Ambiente solare |
Il colore, che ormai sappiamo essere una sensazione che si forma nel nostro cervello, non appartiene in effetti agli oggetti, non è una caratteristica “reale” di ciò che vediamo; è un risultato di interazioni diverse, tra luce, materia, occhio che “guarda” e rielaborazioni a livello cerebrale. Esso comporta comunque anche una percezione soggettiva e culturale, per cui ciò che “vediamo” viene interpretato e vissuto attraverso l'esperienza, sia personale, che proveniente da un “inconscio collettivo” di Junghiana memoria (e del resto anche lo psicologo Max Luscher ci riporta nel suo esame dei colori a primitive sensazioni umane, archetipiche e di matrice biologica).
Attraverso il colore possiamo identificare con maggior sicurezza forme, aspetti tattili, odori, sapori, anche suoni, in un continuo rapporto sinestetico, tanto da essere a volte condizionati (e qui insiste l'aspetto soggettivo, costituito anche di aspettative ed emozioni) e preferire, scegliere, scartare, odiare qualcosa rispetto ad altro.
Confrontando gli studi delle neuroscienze, inoltre, sappiamo che luci selettivate di alta, bassa o media frequenza (all'interno dello spettro visibile dei colori) influiscono sul nostro organismo e concorrono ad attivare l'ipotalamo, l'epifisi, l'ipofisi e quindi il Sistema Nervoso Autonomo (Parasimpatico e Simpatico).
L'essere umano, in quanto soma e psiche, dal primo momento in cui ha percepito il colore ne è stato costantemente influenzato. Senza il colore non avrebbe perpetuato la specie: non si sarebbe difeso, non si sarebbe cibato, non avrebbe scelto sessualmente il compagno/la compagna...Vediamo a colori perché così è più facile sopravvivere.
Attraverso il colore possiamo identificare con maggior sicurezza forme, aspetti tattili, odori, sapori, anche suoni, in un continuo rapporto sinestetico, tanto da essere a volte condizionati (e qui insiste l'aspetto soggettivo, costituito anche di aspettative ed emozioni) e preferire, scegliere, scartare, odiare qualcosa rispetto ad altro.
Confrontando gli studi delle neuroscienze, inoltre, sappiamo che luci selettivate di alta, bassa o media frequenza (all'interno dello spettro visibile dei colori) influiscono sul nostro organismo e concorrono ad attivare l'ipotalamo, l'epifisi, l'ipofisi e quindi il Sistema Nervoso Autonomo (Parasimpatico e Simpatico).
L'essere umano, in quanto soma e psiche, dal primo momento in cui ha percepito il colore ne è stato costantemente influenzato. Senza il colore non avrebbe perpetuato la specie: non si sarebbe difeso, non si sarebbe cibato, non avrebbe scelto sessualmente il compagno/la compagna...Vediamo a colori perché così è più facile sopravvivere.
Ambiente vivace |
Molto si è detto e scritto sul rapporto tra colore e cibo, intendendo per “cibo” sia l'alimento in sé e il sistema “alimentazione”, che l'apparato scenico attorno all'argomento (architettura, ambiente, food-design, product-design).
Sono stati analizzati micro e macrocosmi dal punto di vista biologico, fisiologico, fisico, psicologico, percettivo, culturale, storico, sociale, simbolico e neuroscientifico (per esempio: sensazioni di Fame e Sete vengono provocate e regolate dall'ipotalamo. Sempre l'ipotalamo, nei due centri della fame e della sazietà, regola inoltre l'assunzione di cibo. La luce selettivata da alta frequenza - attorno al blu - attiva maggiormente il SNA parasimpatico, evocando la sensazione di fame; la luce selettivata a bassa frequenza - attorno al rosso -, attiva maggiormente il SNA simpatico, evocando invece sazietà.).
Sono stati analizzati micro e macrocosmi dal punto di vista biologico, fisiologico, fisico, psicologico, percettivo, culturale, storico, sociale, simbolico e neuroscientifico (per esempio: sensazioni di Fame e Sete vengono provocate e regolate dall'ipotalamo. Sempre l'ipotalamo, nei due centri della fame e della sazietà, regola inoltre l'assunzione di cibo. La luce selettivata da alta frequenza - attorno al blu - attiva maggiormente il SNA parasimpatico, evocando la sensazione di fame; la luce selettivata a bassa frequenza - attorno al rosso -, attiva maggiormente il SNA simpatico, evocando invece sazietà.).
Natural style |
Paola Bressan ci da una significativa spiegazione di come del resto i colori e il cibo siano in stretta connessione e "ci appartengano" fisicamente e fisiologicamente: "L'area della retina (superficie che ricopre interamente il fondo dell'occhio, n.d.a.) in cui si trova la fovea (regione situata in corrispondenza del fuoco del cristallino, n.d.a.) è gialla perché contiene carotenoidi, pigmenti antiossidanti di cui è stato abbondantemente documentato il ruolo protettivo. Probabilmente questi pigmenti hanno la funzione di filtrare le lunghezze d'onda non-spettrali vicine al blu, che non contribuiscono alla visione e hanno un contenuto di energia pericolosamente alto. Gli occhi di tutti i vertebrati diurni contengono filtri gialli; nel nostro la stessa funzione è svolta anche dal cristallino, che comincia a ingiallire ancor prima della nascita e diventa progressivamente più giallo nel tempo. L'eliminazione dei carotenoidi dalla dieta è accompagnata dalla scomparsa della pigmentazione gialla nella zona centrale della retina, e causa una degenerazione dei fotorecettori che può condurre a disturbi visivi anche molto gravi. Questi importanti carotenoidi, che non dovrebbero mancare nell'alimentazione quotidiana, sono presenti soprattutto nel tuorlo d'uovo, nelle arance, negli spinaci e in tutte le verdure a foglia di colore verde scuro.(...)” P. Bressan, “Il colore della luna”, Ed. Laterza, Roma-Bari, 2007, pag. 38)
Recenti ricerche hanno posto l'attenzione sulla percezione del colore e l'assunzione del cibo: in Svizzera un gruppo di ricercatori dell'Istituto di Psicologia dell'Ateneo di Basilea, guidati da Oliver Genschow e da Leonie Reutner, ha effettuato degli studi sugli effetti emotivi del rosso, dai quali è emerso che piatti, bicchieri, posate, tovaglie e tovaglioli colorati di rosso possono ridurre l'assunzione di cibo. Secondo i ricercatori tale colore produce una sorta di allarme nel cervello, che sopprime il senso di fame. Essendo un colore usato per i segnali collegati ai “divieti”, il rosso diventerebbe cioè una sorta di freno alla fame e all'assunzione del cibo.
Al di là di sperimentazioni e ricerche, possiamo sicuramente affermare che il “nutrirsi”, azione non solo fisiologica/biologica e sociale/culturale, è un atto altamente polisensoriale e perciò collegato alla vista. Inoltre cibo ed oggetti ad esso connessi subiscono il fascino dell'evocazione simbolica del colore, del mito e della ritualità.
Allora la propria tazza è forse rossa, come una ciliegia matura, perché in questo preciso momento c'è bisogno di un calore diverso, di una forza da riscoprire. La tavola per la cena con gli amici X e Y, diventa un richiamo ai toni naturali della canapa, del lino (o del caffè, cappuccino e panna), un po' trend e un po' natural-design, perché loro rientrano in questo scenario. Mentre per K e J la tavola dev'essere un'esplosione di colore, poiché la loro vivacità ben si adatta ad un'atmosfera così gioiosa...
Nessun commento:
Posta un commento