“Oggi
si producono i colori con grande facilità. Siamo circondati dal
colore, nel colore siamo immersi. Il colore ci permette. Il colore ci
vieta. Non c'è segnale di permesso o di divieto, non c'è oggetto,
prodotto industriale, tessuto, libro, giornale che non venga intriso
di colore, che non sia reso meglio individuabile o più appetibile
proprio dal colore. Non solo, sempre più spesso il colore si
identifica con l'oggetto stesso al quale è intimamente unito.” (F.
Marzotto Caotorta)
Mi
è stato regalato un testo di Francesca Marzotto Caotorta, “I
segreti dei colori naturali”, nel quale si descrivono le antiche
ricette per tingere tessuti come lana, cotone e seta con fiori,
foglie, radici e cortecce. Sono rimasta affascinata dall'atmosfera
del passato e dal rapporto con il mondo naturale che questo libro
conserva tra le sue pagine.
“A
volte l'aver imparato a conoscere le piante, a distinguere quelle che
danno colori, l'aver scoperto la pratica antica di tingere con le
erbe, lascia il tempo che trova. (…) Altre volte le stesse
conoscenze elaborate e fatte proprie servono da struttura portante ad
un sistema di vita che del metodo naturale ha fatto la sua ragione
d'essere, riproponendo gli stessi primari rapporti di causa ed
effetto presenti in natura, accettando i tempi lunghi che in natura
sono inevitabili.” (Pag. 12) (Francesca Marzotto Caotorta, “I
segreti dei colori naturali”, Rizzoli, MI, 1982)
Tempi lunghi inevitabili e pur
sempre intriganti, come a voler dimostrare che anche il COLORE, la
sua essenza, l'arte di rappresentarlo, di usarlo, di progettarlo non
può prescindere da metodologie, tempistiche e ragionamenti che nulla
hanno a che vedere con la velocità, la superficialità, il
pressapochismo.
Osservare
la natura, significa comprendere dinamiche proprie del colore.
“La
natura produce e riproduce in innumerevoli modi il colore, lo usa per
fini pratici e comunicativi (estetici e decorativi ma anche
persuasivi e/o dissuasivi), per scopi vitali e di sopravvivenza (per
occultare e per manifestare colui che si colora si tinge, si dipinge
con colori non suoi) (…).
I
colori fondamentali con cui la natura colora il ciclo della vita nel
vegetale sono il verde, che è
il colore della vita; il rosso,
che è il colore della maturazione; il giallo,
quello del distacco e il nero
(marrone), quello della corruzione, del passaggio dalla vita alla
morte. A questo sistema quaternario si devono aggiungere il
colore-incolore della luce del sole, il bianco
e quello dell'aria, dell'atmosfera, il blu.
(…)
Il
verde (…) è il colore dominante del paesaggio, il colore
dell'estensione orizzontale per eccellenza e corrisponde al colore
dei prati e della vegetazione che ricopre per gran parte il suolo del
nostro ambiente di vita. Il giallo è un colore centrifugo, che si
irradia e si espande nello spazio. Lo troviamo in natura come il
colore del sole e in gran parte delle sorgenti luminose, là dove la
luce si irradia in ogni direzione spaziale. Il rosso è il colore
dell'azione, della forza, del moto, della vitalità; esso esalta ed
eccita, carica di tensioni e di energie fisiche. Lo troviamo in
natura nel sangue, la cui comparsa è connessa al significato della
nascita e della morte, nella danza del fuoco, nei processi di
trasformazione della materia sottoposta all'azione dell'energia
termica. Il nero (…) denota assenza di luce, il punto oltre il blu
del cielo e le profondità del mare. I colori dell'abisso e
dell'infinito sono il nero, perché esso è un colore non più
fenomenico, ma concettuale e assoluto.” (Giuseppe Di Napoli, “Il
colore dipinto”, Biblioteca
Einaudi, To, 2006, pag.
86-87)
“ Negli
organismi viventi i coloranti sono composti organici: molecole che
contengono ciascuna anche parecchie dozzine di atomi, con un telaio
di atomi di carbonio concatenati. Fino al XIX secolo, quasi tutte le
tinture erano prodotti naturali,
cioè sostanze organiche derivanti da animali o da piante; oltre ad
essere utilizzate per tingere tessuti, coloravano inchiostri e –
fissate a particelle di polvere inorganica incolore – costituivano
gli agenti coloranti delle cosiddette lacche.
La
porpora di Tiro, maestoso colore della Roma antica, era ricavata da
molluschi. L'indaco era estratto da un'erba; il rosso robbia
proveniva da una radice; la cocciniglia da un insetto. (…) La
natura deve il proprio verdeggiare al più abbondante dei pigmenti
naturali: la clorofilla, che assorbe il rosso e l'azzurro dei raggi
solari, e incanala energia nei processi biochimici della cellula. (…)
I gialli, gli arancio e i rossi di molti fiori, come pure di mais,
carote e pomodori, sono dovuti a molecole dette carotenoidi;
pigmenti vegetali detti flavonoidi
danno luogo ai blu, ai porpora, ai rossi.” ( Philip Ball, “Colore.
Una biografia.”, BUR, MI, 2001, pag. 40-41)
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