O.T. Blanca. fermata Toledo. Napoli |
O
dovrei dire "la trasparenza del colore".
Colore
secondo alcune teorie, etimologicamente deriva anche dal latino
celare, nascondere.
Diciamo
che preferisco "giocare" sul profondo senso illusorio della
visione, per cui anche la realtà che ci appare colorata è invece
acromatica e che il colore, frutto della nostra percezione, diventa
una sorta di pennellata gettata
su di un mondo senza tinte. Forse cela
comunque qualcosa...
La trasparenza mi affascina. Fa parte
della nostra esperienza ancestrale, del nostro vivere biologico,
fisiologico. Esiste in natura, è nell'aria, nell'acqua, nei
cristalli, nelle foglie attraversate da un raggio di sole...
La
trasparenza
è una proprietà visiva riferita alla trasmissione della luce
visibile. Interessa l'intero corpo del materiale.
●
Le proprietà sono la
nitidezza e la nebulosità.
●
Se un corpo lascia
intravedere un oggetto retrostante, senza distinguerne perfettamente
i contorni, è detto translucido.
●
Se
non lascia vedere nulla, è opaco.
Kartell |
I colori volume sono quelli della trasparenza, Ad essi appartengono quei colori che, facendo parte di uno spazio tridimensionale, lasciano intravedere altro. Questi colori sono percepibili in volumi reali, concreti, tangibili: solidi trasparenti, ghiaccio, cristallo...; ma anche in elementi fluidi, come i colori dei liquidi.
Secondo
lo psicologo tedesco David
Katz infatti, vi sono tre modi di apparenza dei colori: i colori
SUPERFICIE (dell'oggetto), i colori FILMARI (della lontananza) e i
colori VOLUME (della trasparenza), poi differenziati dai colori
STRUTTURALI (dell'illuminante ambientale), dai colori LUCE (della
sorgente luminosa) e dai colori RIFLESSO (colori indiretti).
Per
Josef Albers la trasparenza, così come il colore in generale,
subisce l'influenza degli aspetti illusori propri della percezione.
In questo esempio tratto dal suo testo
“Interazione del colore”, Il Saggiatore, MI, 2013,
possiamo vedere una tavola dove sfondo
scuro verso un centro chiaro (sintesi additiva) e fondo
chiaro verso un centro scuro (sintesi sottrattiva) ci danno la
sensazione di trasparenza, che non è reale, ma così come la
miscelazione dei colori, è percepita, illusoria.
Superfici
colorate, anche se opache (una parete dipinta, per esempio), possono
generare la percezione di trasparenza. Affinché ciò accada due
delle aree interessate dalla visione, devono avere una zona di
sovrapposizione, colorata con un colore intermedio tra i due
adiacenti.
In
generale viene considerata trasparente la superficie più chiara.
Progettare
un ambiente policromatico, con trasparenze,
variazioni
di luminanza, gradienti di tinta,
salienza (J. Gibson)
ci
aiuta a leggere correttamente uno scenario, le forme e le distanze
degli elementi che lo compongono. Inoltre contrasti di chiarezza, di
saturazione e di tinta, ci servono per comprendere, distinguere
elementi nello spazio, orientarci, dare giuste valutazioni
sensoriali. Il tutto risponde ai nostri bisogni psicofisiologici.
Dale Chihuly |
Nella
trasparenza colgo il senso del sogno, dello smarrirsi in un nulla,
nell'ignoto, senza però l'angoscia della perdita e lo sgomento che
il nulla può dare. E' la sensazione dolce dell'immaginare, del
lasciarsi andare leggermente a fantasiose scoperte.
Nello
stesso tempo mi porta a riflettere sulla consistenza paradossale del
trasparire, quell'essere e non essere in evidenza, che dice
apertamente c'è
qualcosa al di là, sotto, dietro, in fondo...e
anche se non la vedi davvero, è proprio quella parte che diventa
protagonista della storia, della scena.
Non
siamo anche noi così? Lasciamo e non lasciamo trasaparire...Ciò che
celiamo ha una sua luce invadente e meravigliosa, come i riflessi
nell'acqua, i disegni sul muro, il sole che si tuffa nel mare.