Un progetto per l'altro...
"Il Codice Rosa identifica un percorso riservato a tutte le vittime di violenza, senza distinzione di genere e di età, e offre:
"Il Codice Rosa identifica un percorso riservato a tutte le vittime di violenza, senza distinzione di genere e di età, e offre:
-riservatezza
-maggiore accoglienza
-disponibilità all'ascolto
Permette di ottemperare agli obblighi di:
-rilevamento delle prove
-alla loro raccolta e conservazione
e contribuisce al riconoscimento e all'emersione di lesioni derivanti da maltrattamenti o violenza, garantendo una rapida attivazione del percorso.
Nel Pronto Soccorso dell'Ospedale avviene:
- riconoscimento della violenza
- attivazione del Percorso Rosa
- riservatezza e anonimato
- richieste consulenze specialistiche
LA CAMERA ROSA
Rientra in una delle fasi/azioni di maggiore tutela nell'ambito del Codice Rosa.
E' un ambiente :
- accogliente
- protetto
- tutelato dalla privacy
dove la vittima di violenza può sostare sino al completamento del percosro socio sanitario, oppure, se ritenuta a rischio nella propria abitazione, fino a quando non viene trovata una soluzione abitativa sicura/protetta."
Dott.ssa Liliana Maglitto
Coordinatrice Equipe
Grazie all'AVIS del Comune di Verbania e alla Presidente Simona Sassi, all'A.S.L. V.C.O., al contributo di associazioni e volontari e all'quipe della dott.ssa Liliana Maglitto, si è potuto realizzare un progetto di grande umanità e inaugurare il luogo di accoglienza denominato "Camera Rosa", spazio per il conforto e la comprensione verso chi è più fragile e ha bisogno di reale aiuto.
LA MIA COLLABORAZIONE
Sono stata chiamata a collaborare alla progettazione dello spazio interno della camera, soprattutto per far si che tale spazio - da stanza ospedaliera di degenza - diventasse un locale quasi domestico, completamente diverso dal contesto di cura nel quale si trova.
I percettori di questo spazio, donne a volte con bambini, fanno parte di un'utenza fragile, bisognosa di cura, che desidera sentirsi accolta e rassicurata, non abbandonata, compresa e non giudicata. Tali persone subiscono violenze psicologiche, fisiche, che lasciano segni visibili o invisibili ma non meno terribili e dolorosi.
Nella camera si accolgono persone, si parla con loro, si cerca di lasciare del tempo e dello spazio a loro disposizione; i bambini devono avere modo di giocare, di distrarsi.
Nella camera si accolgono persone, si parla con loro, si cerca di lasciare del tempo e dello spazio a loro disposizione; i bambini devono avere modo di giocare, di distrarsi.
Lo stato di fatto sul quale ho lavorato aveva forti connotazioni istituzionalizzate: essendo una stanza di degenza l'arredo era tipicamente ospedaliero; percettivamente risultava d'impatto molto stretta, alta, con una parete imponente di fronte al letto, poca luce artificiale, assenza di cromatismi, degrado nei particolari.
STATO DI FATTO CAMERA |
Si è pensato di sostituire i pochi elementi d'arredo con un divano letto, un tavolino e due sedie, una lampada a stelo, risistemare l'armadio esistente eliminando la porta e facendolo diventare una nicchia nella quale riporre giochi e libri per i bambini, in modo da rispondere ad oggettivi bisogni funzionali.
Sono quindi intervenuta con un progetto cromatico su basi percettive, per ridare all'ambiente una cura e un valore necessari per rispondere alle istanze dei percettori futuri.
RELAZIONE
progetto cromatico percettivo - “Sala Rosa” accoglienza
e cura
- VB – 2018
Strutture,
spazi dedicati all’assistenza di un’utenza fragile, abbisognano
ancora
di più di
attenzioni verso la qualità percettiva ambientale.
E’
infatti chiaro, oramai, che la qualità delle relazioni passa
attraverso la qualità dell’ambiente e
che c’è
sempre correlazione/biunivocità tra l’individuo e l’ambiente
vissuto, per il quale ciascuno di noi crea una propria “mappa
mentale” di riferimento.
Il
PROGETTO tiene conto di tale rapporto e dell’importanza dei bisogni
del percettore che fruisce lo spazio. La
scena percettiva è costruita per le persone ed attorno ad esse: tiene conto di come si muovono, come si relazionano, quali gesti compiono...
L’OBIETTIVO
è ricreare un luogo dove soprattutto si possa trovare accoglienza,
sostegno, sicurezza e benessere psicofisiologico.
Quello
che definiamo benessere
si manifesta
se sussiste
un
equilibrio
dato dalle condizione che un luogo dà realmente.
Nel
caso della stanza “Rosa”
non si è data importanza alle tinte utilizzate in sé perché
cercare dei significati nelle singole cromie è piuttosto riduttivo; ciò che è
stato
messo in risalto
è
il
modo
in cui i colori dialogano tra loro, il sistema allogativo e la
presenza di policromia.
La palette scelta è comunque volutamente lontana dai colori istituzionalizzati e già utilizzati dell’ospedale
come i verdi, gli azzurri o i gialli, i grigi e i bianchi, per dare uno stacco e far si che lo spazio venga identificato come abitazione.
I colori sono stati progettati utilizzando il sistema NCS, con due piani di tinta:
0505- R60B 0525-R60B 1040-R60B
0530-Y60R 1060-Y60R
I colori chiari hanno stessa nerezza - tenuta come costante - così come quelli più cromatici.
Gli
apparati allogativi sono costituiti da forme, schemi, basati su linee
di confine che individuano spazi di colore. Leggendo le linee di
confine – ed il cervello percepisce prima esse e poi le superfici –
si riesce a identificare l’area cromatica interna ad esse e
a leggere la scena con maggiore chiarezza.
Sappiamo
– le neuroscienze insegnano – che un colore unico in uno spazio
fa si che il cervello legga l’ambiente come una sorta di scatola,
stressando per altro l’osservatore.
La
rappresentazione di un “paesaggio” a più piani, con profondità,
policromia, effetti figura/sfondo, completamento amodale, porta
invece
il precettore ad
interpretare ciò che osserva, a secondo del proprio vissuto; fornire
più suggerimenti, informazioni, rende inoltre
l’osservatore
più rilassato.
Le
geometrie pulite, qui
utilizzate, vengono
lette agevolmente
nella
loro totalità e
le allogazioni dei colori ben si integrano con possibili arredi e
componenti.
Dal divano cosa si vede? Non più una grande parete monocromatica, ma dei pieni e dei vuoti che portano a pensare ci sia un fondale, un altrove, un paesaggio o qualsivoglia schema si interpreti col proprio vissuto e la propria fantasia.
Dare
orizzonti, profondità, tridimensionalità, contrasto (dove
compare contrasto, le differenze tra colori e forme risultano meglio
delineate)
e
policromia al luogo percepito, induce
chiunque – anche in condizioni di fragilità psicologica, o
cognitiva, o fisica – a
ri-conoscere
e percepire a livello biologico/istintuale quello che vi è attorno.
E’,
in un certo senso, come entrare in una scena naturale
che
tutti sappiamo essere benefica per il nostro stato psicofisiologico.
Il
progetto ha voluto ripercorrere l’approccio di tipo percettivo
proprio per poter rispondere al meglio all’istanza di “cura”
dell’utenza.
Lo
spazio prevede nella sua fruizione una zona relax/riposo, un angolo
conviviale con tavolo e illuminazione diversificata e un’area
riservata al gioco e ai bambini. L’intento è quello di riproporre
un’atmosfera a carattere familiare, quasi domestica, di
rassicurazione.
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