Fred Frety e Daniel Pouzet - Dedon |
Il
concetto di abitare, che si è evoluto negli ultimi anni, presuppone
una rivisitazione delle comuni modalità progettuali degli spazi
abitativi. Bisogni, desideri, ritualizzazioni, sono mutati
trasformando quindi anche il senso di appartenenza dei luoghi e la
loro funzione/fruizione originale.
Sempre
più si cerca di ri-trovare tempi e spazi propri, ritagliandoli da
frenetiche giornate lavorative e da svariati impegni. Oppure,
all'ombra di disagi e preoccupazioni, si sognano attimi preziosi di
serenità interiore, per rigenerarsi e trovare nuova forza.
E'
in parte possibile rispondere a questi bisogni nell'individuazione di
“territori” personali all'interno della casa, o, come li
chiamerebbe l'architetto Giacomo Rizzi, di “spazi dell'io”.
Spesso
mi è capitato di chiedere ai miei committenti di pensare al punto
della propria abitazione più vicino alla loro natura, il “posto”
nel quale amavano maggiormente rimanere a riflettere, riposare,
rilassarsi. Per alcuni rilassarsi significa leggere un libro, per
altri ascoltare musica, oppure stare in silenzio, protetti dalla
poltrona- nido (cocooning).
Comunque
la scelta viene sempre effettuata in modo spontaneo, istintivo.
L'angolo del sé, se si vuole, lo si trova.
Dopo
l'individuazione del posto (nel living, o nella camera del
riposo...), vi è la riqualificazione dello spazio attraverso l'uso
di arredi, componenti, luci, materiali, colori. Non è necessario
ristrutturare interi ambienti per costruirsi il proprio angolo
dell'io.
Poltrona sospesa Troplicalia - Moroso |
La
componente cromatica trova in tal caso uno spazio davvero importante.
Sappiamo ormai delle influenze che i colori (sensazioni date dalle
luci selettivate di una certa frequenza colore; sensazioni cerebrali
date nell'atto percettivo) hanno sul nostro corpo e sulla nostra
mente. Lo spazio dell'io però è legato strettamente alla
soggettività di chi lo “abita”, pertanto un progetto adeguato
dovrà tener conto del temperamento, delle aspettative, dei bisogni e
desideri del committente, nonché delle sue abitudini.
Co-abitare
il luogo del sé diventa un momento di relax e di “chiusura”
costruttiva, positiva.
Tappeto fatto a mano. ICE |
Potremmo
avere voglia di un posto che rievochi la natura, il giardino,
l'acqua, l'ambiente naturale: i colori evocativi dei verdi, azzurri,
nelle varie tonalità e sfumature, si uniranno ad arredi con
materiali naturali, a cuscini dalle stoffe cangianti, ad un tappeto
con fibre di canapa o cocco, a luci solari velate da schermature che
ondeggiano come se fossero nel vento, al verde naturale che schermerà
quest'angolo di pace dal resto del locale
C. Polli. Acquatica. |
.
Oppure
tutto ruoterà attorno al concept della lettura: i colori potranno
diventare più scuri, saturi e giocare con stoffe morbide vellutate,
con luci efficienti per poter leggere che illumineranno a cono la
poltrona, con un tavolino d'appoggio dove appoggiare occhiali,
matite, altri libri, fogli...Un separé potrà ridefinire lo spazio,
isolando il lettore. Forse una parete sarà lo sfondo ove rileggere
percezioni perdute.
Bibliochaise di Nobody & Co. |
Il
luogo dell'io può essere il luogo del “sogno”, dei sensi.
L'isola appartata ed incantata. Il bisogno concretizzato di privacy.
I colori diventano allora rullate e velature che emozionano sul
paravento costruito apposta. La poltrona-cuscino sul tappeto, un nido
protetto e quasi notturno dai toni bluastri. Luci soffuse, colorate,
mutano percezioni e sensazioni.
Potremmo
andare avanti così per ore...basta individuare un concept che
convinca.
O
forse un sogno...colorato, ovviamente!
L'ARGOMENTO PERO' NON SI PUO' RIDURRE a semplificazioni e ovvietà.
Dovremmo fermarci a riflettere, ogni tanto, sul valore dei segni e delle parole. Abitare è un termine complesso, che non racconta soltanto lo stato e il luogo in cui noi ci sentiamo e stiamo.
E' collegato sicuramente al concetto di STARE ed ESSERCI, è l'essenza dell'IO che si rivela e vive in uno spazio, ma è soprattutto unito alla profonda essenza del SIGNIFICARE. Abitare vuol dire dare dei significati, stare nel significato, significare.
Il nostro luogo dell'io ha senso perchè NOI diamo un senso a questo spazio, attraverso oggetti, colori, forme, materiali che ci sono vicini, che fanno parte del nostro vissuto, che trasmettono memorie, tradizioni, unicità.
Noi, che abitiamo il mondo, il nostro corpo, la nostra casa, diamo significati e costruiamo storie. Senza il valore aggiunto della memoria (che guarda caso è strettamente unita all'attenzione) non potremmo sentire l'attaccamento ai luoghi, facendoli nostri e vivi. Così come l'oggetto transizionale (D. Winnicott) ci rende adulti e ci fa fare esperienza della crescita, del mondo esterno e interno, rimanendo poi nel corso della nostra esistenza dentro di noi, per ricordarci chi siamo e dove siamo, a cosa ci agganciamo o possiamo agganciarci per non perderci, anche il luogo dove abitiamo si rafforza con le immagini della nostra interiorità, esprimendo quello che siamo e potremo essere. Il divenire in noi e fuori da noi ha bisogno di un saldo riconoscimento, che è anche nella progettazione di significati.
L'ARGOMENTO PERO' NON SI PUO' RIDURRE a semplificazioni e ovvietà.
Dovremmo fermarci a riflettere, ogni tanto, sul valore dei segni e delle parole. Abitare è un termine complesso, che non racconta soltanto lo stato e il luogo in cui noi ci sentiamo e stiamo.
E' collegato sicuramente al concetto di STARE ed ESSERCI, è l'essenza dell'IO che si rivela e vive in uno spazio, ma è soprattutto unito alla profonda essenza del SIGNIFICARE. Abitare vuol dire dare dei significati, stare nel significato, significare.
Il nostro luogo dell'io ha senso perchè NOI diamo un senso a questo spazio, attraverso oggetti, colori, forme, materiali che ci sono vicini, che fanno parte del nostro vissuto, che trasmettono memorie, tradizioni, unicità.
Noi, che abitiamo il mondo, il nostro corpo, la nostra casa, diamo significati e costruiamo storie. Senza il valore aggiunto della memoria (che guarda caso è strettamente unita all'attenzione) non potremmo sentire l'attaccamento ai luoghi, facendoli nostri e vivi. Così come l'oggetto transizionale (D. Winnicott) ci rende adulti e ci fa fare esperienza della crescita, del mondo esterno e interno, rimanendo poi nel corso della nostra esistenza dentro di noi, per ricordarci chi siamo e dove siamo, a cosa ci agganciamo o possiamo agganciarci per non perderci, anche il luogo dove abitiamo si rafforza con le immagini della nostra interiorità, esprimendo quello che siamo e potremo essere. Il divenire in noi e fuori da noi ha bisogno di un saldo riconoscimento, che è anche nella progettazione di significati.
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