Guardare in un bicchiere. Osservare le sfumature rossastre del vino. Coglierne luminosità diverse e ombre.
Quale sarà l'aroma, il sapore, la consistenza, la freschezza...
Ancor prima di provare a sorseggiare, ancor prima di annusare, parlano i nostri occhi, lanciando segnali al cervello, fornendo informazioni basilari.
In ogni dove, anche in uno scenario limitato, in un relativo campo visivo, il colore comunica.
Nel progetto di spazi il processo è similare. Ci accoglie prima di tutto il colore, come dice Maldonado: “… ciò che più colpisce nell’esperienza visiva quotidiana è che essa si configura, a livello intuitivo, come un’esperienza prevalentemente cromatica. Nel nostro rapporto, diciamo, ingenuo con la realtà, l’atto di vedere riguarda di sicuro la forma, il movimento e la distanza, ma specialmente i colori. Vedere è, in primo luogo, vedere i colori”. (Tomàs Maldonado, 1995)
I metodi, gli approcci al progetto possono essere diversi. Gli obiettivi però sono spesso comuni ai vari progettisti che si occupano di colore:
stabilire una sorta di sintonia tra l'individuo e lo spazio vissuto
creare un ambiente coerente con l'esigenza di qualità di vita
raggiungere un equilibrio ecologico
L'importante è partire dai bisogni del percettore (o gruppo di percezione) e non dimenticarsi che ogni volta si utilizza il colore, esso darà informazioni, racconterà qualcosa, creerà gerarchie (comunicative, d'orientamento, d'uso...), aiuterà o meno a definire ed esplicitare funzioni, contribuirà a segnalare, organizzare; influirà sulla nostra percezione , sia essa di tipo istintuale, che cognitiva.
Un progetto cromatico non è un semplice "scelgo un colore - mi piace o non mi piace - lo colloco dove credo", ma è un'operazione complessa, che richiede preparazione, studio, voglia di sperimentare, analisi, serietà, consapevolezza di ciò che si sta facendo e del fatto che si riverserà su altri. Bisogna conoscere, per poter praticare.
Utilizzare il colore, significa quindi "sapere di cosa si sta parlando".
Non si nasce sapendo...si impara.
Vorrei che persone non qualificate a fare questa professione, perchè appartengono ad altre rispettose categorie, non si spingessero a prendere decisioni sull'utilizzo del colore - per esempio - in uno spazio educativo, pensando di fare cosa "buona e giusta" colorando a caso gli interni della scuola. Tanto l'importante è che sia colorata...
Certo: meglio un po' di colore piuttosto che il grigio o peggio il degrado. Però un professionista qualificato potrebbe davvero portare delle migliorie percettive ed ambientali. Lo sforzo forse sarebbe maggiore, ma il risultato avrebbe un senso.
Farebbe la differenza.
Ancora si pensa che un progetto cromatico sia superfluo?
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