Ridefinisce
lo spazio, qualunque spazio, sia esso molto piccolo o esteso,
donandogli identità e caratterizzazioni, il colore... Così
illusorio (Josef Albers che direbbe?) eppure reale, è un fenomeno
complesso da spiegare, ma
altrettanto evidente; quasi si dà per scontato che ci sia, che
faccia parte della vita, negarlo sembrerebbe voler negare l'esistenza
stessa. C'è chi, del resto, non lo percepisce e noi – gli altri –
quelli che invece ne assaporano l'essenza, ci sentiamo tristi per
questa impossibilità, questa negazione, perché non sappiamo
comprendere una visione sfumata di grigi. Giacomo avrebbe
sostenuto che il grigio spesso ci mette tristezza e avrebbe preferito
parlare di rossi autunnali e arancioni solari.
Che lo si chiami “sensazione
cerebrale” o meno, che lo si esamini e analizzi secondo varie
teorie o filosofie, che lo si studi attraverso la lente di numerose
discipline, rimane il fatto che ci affascina tutti, in modi
differenti forse, però con uguale intensità.
I luoghi li conosciamo anche per via
dei colori che li distinguono, che ce li rendono ospitali e
leggibili, che ci aiutano a memorizzare segnali e segni.
Non è però sufficiente un colore, ce
ne vogliono diversi in un contesto per suggerire azioni e reazioni,
per dare informazioni, per far si che lo scenario sia riconoscibile e
stimolante percettivamente. Non è sufficiente in sé, il colore, che
spontaneamente uniamo a materie, forme, schemi, luci...
E' sufficiente comunque dire la parola
“colore” per SPALANCARE LE PORTE sulla curiosità, sul desiderio
d indagare e approfondire, sull'emozione, sul senso di vertigine che
provoca l'ignoto. Il colore è un mondo infinito dentro il quale, una
volta entrati, non si riesce più ad uscire.
Ho letto testi, ascoltato conferenze e
seminari, seguito corsi, parlato con esperti, considerato vari punti
di vista e mi accorgo di non sapere molto, in fondo, sull'argomento.
Più studio e metto in pratica e più mi rendo conto di dover
studiare e provare. Da una verifica nascono mille dubbi. Da una
ricerca altri mille dubbi. Mi continuo a mettere in discussione
perché il colore mi fa questo effetto, mi pone in forse, come
a dirmi: “ Vai avanti c'è ancora da scoprire!”. Ed io proseguo,
facendomi tante domande alle quali non sempre so poi rispondere e
che però mi sono utili per definire azioni, rivedere posizioni,
rivalutare metodi. Non esiste, dopo tutto, un unico metodo
progettuale per operare con il colore. Esistono metodi. Ognuno scelga
il proprio, ma con coscienza, consapevolezza, scientificità.
Mettendosi alla prova, collaborando e confrontandosi con altri
professionisti. E senza credere di essere arrivati...
Il colore porta lontano. NON
FERMIAMOCI SULLA SOGLIA.
Auguri,
quindi, di un Nuovo Anno pieno di colore, magia ed entusiasmo.
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