Judisches Museum. Daniel Libeskind. 1999 |
Berlino
è una città che racconta. Trasuda drammi e dolori vissuti,
trascorsi, non ancora troppo lontani per essere solo evocati, non
ancora così risolti per essere soltanto testimonianze. Non si può,
non si deve dimenticare.
Ma
a parlare del passato non sono le persone, bensì i manufatti,
l'architettura, le pietre, i pieni e i vuoti, luoghi, spazi e
paesaggi che, mentre cammini, sussurrano, ti sfiorano, ti conducono
verso altre direzioni temporali.
Postdamer Platz |
Mi
chiedo, passeggiando a naso in su, ammaliata dalle monumentali
architetture contemporanee di Postdamer Platz, quale siano i veri
colori di Berlino.
Riflessi nelle vetrate del Sony Center o
dell'edificio di Renzo Piano, si scorgono scure ombre di altri
edifici, giochi di geometrie dati dalla cupola di Helmut Jahn, sempre
con tonalità grigie argentee, bianche, specchiate e avvolgenti.
Particolare edificio nel lotto Daimler Chrysler. Renzo Piano. 1998 |
Cupola nel Sony Center. Helmut Jahn. 2000 |
Un
caleidoscopio di immagini senza molti colori, con macchie di verde
naturale e il rosso di alcuni particolari che attirano la mia
attenzione.
Il
nuovo si inserisce nell'antico e si fa riconoscere attraverso i suoi
materiali lucenti, tecnologici; non stravolge però la palette colori
che fa di questa città un tutt'uno cromatico, coi suoi grigi, le
tinte naturali delle pietre, i bianchi, i marroni, i beige, i crema,
le sfumature del cemento.
Alexanderplatz |
Il colore nell'architettura esiste, certo.
Basti pensare ai grandi esempi: da Bruno Taut ad Aldo Rossi. (Quartiere Schutzenstrasse 1994-1997). O al Berlin Airport Hotel di Petersen Architekten, 2013 (Foto di Jean Bitter Fotografie). Però
diviene anch'esso geometria, all'interno di un quadro più sfumato,
omogeneo, compatto.
Il
colore che dialoga è invece
quello dei segni, dei segnali, dei graffiti, delle luci notturne che
mutano l'aspetto dei luoghi, delle pubblicità, degli interni
visibili dal fuori, dell'arte di strada.
Diviene messaggio di vita, all'interno
del ricordo; un percorso che conduce altrove, al di là
dell'emozione, verso il desiderio di dire, di esternare, di
rinnovare, di “fare luce”.
Cammino e sento, ascolto in me le voci
che Berlino ha dentro le sue pietre, i suoi palazzi, le sue vie
lastricate...Ci sono colori che non si vedono, ma ti trapassano il
cuore.
Colori che non possono passare
inosservati.