba perciò
prevalere nell’ambiente
ospedaliero. Ho
scelto di analizzare il corridoio che dai reparti ospedalieri della
struttura porta i pazienti a raggiungere il Centro Diurno, in
quanto fino
a qualche anno fa era un luogo poco frequentato, mentre ora, a
seguito di una ristrutturazione e alla modifica dei tragitti di
percorrenza del p. t., ha assunto nuove funzioni, diventando una via
importante
di
passaggio per molte persone (operatori, pazienti e visitatori).
Analizzando
con
questionari la percezione del corridoio di pazienti e operatori, è
subito risultato evidente che esso venisse percepito come monotono,
anonimo, disorientante.
Al
fine di verificare
quanto una riqualificazione cromatica fosse
utile per rendere leggibile, fruibile
lo spazio, migliorandone il
senso di accoglienza e
l’orientamento
(wayfinding) e per dimostrare l’influenza reciproca tra ambiente e
percettore, è
stato quindi
rielaborato
un
progetto di riqualificazione del corridoio, in
collaborazione con l’arch. C. Polli.
Il
progetto
è
stato in
seguito
realizzato, con
la partecipazione di pazienti e operatori, creando una situazione di
stimolo terapeutico e riabilitativo. ”
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Stato di fatto |
Estrapolato
dalla Tesi di Laurea
3.6
Analisi dell’elaborazione del progetto percettivo-cromatico
Di
seguito vedremo nel dettaglio le diverse fasi progettuali che hanno
permesso lo sviluppo e la creazione del Progetto Percettivo-Cromatico
messo in atto:
Il metaprogetto
Il
percetto è un luogo di passaggio situato all’interno di un
ospedale psichiatrico. Nei diversi sensi di percorrenza permette di
raggiungere il Reparto delle Attività Riabilitative,
l’ingresso/uscita dalla Clinica, il giardino del Reparto 1 e le
scale di accesso al Reparto 2. È, inoltre, sede di accesso a due
ambulatori, alla Cappella, alla camera da letto del medico di guardia
per la notte e a due bagni per gli operatori. Il corridoio è,
infine, una via di fuga.
Il
gruppo di percezione risulta essere molto vasto, disomogeneo e i
percettori in continuo mutamento. Al suo interno possiamo
identificare tre macro categorie. Nella prima troviamo i dipendenti
della struttura, che variano da personale sanitario (figure quali
medici, psicologi, tecnici della riabilitazione psichiatrica,
infermieri e operatori socio-santari), al personale amministrativo,
ma anche al personale dei servizi di pulizia, manutenzione e della
cucina. La seconda categoria è composta da pazienti ricoverati nei
due Reparti ospedalieri (con una durata di permanenza molto
variabile, da pochi giorni a 6 mesi circa) e i pazienti che accedono
al Centro Diurno durante la giornata e a fine attività tornano alle
proprie case; gli utenti della struttura presentano età molto
variabili e svariate diagnosi. Abbiamo, infine, i visitatori, tra i
quali identifichiamo amici e parenti dei pazienti ricoverati e
personale sanitario che accede per incontri all’interno
dell’Ospedale.
Gli
obiettivi principali, individuati sulla base dell’analisi
preliminare del percetto e sulle necessità dei percettori, risultano
essere il miglioramento delle indicazioni delle diverse aree da
raggiungere e la possibilità di distinguere e risaltare i diversi
ambienti.
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Stato di fatto |
L’analisi preliminare
Sulla
base delle caratteristiche dei pazienti è stata riconosciuta la
grande importanza della possibilità di riuscire a identificare
facilmente i due ambulatori e a distinguerli l’uno dall’altro;
esigenza riscontrata anche tra le priorità degli psicologi e dei
medici che svolgono la loro attività lavorativa all’interno di
tali studi.
Per
i visitatori, inoltre, emerge la necessità di lavorare
sull’orientamento e la fruibilità del corridoio.
La linea di progetto
Per
rispondere ai quesiti emersi dall’analisi preliminare e per
raggiungere gli obiettivi del metaprogetto, sono state ideate diverse
soluzioni che modificano il design del percetto. È stata infine
scelta la soluzione ritenuta maggiormente efficacie e piacevole al
momento del confronto con il gruppo di percezione.
“La
linea di progetto rappresenta l’essenza creativa del progetto, dove
le motivazioni tecniche e scientifiche si integrano con l’aspetto
emozionale, estetico, etico e di sostenibilità dell’intervento
previsto”. (Bertagna & Bottoli, 2009)
(...)
Gli elaborati definitivi
Il
Progetto Percettivo-Cromatico ha l’obiettivo di riqualificare la
percezione dell’ambiente attraverso l’analisi di diversi fattori.
In particolare abbiamo lavorato su:
Orientamento e comunicazione (applicazione wayfinding):
obiettivo realizzato con l’uso del colore e l’applicazione di
segni grafici. In particolare incorniciando gli ambulatori per
renderli più evidenti nel lungo corridoio e tingendo con due
tonalità del medesimo colore le porte dei due ambulatori,
altrimenti non identificabili. Per dare direzione al corridoio è
stata dipinta una freccia bianca sulle pareti che indica l’uscita,
mentre sul lato opposto è stato applicato il segno grafico "2"
che indica l’accesso al Reparto 2. È stato dato risalto al
corrimano (importante strumento di supporto per la deambulazione)
grazie al contrasto cromatico con la tinta della parete. Sul
soffitto è stata dipinta una linea arancio che accompagna il
percorso lungo tutto il corridoio. Infine, la segnaletica di
emergenza è stata incorniciata per fornirle un maggior risalto e
per poterla individuare rapidamente.
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Foto del progetto realizzato |
Clima cromatico per una migliore qualità della vita ed
accoglienza delle persone che vivono lo spazio: utilizzando
principalmente due tinte, azzurro e arancione, e lavorando grazie
alla policromia attraverso alcune sfumature delle medesime tinte, è
stato creato un ambiente che si ispira al “modello percettivo
naturale”. Lavorando, inoltre, attraverso la percezione delle
tinte a diversa frequenza elettromagnetica, sui livelli di vicinanza
e lontananza, si è voluto annullare l’effetto tunnel dato dalla
lunghezza del corridoio.
Il
progetto prevede, infine, il coinvolgimento degli utenti in un
progetto partecipato per la realizzazione delle campiture cromatiche
e per la realizzazione di tre opere pittoriche che si andranno a
distribuire lungo la parete azzurra, di fronte agli ambulatori dove
attualmente sono previste 3 finestre bianche.
3.6.1
Discussione della messa in opera del progetto percettivo-cromatico
Di
seguito verranno analizzati i vari passaggi che hanno permesso lo
sviluppo e la realizzazione del progetto percettivo-cromatico.
“Da
sempre ci chiediamo quali emozioni possa suscitarci il luogo in cui
siamo e viceversa, se il nostro stato d’animo possa modificare la
percezione che abbiamo di un posto. Appare ragionevole affermare che
l’influenza sia reciproca. In quest’ottica, infatti, emozioni
ambientali e preferenze ambientali sono strettamente legate: un
ambiente suscita stimoli piacevoli o spiacevoli, attrae o respinge un
individuo in base alle esperienze passate e agli scopi attuali
dell’individuo stesso.” (S. Di Nicola cita Baroni, 2008)
Dalla
ricerca di Kaplan e collaboratori sul modello della preferenza
ambientale, emerge che “le preferenze ambientali vengono spiegate
come l’esito di un processo evolutivo in termini di adattamento e
si riferiscono a qualità ambientali percepite come coinvolgenti e
produttrici di senso” (R. Kaplan & Kaplan, 1989; R. Kaplan,
Kaplan, & Brown, 1989; S. Kaplan, 1987) ; sostengono, inoltre,
che l’attribuzione da parte di un individuo di una valutazione
“affettiva positiva” ad un ambiente si verifica solamente se
quest’ultimo soddisfa le condizioni di coerenza, leggibilità,
complessità e mistero.
Col
termine coerenza ci si riferisce alla possibilità di ricondurre il
luogo ad uno schema già noto e memorizzato.
La
leggibilità indica la presenza di informazioni che facilitano la
comprensione dell’ambiente e favoriscono l’orientamento come, ad
esempio, la possibilità di identificare i percorsi e le eventuali
affordance. Una mappa illeggibile o un ambiente indecifrabile nei
suoi possibili usi suscitano nell’individuo un vissuto di
inadeguatezza personale e frustrazione.
Complessità,
cioè fornire ricchezza di stimoli percettivi, comunque leggibili,
che favoriscono la valutazione positiva.
Infine,
il mistero è la caratteristica che riguarda informazioni non
immediate, ma da “scoprire”, anche attraverso il movimento e
l’esplorazione; si ricollega al desiderio primordiale di conoscere
ciò che ci circonda senza apparirci minaccioso.
Questi
aspetti si possono riassumere nel concetto di supporting environment
(ambiente che sostiene) proposto da Canter (1983) , cioè di
ambiente che favorisce il soggetto ad ottenere tutte le informazioni
che necessita e ne facilita le azioni.
Sulla
base di quanto appena descritto e sulla base dei dati raccolti grazie
al questionario, il progetto percettivo-cromatico attuato sul
corridoio esprime appieno tutte le caratteristiche individuate dal
modello della preferenza ambientale:
Coerenza: il percorso è lineare lungo il corridoio.
Leggibilità: la cornice blu attorno alle porte mette in risalto i
due ambulatori già a distanza; il colore delle porte degli studi
di due tonalità, una chiara e l’altra più scura, permette di
distinguere le due stanza anche per coloro che hanno difficoltà di
daltonismo; le indicazioni della freccia bianca e “reparto 2”
permettono di orientarsi nel corridoio e, infine, il corrimano
arancio scuro su fondo blu viene risaltato dal contrasto cromatico
favorendone l’individuazione in caso di necessità.
Complessità: lo schema delle allogazioni cromatiche fornisce
ricchezza di stimoli al percettore, ciò è implementato anche dalla
presenza di tre opere pittoriche.
Mistero: la grande freccia bianca suscita nell’osservatore,
dall’altro estremo del corridoio, la curiosità di avvicinarvisi
per scoprire cosa indica portando così il soggetto a identificare
l’uscita e il Centro Diurno.
La
scelta cromatica del progetto percettivo è una scelta ecologica, che
si rifà all’ambiente naturale. Quest’ultimo, come evidenziato
dagli studi di Corth e Rudermann, ha influito in modo sostanziale
sull’evoluzione stessa dell’essere umano. Da sempre, infatti,
l’atto percettivo ha determinato la sopravvivenza dei nostri
antenati, i quali, per adattarsi all’ambiente, hanno dovuto
sviluppare una sempre maggior capacità di distinguere rapidamente
situazioni di pericolo o, al contrario, di vantaggio.
“È
convinzione della scienza che gli organismi viventi, nella loro
evoluzione, abbiano sviluppato processi e strategie biologiche
strettamente associate al loro ambiente (L. Ronchi cita Corth,
1983) e che le caratteristiche dell’ambiente influiscano sulla
struttura neuronale del sistema visivo” (L. Ronchi cita Rudermann,
1997). Lucia Ronchi sempre citando Corth sottolinea che “per
svariati milioni di anni i primati sono stati esposti alla luce
diurna filtrata dalla vegetazione delle foreste; questa luce ha una
distribuzione spettrale che presenta un massimo a 550 nm, proprio in
corrispondenza del massimo della curva di efficienza visiva”
(colore verde).
Ciò
va ad incidere su due aspetti principali del nostro sistema visivo:
Percezione di vicinanza e lontananza che
abbiamo dei diversi colori: i colori ad alta frequenza relativa
appaiono più lontani rispetto a quelli di minore frequenza
relativa;
Attivazione del sistema nervoso a seconda dei
diversi colori: la luce a lunghezza d’onda corta attiva il Sistema
Nervoso Autonomo Parasimpatico (fa restringere le pupille,
diminuisce la pressione arteriosa, rallenta l’attività cardiaca,
contrae i bronchi, stimola l’attività gastrica...) mentre i
colori a lunghezza d’onda lunga attivano il Sistema Nervoso
Autonomo Simpatico (dilata le pupille, aumenta la pressione
arteriosa, aumenta l’attività cardiaca, rilascia i bronchi,
inibisce l’attività gastrica...). La luce selettivata a lunghezza
d’onda media ha un effetto modesto sul Sistema Nervoso Autonomo.
“Affinché
un colore abbia gli effetti desiderati, deve essere proposto insieme
con uno o più altri colori di accompagnamento di diversa lunghezza
d’onda, in diverse quantità di superfici e in opportune
allogazioni” (Bertagna & Bottoli, 2009, p. 196) .
Per
questi motivi nel presente progetto percettivo-cromatico sono stati
scelti colori a diversa lunghezza d’onda, adeguatamente progettati
e abbinati, per favorire la percezione di un ambiente più ecologico.
Inoltre, i due estremi del corridoio sono stati pitturati con tinte
tendenti al rosso (caratterizzate da bassa frequenza
elettromagnetica) per influire sulla percezione visiva dei fruitori,
ottenendo così un effetto di maggior vicinanza che riduce il senso
di profondità del lungo corridoio.
Il
progetto ha subito una variazione in corso d’opera rispetto alle
indicazioni “Reparto 2” da apporre sulla porta Rei antincendio.
Diversamente da quanto concordato durante la stesura dell’elaborato
definitivo, l’ingegnere ci ha comunicato l’impossibilità di
apportare qualsiasi modifica alla porta Rei in quanto ciò avrebbe
inciso sulla certificazione a Norma Uni rilasciata dal produttore.
L’alternativa studiata è stata quella di apporre le indicazioni
sul pavimento a inizio e fine del corridoio, in quanto, altrimenti,
non sarebbero state visibili da una parte all’altra del tragitto.
(...)
La
ricerca/intervento (action-research) è una tipologia di ricerca,
utilizzata nel presente studio, che si pone come obiettivo primario
quello di modificare una situazione attraverso le conoscenze
acquisite mediante la ricerca. Quindi, una RicercAzione è una
ricerca che viene fatta non solo per conoscere una situazione, ma per
modificarla nel momento stesso in cui la si studia, utilizzando le
conoscenze che si hanno di essa. In modo simultaneo, quindi, si
analizza, si conosce, si prende coscienza e si modifica una
situazione. Inoltre una ricerca/intervento, a differenza di una
ricerca sociale, è
progettata e condotta in modo collettivo, coinvolgendo quindi i
fruitori dello spazio studiato.
Nel
caso specifico il progetto ha previsto la partecipazione di diversi
operatori e pazienti nello studio delle caratteristiche dell’ambiente
e nell’identificazione dei miglioramenti da attuare. Inoltre, le
modifiche e l’attuazione del progetto percettivo-cromatico hanno
visto la partecipazione attiva di diversi pazienti che autonomamente
hanno espresso il loro interesse a far parte del progetto
concretizzando la coproduzione di uno spazio condiviso.
Ciò
ha influito in modo incisivo sulla propositività, sull’attivazione
e sull’autostima dei pazienti a livello terapeutico, in quanto vi
hanno preso parte anche persone che non avevano accettato di
partecipare alle attività riabillitative programmate.
Infine,
riporto di seguito alcune delle frasi/commenti che i diversi fruitori
del corridoio hanno espresso durante i lavori. Il corridoio, durante
l’attuazione del progetto cromatico, ha mantenuto infatti il suo
quotidiano utilizzo da parte di operatori, pazienti e visitatori, che
hanno potuto quindi osservare l’evolvere del progetto nelle sue
diverse fasi.
Adesso si che è piacevole passare per queso corridoio.
Dà serenità il corridoio così colorato.
Che bello!
Venite anche a casa mia?
Quand’è che fate anche i Reparti? Sarebbe moto più bello.
Sono proprio belli questi colori.
In quei quadrati cosa ci viene? Rimangono così?
Anche a casa mia vorrei una cosa così.
Spiegami cosa ci viene qua.
Le frecce servono proprio.
Adesso passo sempre da questo corridoio piuttosto che passare per
il giardino.
È bellissimo/stupendo.
Voglio partecipare per lasciare il segno.
Belle le due porte degli ambulatori differenziate.
Speriamo che la freccia sia sufficiente. Ci credo poco…
Quella freccia cosa indica?
Avete fatto proprio un bel lavoro.
È interessante come, nonostante l’aspetto del corridoio sia
stato cambiato completamente, questo abbia mantenuto comunque un
“atteggiamento istituzionale”.
Sembra di entrare in un altro mondo quando si passa da questo
corridoio.
Proprio
cogliendo le sollecitazioni provocate dai commenti sopra elencati
nasce una riflessione che può rispondere alla domanda iniziale: “Il
prendersi cura dell’ambiente in cui si vive, favorisce il senso di
appartenenza al luogo e migliora l’abitare (nel senso di “stare
nel luogo”)?”
Nei
diversi commenti le persone esprimono la voglia di trascorre più
tempo in quel luogo tanto, in alcuni casi, da volerlo riprodurre
anche nell’ambiente domestico. Primi tra tutti i pazienti, che
durante la realizzazione del progetto, esprimevano la voglia e
l’interesse nel prendervi parte, tali da lavorarci nei momenti di
riposo.
Tenendo,
inoltre, in considerazione l’investimento di energie e tempo spesi
nel prendersi cura dell’ambiente se ne deduce un forte senso di
appartenenza, atto anche a migliorare gli ambienti che si vivono
quotidianamente per renderli più piacevoli e accoglienti.
(...)
Durante
la messa in opera del progetto cromatico, come si è potuto notare
anche dalle frasi riportate nel sottoparagrafo 3.6.1 “Discussione
della messa in opera del progetto percettivo-cromatico”, molti sono
stati i commenti e i feedback estremamente positivi rispetto
l’estetica dell’ambiente. Per quanto riguarda il miglioramento
dell’orientamento, per cui non è stato possibile raccogliere dati
empirici, si sono potute osservare alcune situazioni molto indicative
che si sono verificate sempre durante la realizzazione del progetto.
Ad esempio, durante la messa a punto delle indicazioni a pavimento
per il Reparto 2, si è potuta osservare inizialmente una reazione di
smarrimento e un’espressione perplessa sul volto di un visitatore
associate a un’andatura titubante, successivamente alla lettura
delle indicazioni, il volto si è disteso mostrando una mimica più
rilassata, accompagnata da un passo più deciso.
Il
progetto è diventato, inoltre, uno spazio terapeutico e
riabilitativo per i pazienti in tutti i sensi. Ha evitato
l’assunzione di terapia al bisogno, coinvolto persone che
diversamente sarebbero rimaste in camera e ha fornito la possibilità
di svolgere attività manuali, pratiche e della vita quotidiana e
lavorativa, che diversamente, all’interno di un contesto
ospedaliero, difficilmente è possibile svolgere, andando quindi a
incidere positivamente sul benessere dei pazienti.
Il
progetto descritto può considerarsi concluso, ma risulta essere
un’importante fonte di studio per la raccolta e analisi dei dati
sulla percezione del “nuovo” corridoio.
Diverse
sono state le difficoltà riscontrate nell’attuazione del progetto.
Prime fra tutte, al di là di quelle tecnico-logistiche già
affrontate, le resistenze basate su false credenze (policromia
disorientante) e gli scetticismi sulla reale possibilità di attuare
un progetto di una tale portata solo grazie alla partecipazione di
pazienti e operatori. Nonostante ciò, grazie alla Direzione che ha
supportato e creduto nelle potenzialità terapeutiche del progetto
sostenuto da evidenza scientifica, è stato possibile portarlo a
termine. Man mano che il corridoio prendeva nuova forma, anche coloro
che inizialmente erano titubanti sulla sua reale riuscita, hanno poi
espresso feedback positivi riguardo i risultati ottenuti.
Dunque,
si può affermare che, grazie a questo studio, è stato possibile
mettere in discussione le credenze che l’utilizzo della policromia
risulti disturbante e fastidiosa e che all’interno degli ambienti
ospedalieri si debbano utilizzare solo colori tenui e tendenti al
bianco: “È interessante come, nonostante l’aspetto del
corridoio sia stato cambiato completamente, questo abbia mantenuto
comunque un “atteggiamento istituzionale””.
Questo,
risulta quindi essere un punto di partenza per una nuova e
approfondita riflessione sul tema della cura dell’ambiente come
cura della persona, specie in una zona geografica in cui, anche se
conosciuto, il tema è poco applicato.”