venerdì 13 gennaio 2012

MIMETISMO in natura

Art Wolfe, Mimetismo












Il nostro sistema visivo ci fornisce una immagine colorata di ciò che stiamo osservando; questa è una nostra caratteristica biologica, utile per la sopravvivenza. (Difesa, orientamento, riproduzione, etc.)
Uno dei fenomeni presenti in natura, collegato alla sopravvivenza della specie è il MIMETISMO. 

Art Wolfe, "Ghepardo"





  
"Lo gnu, una specie di antilope africana, non ha sensazioni cromatiche o, per lo meno, le ha così parziali e limitate, da poter azzardare che la sua visione sia paragonabile al bianco e nero (ovviamente con tutta la scala di grigi in mezzo). Se così non fosse, i grandi felini, suoi predatori, rischierebbero di morire di fame. La predazione è tanto più facile, come si sa, quanto più è ridotta la distanza tra la preda e il predatore. Il predatore ha due vantaggi. Il primo è senz'altro l'impossibilità della preda di vedere differenze cromatiche tra lo sfondo e il predatore, il secondo vantaggio di quest'ultimo è che la sua livrea di solito è più scura sulla schiena e più chiara nella parte ventrale. La luce, schiarisce la schiena. Non arrivando ad illuminare la parte bassa del corpo, annulla l'ombra che tradirebbe il felino rendendone visibile il volume." (Giulio Bertagna, Aldo Bottoli, "Perception Design", Maggioli Editore, 2009, cit. pag.92)
Fin dai primi anni novanta dell'Ottocento, anche l'artista americano Abbott Handerson Thayer, si interessò al “mimetismo”, fornendo una spiegazione al fenomeno della cosiddetta contrombreggiatura, basata sulle proprietà ottiche della luce e delle ombre. Gli animali, secondo il pittore, sono naturalmente più scuri nelle parti più illuminate e più chiari in quelle nascoste alla luce e, come già detto nella citazione di Bertagna e Bottoli, la luce del sole schiarisce il manto scuro, annullando l'ombra. Per Thayer l'inganno visivo ottenuto dalla contrombreggiatura, aveva lo scopo di rendere l'animale più o meno invisibile nell'ambiente naturale. Tale studio portò l'artista a consigliare all'esercito degli Stati Uniti (guerra ispano-americana 1898) di sfruttare l'effetto mimetico, ma non venne ascoltato. Solo nel 1917 gli inglesi applicarono le idee di Thayer, introducendo così le prime uniformi mimetiche.


Art Wolfe, "Raganella marmorata sudamericana"
















I colori mimetici, criptici, che negano essenzialmente una segnalazione, possono essere procriptici o anticriptici. I primi, tipici per esempio della cavalletta verde, servono a difendersi (adattamento procriptico), perciò a “non farsi vedere” da altri animali per paura di essere catturati. I secondi, per esempio della mantide verde, hanno invece l'obiettivo di “nascondersi” (adattamento anticriptico) per attaccare e cibarsi.
Mimetizzandosi, non si esiste. Perciò, confondendosi col contesto, o si riesce a catturare la preda (cibo), o ci si difende dai predatori. Vita e morte, continuità e sopravvivenza della specie.



Sull'argomento vorrei segnalare il libro di Art Wolfe, fotografo naturalista, con testi di Barbara Sleeper zoologa e psicologa, dal titolo “Mimetismo”, edito da Equatore, Mi, 2006, da cui ho tratto le foto di questo articolo.
L'ho trovato estremamente “artistico” ed emozionante.



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