Eccomi
qui, di nuovo sulla spiaggia del lago. Sto, come una tellina sullo
scoglio, nel mio angolo appartato, lontana dai bagnanti (pochi oggi,
del resto) che prendono il sole tutti nello stesso posto. Direbbero
alcuni antropologi che stanno creando il loro territorio... C'è chi
ha bisogno di difendere il proprio spazio e proteggerlo, chi invade
deliberatamente quello altrui. Comportamenti biologici. Desideri e
modi diversi nel volere o non volere comunicare, socializzare,
esternare.
Non
che mi importi, adesso, di questi meccanismi. Sono in vacanza e anche
se la mia testa troppo piena di concetti si lascia trasportare da
temi acquisiti e memorizzati, ho solo voglia di non pensare a nulla
di particolare.
Mi
guardo attorno, dopo aver costruito la mia tana sul piccolo molo in
fondo alla spiaggia.
Il
lago è sempre magnifico: oggi increspato, dinamico, color argento,
parla col suono delle onde e coi riflessi dorati. Nel cielo limpido
quasi indaco, solo dietro le montagne si scorgono nuvole dai volumi
soffici e spumosi, coi loro disegni buffi, che riaccendono fantasie e
sogni.
Passeggio
tra le onde; osservo gli svassi che si immergono e rispuntano più
lontano, dopo aver nuotato sott'acqua. I piccoli gabbiani del lago
che si lasciano cullare dal vento e planano con infinita eleganza. I
germani colorati, iridescenti, che sfilano davanti a me, con una
calma rassicurante.
Qui
mi sento sicura, serena, leggera, viva.
Alterno
momenti di quasi sonno, sdraiata al sole e attimi di attività
ludica. Ritorno bambina e faccio disegni coi sassi, i legni, le
piume.
Lascio
un segno, un ricordo, a nessuno in particolare e a chiunque...
Un
gioco, un modo per armonizzare con ciò che ho attorno.
Trovare
sassi...
La
magia è ri-conoscere, tra mille, quelli che dicono qualcosa, che ti
parlano già ancora prima di averli raccolti e tenuti nella mano. E
ogni volta, poi, si rinnova la meraviglia nel toccarli, sfiorarli,
osservarli da vicino, sentirne a volte l'odore (dell'acqua, delle
alghe, di chissà cosa...forse del sole), di udirne il suono quando
li faccio picchiettare uno sull'altro.
Lisci,
ruvidi, smussati, con angoli aguzzi, dalle mille sfumature e colori,
dalle mille forme. Ognuno ha una caratteristica propria,
inconfondibile; una sua natura che lo rende simile agli altri, ma
diverso, unico, fantastico.
Nello
scoprire il sasso, piccolo o grande che sia, vedo tutto un mondo che
non ho voglia di mutare o violare, ma solo rispettare.
Questo
spazio è fatto di anima. Qui ogni colore del mio “io” si
riaccende. Una vela in lontananza passa. Chissà chi la sta governando, chissà dove sta andando...
Medito.
Ferma.
Viaggio.
Respiro. Respiro seguendo
le onde che accarezzano la spiaggia e che scorrono dentro me.
Lentamente mi lascio trasportare dal loro suono e dalla musica del
vento; apro e socchiudo gli occhi, percependo colori, immagini, luci
ed ombre. Mi sdraio e sento la sabbia tra le dita, il corpo avvolto
dall'energia della terra, il calore del sole.
Profumi
e odori che so, conosco, mi tengono compagnia, facendomi a volte
rotolare improvvisamente in un tempo lontano, nel ricordo, nello
spazio della vita.
Respiro. Sono la natura attorno e la natura
è me. Ci abbracciamo come madre e figlia, come padre e figlio, come
sorelle, fratelli, amici, amanti. Un dare e ricevere costante, un
rispettoso comunicare, un infinito nel momento.
Respiro.
Ringrazio...non so neppure chi o cosa, ma qualcosa, qualcuno: questa
immensa pace; l'equilibrio e l'armonia; la forza; la
verità.
Respiro. Sono così piccola di fronte all'acqua, al
cielo, agli animali che qui vivono e che tranquilli mi permettono di
restare sdraiata sulla spiaggia, insieme a loro, io...intrusa. Forse
perché sanno che li rispetto.
Respiro. Siamo una cosa sola.
Noi, la natura, la Terra. Siamo Amore. Un unico grande e meraviglioso
respiro.
Passa di qui un bambino con il suo papà. Stanno costruendo un fortino-diga con sabbia e pietre. Sono francesi. Il bimbo osserva con curiosità il mio disegno di sassi sul molo. Lo saluto e lui saluta me, con un sorrisone. Gli dico che il disegno è per lui, un piccolo regalo da parte mia. Sgrana gli occhi e mi dice (in francese ovviamente) "Per me? Oh!! Ma è bello, molto bello. Grazie". Mi commuovo.
Basta così poco?
Per stabilire un contatto sentito e profondo, un legame?
Le forme, i colori, la materia sono certo serviti. Ci siamo compresi attraverso un linguaggio universale fatto di ancestrali disegni e simboli antichi. Ma anche il gesto, il dono, il "presente" nel "presente" e il sorriso, hanno acceso una scintilla, aperto un varco.
Si attraversano ponti e si creano contatti con molto poco.
Adesso vado. Torno a casa. Un ultimo sguardo al mio mondo di sogni e magie.
Grazie.
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