RELAZIONE INDIVIDUO-AMBIENTE
Viviamo in costante relazione con lo spazio, sia endogeno (rapporto con noi stessi), che esogeno (la realtà attorno).
Ogni volta percorriamo, attraversiamo o abitiamo un luogo, la parte istintuale del nostro cervello analizza la situazione nella sua totalità. Guardandoci attorno cerchiamo di capire, mediante i segnali presenti, se vi siano le condizioni biologiche ottimali per sopravvivere o se ci siano minacce, pericoli, etc.
Il cervello legge, interpreta, analizza, compara, cerca differenze o uguaglianze mediante ciò che conosce, utilizzando i propri parametri e filtri (esperienza, cultura, aspettative, situazioni...).
Nel momento in cui percepiamo un ambiente come accogliente, inoffensivo, piacevole, proviamo la sensazione di benessere.
La percezione di un ambiente avviene attraverso una serie di canali sensoriali attivi contemporaneamente.
Oltre alla percezione visiva, olfattiva, gustativa, tattile, uditiva, vi sono i segnali percettivi di posizione, equilibrio, temperatura, sullo stato di benessere o disagio psico-fisico.
L'individuo capta un continuo flusso di informazioni.
In genere l'ambiente viene percepito come un tutto unitario, in relazione funzionale al comportamento dell'individuo. Vi sono teorie, opposte, che spiegano tale caratteristica percettiva: per esempio il modello a lente di Brunswik (1956) e quello ecologico di Gibson (1957, 1966, 1979). Mentre per B. la percezione è collegata strettamente all'esperienza personale, per G. l'esperienza non gioca nessun ruolo nella percezione, poiché la maggior parte delle risposte percettive sono innate e dipendono dal funzionamento di alcune parti del cervello.
James Gibson, psicologo, si interessò soprattutto alla percezione che ha luogo nell'ambiente naturale e per tale ragione il suo approccio venne chiamato ECOLOGICO.
Egli definì ASSETTO OTTICO la struttura o distribuzione della luce nell'ambiente. L'assetto ottico cambia a seconda di come l'osservatore si MUOVE nello spazio (la maggior parte delle nostre percezioni hanno luogo mentre ci muoviamo).
Individuò inoltre alcune INVARIANTI dell'ambiente: il GRADIENTE di TESSITURA, che si costituisce quando una superficie caratterizzata da una tessitura, appare ad un osservatore inclinata rispetto al suo piano fronto-parallelo. I singoli elementi appaiono più fittamente ammassati, più è maggiore la distanza.
La STRUTTURA del FLUSSO OTTICO, ovvero il flusso degli stimoli che dall'ambiente giungono all'occhio dell'osservatore in movimento. (Es. Dal finestrino del treno le immagini vicine sembrano passare più rapidamente di quelle lontane).
Il RAPPORTO di ORIZZONTE, cioè il rapporto tra la parte di un oggetto che supera la linea di orizzonte e la parte che ne rimane al di sotto.
Secondo Gibson la percezione visiva dell'ambiente avviene in un contesto che comprende:
La situazione fisica (tipo di spazio in cui ci si trova)
Lo stato psicologico (se siamo allegri, tristi, arrabbiati, etc.)
Lo stato fisiologico (siamo assetati, stanchi, infreddoliti, rilassati, etc.)
Altre caratteristiche invarianti dell'ambiente sono:
il gradiente di salienza
il gradiente di tinta
il gradiente di luminanza
Percepire la realtà attorno a noi, vuol dire essere in grado di cogliere/captare particolari e dettagli.
Percepire è un atto culturale, diverso dal "vedere", azione fisica e fisiologica.
Come "ascoltare" è ben differente dall'atto di "sentire" o "udire", in quanto implica attenzione e capacità di "porsi in relazione" con l'altro, anche "osservare" è qualcosa di più che "guardare".
E' proprio attraverso l'attenzione che riusciamo ad andare oltre e a distinguere le sfumature, le ricchezze che la vita in tutte le sue meravigliose sfaccettature ci può regalare.
Fermarsi, darsi tempo, leggere tra le righe e osservare i particolari, che creano a volte differenze e discrepanze interessanti; assaporare i giochi di luce, le gibigiane, le ombre, i chiaroscuri; mettersi in ascolto con tutti i sensi, per non perdere quel raggio di luce, quel respiro del vento, quel momento magico...
Ritrovare il senso...
Abbiamo bisogno di questo. Per ricollegarci al vero scopo della nostra esistenza.Per dare un obiettivo valido al nostro lavoro. Per innamorarci ancora delle foglie d'autunno.